Firenze – “Siamo consapevoli di presentare un atto politicamente eccezionale, rivolto ad un Governatore che ha il più alto gradimento in Italia”. Questo l’esordio del presidente del Pdl Alberto Magnolfi, presentando in aula la mozione di sfiducia nei confronti del presidente Enrico Rossi. “Avevamo preso sul serio il Rossi innovatore, uomo della discontinuità politica e del dialogo, facendo grandi e concrete aperture di credito – ha sottolineato Magnolfi – offrendo disponibilità per riforme istituzionali vere e per una rilettura delle priorità, ma la Giunta ha incassato queste nostre aperture arrivando ad una sorta di arrogante autoreferenzialità del proprio operare e andando a indebolire il ruolo del Consiglio, come nel corso del dibattito sulle Province, vero fotogramma che consacra la distorsione dei rapporti istituzionali”. In tema di dimensione prettamente politica della sfiducia, il presidente del Pdl ha elencato una serie di filoni – dal territorio alla sanità, dal sistema aeroportuale alle politiche per il credito – chiedendo cosa concretamente è stato fatto, in quasi tre anni di governo: “Unici segni evidenti sulla Toscana sono stati l’inasprimento fiscale e il taglio dei servizi”, ha affermato.
E venendo al terzo complesso di ragioni che hanno portato alla sfiducia: “L’ingombrante imbarazzo per la vicenda dell’Asl 1 di Massa – si è domandato il consigliere - come può legarsi col continuare a vantare la sanità toscana, con la pretesa di tranquillizzare l’opinione pubblica negando l’evidenza?”. “Il vero coraggio è quello che avvicina alla comprensione della verità – ha affermato – e che prima di mettere mano alla riforma sanitaria è capace di riconoscere gli sbagli fatti”.
Da qui l’auspicio conclusivo di Magnolfi: “Vorrei che questa nostra testimonianza potesse concludersi con una sorta di apertura sul futuro, con lei presidente Rossi impegnato a dare un segno, a dimostrare che non tutto è da buttare nei nostri ragionamenti, cogliendo magari la palla passata dal presidente Monaci e andando davvero a spoliticizzare il sistema della sanità, a partire dal cambio di metodo per la scelta dei revisori”. Questa la sintesi dell’intervento in aula del Vicepresidente della Commissione Sanità Stefano Mugnai (Pdl): «Non è che noi abbiamo presentato la mozione di sfiducia al presidente della Regione Rossi a seguito dell’avviso di garanzia che ha ricevuto per la vicenda del crac della Asl 1 di Massa Carrara: erano successe altre cose nel frattempo, vedi la chiusura dell’attività delle sale operatorie tutt’ora in corso.
Badate che a Massa si sono persi 800 posti di lavoro, quanto due Eaton. E poi c’è tutta una riforma sanitaria che taglia posti letto, guardia medica, introduce ticket: provate a convincerci che molta parte di questo non dipende anche dalle risorse che mancano a Massa? Beh, non è verosimile. Tutta la campagna elettorale del governatore Rossi è stata basata sul mito della sanità in pareggio. Poi, dopo l’elezione, viene fuori che i bilanci in pareggio non sono. Sono certificati, ma sono taroccati lo stesso».
«Ora: io posso anche capire che un direttore generale, secondo le indicazioni del presidente Rossi quando è andato in procura a Massa e quando ha inviato le diffide ai due ex direttori generali della Asl1 di Massa Carrara, si metta per fare bella figura a modificare i bilanci per dimostrarsi bravo a contenerli sul pareggio. Ma quello dopo? Perché mai dovrebbe continuare, con tutte le implicazioni e le responsabilità che ciò comporta? Non ci si crede, nemmeno con sforzo di buona fede. A meno di non tener conto di un forte obiettivo politico posto ai direttori generali: fare in maniera che i bilanci risultassero in pari.
Le ultime notizie dell’inchiesta giudiziaria parrebbero andare proprio in questa direzione, che è poi quella indicata dalla Commissione d’inchiesta che ha lavorato sui fatti della Asl1». «Non ci si può più permettere un sistema come quello costruito da Rossi che impiega la sanità e le sue risorse per costruire consenso. Il fatto che dopo Massa non sia giunta dal governatore alcuna assunzione di responsabilità: questo è il motivo principale per il quale abbiamo voluto stamani questo dibattito». Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale, apre la seduta straordinaria per discutere e votare la mozione di sfiducia a Enrico Rossi (Pdl, Più Toscana, Locci e Staccioli del gruppo Misto), e la mozione di censura presentata dall’Udc.
Al centro di entrambe la gestione della sanità toscana, con particolare riguardo alla vicenda dell’Usl di Massa-Carrara. Monaci dice di “sentire il dovere” di intervenire preliminarmente per via delle considerazioni nei due testi “sullo svilimento del ruolo di indirizzo e controllo del Consiglio, particolarmente nella presente legislatura”. Quel ruolo, ribadisce Monaci, “questa presidenza l’ha sempre rivendicato” tanto da aprire “una stagione di revisione dei rapporti Giunta e Consiglio”.
