“L’Osservatorio sul recupero della nave Concordia non rinuncia ad un crono-programma definito sui tempi di recupero della Concordia, ma a questo punto concorda con Costa e il consorzio Titan-Micoperi su un atteggiamento di prudenza e sulla necessità di fare previsioni temporali in rapporto alle difficoltà che vanno affrontate volta e volta. Il quadro potrà essere più chiaro una volta piazzata, ci viene confermato entro marzo, la piattaforma uno, mentre prosegue il perforamento del fondo marino e il piazzamento dei pali di sostegno delle altre piattaforme che consentiranno il raddrizzamento grazie al completamento del falso fondale”. Il presidente Maria Sargentini sceglie con tutto l’Osservatorio una linea di realismo nella valutazione della situazione dei lavori, ancora troppo legati a molte variabili; non ultim la situazione meteo marina, che anche oggi costringe ad una pausa dei lavori d un paio di giorni, come annuncia un allerta meteo diffuso oggi dalla Soup. “Occorre oltretutto mantenere – aggiunge Sargentini –, ed è uno dei compiti costitutivi di questo organismo, un rapporto stretto tra tempi dei lavori e sicurezza; sia ambientale che del lavoro impegnato.
Per questo abbiamo valutato più come un segnale in questa direzione che come un allarme sulla stabilità e le condizioni dello scafo il leggero sversamento di idrocarburi avvenuto domenica, e subito risolto. Costa ha confermato che è stato un urto in manovra a causare la rottura della valvola; tutte le valvole saranno comunque controllate, ma a questo punto dobbiamo tenere conto anche di una situazione di lavoro concentrato in un cantiere di poche centinaia di metri quadri riempito da un gran numero di mezzi in movimento, e di operai e tecnici al lavoro”. E mentre prosegue uno stretto monitoraggio ambientale intorno al cantiere che segnala una situazione sempre sotto controllo, l’Osservatorio ha iniziato oggi a valutare un modello di studio sui possibili comportamenti delle acque trattenute nello scafo.
“E’ importante che siamo in grado di capire cosa sta succedendo all’interno della nave per anticipare quanto potrà accadere al momento del raddrizzamento – sottolinea la presidente -. Le acque interne risultano al momento ben compartimentate, e quindi senza contatto con l’esterno e rischi di contaminazione; ma noi dobbiamo conoscere le modificazioni chimico-fisiche avvenute nel tempo, e costruire un piano di azione che potrà articolarsi, come già detto, tra il recupero e la prevenzione di quanto potrà comunque fuoriuscire e mischiarsi alle acque esterne”. In ogni caso, conclude Sargentini, il prossimo appuntamento di lavoro dell’Osservatorio sarà dedicato proprio allo studio specifico dei modelli sullo stato di tenuta dello scafo e sul conseguente progresso delle operazioni.