Soprattutto in questi tempi di crisi i turisti tendono a rinviare le decisioni all’ultimo momento, per massimizzare i benefici della vacanza sia in termini di costi, sia per approfittare delle più favorevoli condizioni meteorologiche. In un momento in cui il mercato interno già molto debole, se le previsioni sono clamorosamente sbagliate, come è avvenuto in questo ultimo fine settimana, gli italiani hanno scelto di rimanere a casa. “Per fortuna il turismo internazionale regge e non è legato agli eventi metereologici o climatici – commenta Aldo Cursano, presidente regionale Fipe - ma la scelta delle città d’arte o delle destinazioni balneari è dipendente per il 60 per cento dal mercato interno.
E per questo fine settimana di previsioni negative il 30 per cento dei potenziali visitatori ha rinviato la gita. Ne ha risentito pesantemente l’economia delle città a partire dai bar e dai ristoranti, per arrivare ai taxi fermi nei parcheggi e alle camere ancora libere in molti alberghi. In rapporto al fatturato di un simile week end dello scorso anno emergono differenze che vanno dal 30 al 50 per cento di minor incasso e questo nonostante la città di Firenze avesse la Fiera Internazionale dell’Artigianato, che ha sempre grande attrattiva, e il Festival d’Europa”.
“Nessuno – conclude Cursano - mette in discussione la buonafede di chi si occupa di meteo, ma serve un supplemento di responsabilità nella diffusione di informazioni che possono avere effetti così pesanti sulle attività produttive delle nostre città, in particolar modo in un periodo di crisi che mette a rischio tante delle nostre imprese”.