Il riferimento, già fatto anche nella conferenza stampa di fine anno, è a programmazione, statuto e regolamento, per arrivare alla legge elettorale e quindi alla ripresa di attività degli specifici gruppi di lavoro già costituiti. Ma il presidente ricorda anche la sua recentissima iniziativa, assunta come consigliere: la presentazione della proposta di legge di riforma delle procedure di individuazione e designazione dei rappresentanti regionali nei collegi sindacali delle aziende sanitarie, comprese quelle ospedaliero - universitarie.
L’obiettivo, ricorda Monaci, rispetta le conclusioni della commissione di inchiesta su Massa ed è “un rafforzamento dei controlli sulle aziende sanitarie e di una professionalizzazione dei collegi”, “strumento proprio di controllo indiretto del Consiglio regionale sulle gestioni che le direzioni aziendali fanno della sanità toscana”. Il punto, continua il presidente, è che gli strumenti del Consiglio non possono essere costituiti “come atto formale” e “secondo logiche politiche non più funzionali alle necessità del sistema”.
Il consiglio deve comunque “controllare, quanto meno attraverso l’operato dei propri rappresentanti lì nominati, attraverso l’esercizio delle prerogative che già la legge ci riconosce”. Di qui, spiega Monaci, la sua “iniziativa di spiegazioni sull’operato dei revisori designati dal Consiglio nel collegio sindacale dell’azienda Usl 7”, circa il bilancio 2011 “oggi oggetto di una denuncia alla magistratura da quegli stessi sottoscritta”. Ma sappia anche quest’aula, conclude il presidente, “che già oggi gli strumenti per svolgere questo compito, ancorchè perfettibili, senza dubbio ci sono”.
E l’assemblea dovrà dimostrare “determinata volontà come logica conseguenza di tale facoltà” "Il Presidente Enrico Rossi dopo dieci anni da assessore alla Sanità, è stato candidato a governatore ed è stato eletto grazie alla vulgata dei conti in ordine nel sistema sanitario. Oggi è evidente che era una bugia e che i conti non erano in ordine." ha attaccato Giovanni Donzelli capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Toscana durante il dibattito sulla sfiducia al Presidente Rossi in seguito al buco sulla sanità di Massa, "Hanno fatto credere di essere efficienti e buoni amministratori, invece oggi emerge che nel più benevolo dei casi Rossi è stato incapace di scegliere collaboratori e dirigenti onesti e fedeli al bene pubblico.- Prosegue Donzelli - Anche in Aula Rossi ha raccontato che l'inchiesta era nata grazie alla segnalazione di dirigenti capaci e onesti e alla denuncia da lui portata in Procura.
Sono tre bugie. Primo: la Corte dei conti segnalò le anomalie nel novembre 2009 quando Rossi era ancora Assessore, secondo: dai quotidiani è emerso che l'inchiesta in Procura era aperta ben prima dell'esposto di Rossi e terzo i dirigenti che avevano segnalato l'anomalia sono stati tutti spostati." "Falso anche che Massa è un caso isolato, problemi sono emersi anche nei bilanci di Lucca e di Siena. Per l'ASL di Siena Rossi aveva assicurato ai toscani che era tutto regolare e che non c'era alcun deficit, ma soltanto un sottofinanziamento.
Oggi scopriamo che lo stesso Direttore Generale della ASL senese insieme al Presidente dei revisori dei conti aveva invece presentato esposto in Procura proprio per anomalie nei bilanci, accusando il dirigente Grazioso, noto per aver lavorato per la KMPG nel revisionare i bilanci di Massa. Grazioso tra l'altro è stato assunto alla ASL senese direttamente, senza gara e senza selezione e nello stesso periodo il servizio di revisione esterna è stato affidato anche per la ASL di Siena alla stessa KPMG.
In quegli anni a dirigere l'ASL senese e quindi diretta responsabile di questi avvenimenti era Laura Benedetto, oggi moglie del Governatore Enrico Rossi". "Quale serenità e obiettività ha il governatore Rossi nel valutare vicende così delicate che coinvolgono l'operato di quella che oggi è la sua consorte?" Ha attaccato direttamente in Consiglio Regionale Giovanni Donzelli a nome di Fratelli d'Italia "Mentre noi parliamo di menzogne, bugie, omissioni e conflitti personali, le centinaia di milioni di euro che mancano dalla sanità vengono messi in conto ai cittadini.
Ricordo ancora oggi che anche i malati di cancro sono costretti a pagare un odioso balzello di dieci euro per svolgere una analisi. A prescindere dalla gravità del male e dalle condizioni economiche" conclude Donzelli “Non si può sottovalutare il dato che il presidente Rossi risulta al primo posto nella graduatoria di gradimento dei cittadini pubblicata dal Sole24Ore. Per questo, trovo che essere qui a discutere una mozione di sfiducia al presidente, sulla scorta e in conseguenza di un avviso di garanzia per la vicenda dell’Asl di Massa, risulti un avvilimento del ruolo del Consiglio regionale”.
