CNA Toscana aderisce all’iniziativa indetta da ANCI a livello nazionale per domani, giovedì 21 marzo, per chiedere lo sblocco dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. “Del resto CNA Toscana – commenta il Presidente CNA Costruzioni Toscana Andrea Nepi - ha già da tempo denunciato la situazione scandalosa del debito degli enti statali e locali nei confronti delle imprese e nell’estate scorsa ha preso una posizione forte chiedendo insieme ad ANCI Toscana la revisione del Patto di stabilità: le imprese, stremate dalla crisi, non sono più in grado di ‘fare da cassa’ agli enti pubblici e la stessa Pubblica Amministrazione non è più in grado di reggere i vincoli che impediscono di effettuare lavori e pagamenti anche agli enti ‘virtuosi’. “L’ipotesi esposta oggi ai giornalisti dall’Assessore regionale Vittorio Bugli – commenta Nepi - è riferita alla logica di sblocco del patto di stabilità per l’affidamento di nuovi lavori.
Rimane il problema del debito accumulato fino ad oggi dagli enti locali nei confronti delle imprese, oltre 4 miliardi di euro in Toscana”. Domani a Roma per la manifestazione promossa da Anci nazionale. La settimana prossima diventeranno artefici di un altro evento a livello regionale e cercheranno di far approvare appositi ordini del giorno nel maggior numero possibile di consigli comunali. È quanto hanno deciso stamani nove sindaci di altrettanti piccoli e medi comuni della Toscana – di 5 diverse province – riuniti nella sede di Uncem Toscana, in via Cavour 5, a Firenze.
Nel mirino soprattutto la nuova tassa sui rifiuti, la Tares, e l’applicazione del Patto di stabilità anche ai comuni sotto i 5mila abitanti. Ma quello dei primi cittadini di Borgo San Lorenzo, Londa e Greve in Chianti (Firenze), Stazzema e Fabbriche di Vallico (Lucca), Cantagallo e Vernio (Prato), Monsummano (Pistoia) e Sorano (Grosseto), è un vero e proprio grido d’allarme. Così non ce la facciamo più, hanno detto in coro. “Le casse sono vuote, i tagli sempre più pesanti, l’autonomia fiscale inesistente”, ha riassunto Oreste Giurlani, che da presidente di Uncem Toscana (oltre che sindaco di Fabbriche) ha fatto gli onori di casa.
La richiesta immediata è il rinvio dell’applicazione della Tares, lasciando al nuovo governo una sua riformulazione: “Il meccanismo è tutto da rivedere - ha aggiunto Giurlani – L’aumento medio delle tariffe per una famiglia è del 30-40% e per le imprese può raggiungere addirittura il 400%”. Tutti i sindaci presenti hanno sottolineato un aspetto particolare. “Non possiamo garantire i servizi ai cittadini con i pochi proventi che ci deriverebbero da questa tassa”, ha detto il sindaco di Londa, Aleandro Murras.
E Pierandrea Vanni, sindaco di Sorano: “La Tares nel mio comune rimette in discussione la scelta del porta a porta per la raccolta differenziata dei rifiuti che inizialmente prevede un incremento dei costi che si abbattono soltanto in un secondo tempo”. “Siamo solo dei gabellieri. Se questo deve essere il nostro compito, vengano pure i commissari prefettizi”, hanno commentato il primo cittadino di Monsummano, Rinaldo Vanni e quello di Vernio Paolo Cecconi. Secondo Giovanni Bettarini, sindaco di Borgo San Lorenzo, “con la Tares si compie un passo indietro di venti anni.
Così la raccolta differenziata si blocca”. Il sindaco di Cantagallo, Ilaria Bugetti, ha sottolineato che “le famiglie non ce la fanno più a pagare tasse e imposte attuali, figuriamoci se introduciamo anche la Tares”. Una tassa quest’ultima, secondo il vice sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, “che evidenzia il black out fra governo centrale e enti locali. A Roma non si ha contezza di ciò che accade in periferia”. Tanto che, è stata la conclusione di Alberto Bencistà, sindaco di Greve in Chianti, “abbiamo problemi anche ad approvare i bilanci.
C’è un rischio di una vera e propria rivolta fiscale da parte dei cittadini. Alcuni imprenditori mi hanno già detto che in caso di introduzione della Tares non la pagheranno”.