Il viso umano non sempre è riuscito a trovare il suo volto ed è compito del pittore darglielo. Antonin Artaud Olivier de Sagazan ottiene, attraverso questa performance inedita vicina al rito, la trasformazione in movimento di un viso che a poco a poco perde i suoi tratti d'uomo. L'allestimento epurato, concentra l'attenzione dello spettatore sull'artista, da solo sul palcoscenico con l'argilla, come unico materiale. Un nuovo viso viene modellato sotto i nostri occhi, un'identità che si forma e si deforma.
Si tratta già qui di una mutazione, di una metamorfosi che simpatizza con il mostruoso per tentare di svelare la parte di stranezza nascosta in lui. L'artista plastico ribalta in modo spettacolare l'esistenza del personaggio che incarna, un impiegato d'ufficio senza storia alla ricerca spasmodica della sua vera identità. Questo entusiasmo per la scomposizione lascia intravedere il bisogno fondamentale di togliere i tabù da questo "sacro volto" per ritornare a una semplice "testa di carne" come diceva Deleuze a proposito delle figure dipinte dall'artista Francis Bacon.
L'espressività di quest'atto sottoposto allo sguardo dello spettatore provoca le coscienze e ricorda sia l'immensa fragilità del viso che l'innominabilità che lo anima. Una vera e propria catarsi che viene sperimentata lontano dai sentieri già percorsi e ricostruisce dal vivo il volto di un mondo incredibilmente ibrido e tumultuoso! Affascinato da questa performance, il regista Ron Fricke, autore di Baraka e direttore della fotografia di Koyaanisqatsi, l’ha inserita nel suo ultimo film Samsara come elemento rivelatore di una società che oscilla verso altri paradigmi sociali. Olivier de Sagazan, nato in Congo nel 1959, è naturalizzato francese.
Dopo aver studiato biologia si dedica completamente all’arte nelle sue varie forme. Per oltre 20 anni ha sviluppato una pratica ibrida che integra pittura, fotografia, scultura e performance. Nella sua serie performativa Transfiguration, iniziata nel 2001, de Sagazan costruisce strati di creta e dipinge la faccia e il corpo per trasformare, trasfigurare e smontare la propria figura, rivelando una creatura umana-animalesca che cerca di staccarsi dal mondo fisico. Allo stesso tempo inquietante e profondamente commovente, questo nuovo corpo di lavoro fa crollare i confini tra il senso fisico, intellettuale, spirituale e animalesco. L'artista afferma: "Sono interessato al livello che la gente pensa sia normale, o anche trito, per essere vivo." Olivier de Sagazan si è esibito in gallerie d'arte, musei e festival cinematografici in Francia ed Europa, Canada, Corea.
Il suo stile espressivo inimitabile è stato oggetto di una produzione letteraria e critica importante (Pierre Bergougnioux, Ronan de Calan, Bernard Noël, Michel Surya, Marcel Moreau, Philippe Verriele, Bernard Vauchelles, David Le Breton e molti altri). "Trasfiguration rimanderebbe alla catarsi; sarebbe questo modo di toccare il cranio per verificare che è al posto giusto, che la testa è ritornata dal regno della morte. Ciò crea delle immagini molto forti e si resta nel campo plastico, tanto è vero che la deformazione subita dalla testa affascina.
[…] È tutta l'identità che crolla quando il volto si nasconde sotto l'argilla; è tutta la relazione con l'homo sapiens sapiens che viene a mancare quando l'altro non trova più gli occhi da fissare e le labbra da leggere”. Philippe Verrièle, Transfiguration, Democratic Book et PUA, 01.2010 INGRESSO: 8 euro. PREVENDITA: www.vivaticket.it - call center vivaticket 899.666.805 INFO: Fondazione Fabbrica Europa per le Arti Contemporanee, tel. 055 24805