Consiglio regionale, convocato questa mattina in seduta straordinaria, per votare la seconda variazione al bilancio di previsione ed alla legge finanziaria 2013 con uno specifico emendamento consiliare, che ha fatto proprie le indicazioni della Giunta. I due atti permetteranno alla Regione Toscana di pagare entro agosto una parte consistente dei debiti con le imprese, grazie a 325 milioni di euro in arrivo dal Governo. Il ministero del Tesoro erogherà 95,2 milioni per i debiti relativi a forniture non sanitarie: 38 milioni nell’anno in corso e 57 l’anno prossimo.
Altri 230,7 milioni saranno destinati all’estinzione dei debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale, cui seguirà una seconda tranche. Due anticipazioni di cassa che la Regione restituirà in trenta anni ad un tasso tra il 3,7 e il 4 per cento. Il presidente del Consiglio Alberto Monaci, in apertura di seduta, ha spiegato i motivi della convocazione di urgenza: approvando oggi i due provvedimenti la Toscana potrà presentare rapidamente domanda al Tesoro per accedere ai fondi secondo quanto previsto dalle ultime disposizioni governative.
Fondi che saranno immediatamente disponibili, a meno che non si arrivi fuori termine. “Per questo – ha detto Monaci – ci stiamo adoperando per portare tutti gli adempimenti a passo di carica, e ringrazio tutti per l’impegno profuso in questa occasione”. A Marco Manneschi (Idv), presidente della commissione Affari istituzionali che ieri ha licenziato i due atti, il compito di illustrare le proposte di legge. Manneschi ha ricordato in breve il contenuto dei vari articoli, in primis quelli che permetteranno alla Regione Toscana di pagare debiti contratti con le imprese per 95,2 milioni di euro e alle aziende sanitarie locali toscane di pagare debiti per 230,7 milioni di euro.
Viene previsto inoltre, ha spiegato Manneschi, un finanziamento di 3 milioni di euro per le microimprese. Per sopravvivere o mantenere l’occupazione potranno avere piccoli prestiti, a tasso zero, rimborsabili in sessanta mesi. Nel complesso la seconda variazione al bilancio prevede maggiori spese di circa 44 milioni. Fra gli altri interventi principali: 8 milioni alle politiche del lavoro per incentivi alle assunzioni ed ai contratti di solidarietà; 3,2 milioni per l’interporto Amerigo Vespucci ed 1,1 per l’interporto della Toscana centrale; 3,5 per il porto di Piombino; 2 milioni per il piano della cultura; 4,5 milioni per interventi educativi per l’infanzia e l’adolescenza; un milione per le imprese d’informazione. Sintesi dell’intervento in aula del Presidente del gruppo Pdl Alberto Magnolfi: «Per questo provvedimento rileviamo certo aspetti positivi, come gli interventi a favore dei crediti verso il sistema sanitario o quelli che si registrano attorno a priorità infrastrutturali, ma anche limiti pesanti.
Sono questi – dagli aspetti problematici legati alla porzione di provvedimento che riguarda il porto di Piombino agli interporti, definiti come priorità strategiche ma poi frenati quando dal Pit, quando dai collegamenti ferroviari e viari – che nell’insieme determinano il nostro voto complessivamente contrario. Perché noi riteniamo che le politiche debbano stare insieme: altrimenti si tratta, come in questo caso, di elementi estemporanei e sparsi che non compongono una strategia; e questo è il limite fondamentale che individuiamo nel provvedimento in esame oggi». «Del resto le criticità sono quelle che rileviamo da tempo nell’azione della giunta.
Prendiamo i mondiali di ciclismo: sembra che la Regione sia intenta a organizzare il giro della Toscana, con tanto di erogazione di fior di contributi non si capisce con quali ricadute. Più strutturale e interessante è poi il rilievo avanzato sul microcredito: nessuno nega che un intervento assistenziale faccia del bene a pochi; ma non è questo il compito di una normativa di respiro regionale. Questa è la lacuna più grave che ripropone antichi vizi della politica toscana». «Con questa variazione, la giunta di fatto perde un’occasione importante per incidere sul tema delle imprese in credito con la pubblica amministrazione, per le quali si registra una situazione che sta portando al fallimento un numero notevole di imprese.
E’ il momento, e lo era già ieri in verità, di immaginare interventi di carattere strutturale che vadano ben al di là di quanto fa questo provvedimento: bisogna avviare, come già hanno iniziato a fare altre Regioni, una riflessione che costruisca strumenti quali il factoring che vedano la Regione protagonista. Accade in Lombardia, ad esempio. Si tratta, cioè, di creare un meccanismo normativo a disposizione di tutti i soggetti in grado di avvalersene, senza arenarsi nell’opera – pur positiva – che tampona le difficoltà di pochi soggetti senza costruire una strategia di governo aperta verso il futuro».