Lo ha dichiarato Pieraldo Ciucchi (gruppo Misto) aggiungendo che “se il mio voto dovesse essere determinante per sfiduciare il presidente Rossi, nonostante la stima e la fiducia che ho in lui e che riconfermo, non mancherò di esprimerlo nel senso della sfiducia, perché questa è un’opposizione che merita di andare a casa”. Ciucchi ha definito la richiesta di dimissioni “un precedente istituzionale senza eguali” e ha aggiunto che “è incredibile che arrivi da codesta parte politica, che ha sempre affermato di essere garantista”. «La mozione di sfiducia al Presidente Rossi non è un atto strumentale di propaganda politica, il cui esito finale era scontato, bensì un modo per chiedere un deciso cambio di rotta alla maggioranza».
È questo il messaggio lanciato dal consigliere regionale di “Più Toscana”, Gian Luca Lazzeri, durante il proprio intervento in Aula in merito alla mozione di sfiducia al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, presentata da Pdl, “Più Toscana” e parte del Gruppo Misto. «L’opposizione – spiega Lazzeri – non è becera, come dice Rossi, ma è sempre stata pronta a fare proposte. Vogliamo che queste vengano ascoltate, soprattutto adesso che questa maggioranza ha evidenti problemi al proprio interno e non può continuare a gestire al meglio la Toscana.
C’è bisogno di discontinuità ed è giunto il momento di cambiare sistema». Secondo il consigliere di “Più Toscana”, «l’Asl di Massa sta alle politiche sanitarie come il fallimento della Richard Ginori a quelle economiche. Anche in quest’ultimo caso, per fare un paragone medico, non si è trattato di un “intervento sfortunato di alta chirurgia”, bensì di “una trasfusione di sangue fatta alla persona sbagliata”». Infine, Lazzeri si augurava che in Consiglio si cominciasse a parlare della «ristrutturazione della sanità, soprattutto della governance.
Purtroppo non si affrontano ancora questi problemi vitali perché nell’attuale maggioranza non c’è la forza politica per farlo visto il blocco dovuto a veti contrapposti». La Portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni (Pdl) ha spiegato che la “nostra mozione unitaria ha l’ambizione di superare i confini del centrodestra per il semplice fatto che la vicenda dell’Asl di Massa è una questione che ha conseguenze per tutti i cittadini della Toscana”. Fuscagni ha parlato di “vicenda abnorme” per l’entità economica “del buco di bilancio” ma anche “e soprattutto per tre ragioni politiche”.
Primo dato: “Rossi era assessore alla Sanità mentre i conti di Massa evidenziavano il disavanzo. Abbiamo chiesto come fosse potuto avvenire, ma il presidente non ci ha mai risposto”. Secondo dato: “Rossi ha sempre sostenuto che i sistemi di controllo sui conti funzionavano. Ma è ovvio che non sia stato così, altrimenti la falla non si sarebbe aperta o comunque avremmo saputo di chi erano le responsabilità. Nel caso in cui davvero abbiano funzionato, c’è stato forse un interesse elettorale?”.
Terzo dato: “La maggioranza e il Pd hanno voluto mostrare non consapevolezza della vicenda e arroganza. Ma all’assessore Maroni chiedo di sapere quanti tagli sanitari si sarebbero potuti risparmiare se non ci fosse stato il buco di Massa. E all’assessore Nencini chiedo il coraggio di presentare un bilancio regionale parallelo per vedere quali tagli e quali tasse avrebbe contenuto se non ci fosse stato il disastro di Massa”. Secondo Giuseppe Del Carlo (Udc), “il richiamo del presidente del Consiglio Monaci sulla necessità di nuovi rapporti tra la Giunta e il Consiglio regionale è stato positivo, perché questo è uno dei punti dolenti anche di questa specifica vicenda”.
Del Carlo ha ricordato, infatti, che “l’Udc aveva sollecitato Rossi a intervenire in Consiglio e lo stesso aveva fatto la commissione d’inchiesta, ma il presidente non si è presentato”. Nello specifico della vicenda Massa, ha sottolineato che “Rossi ha sempre negato responsabilità dei dirigenti della Giunta, forse per difendere se stesso” ma giunti a questo punto “è necessario che la magistratura e il Consiglio regionale vadano fino in fondo, anche perché il problema si pone in un momento di tagli e di inasprimenti fiscali per i cittadini”.
Del Carlo ha lamentato anche che “Rossi ha sempre detto che i bilanci erano in ordine e che si era introdotta la certificazione, eppure il caso Massa è esploso comunque. Rispetto alla scelta di voto del gruppo ha aggiunto “Sceglieremo sulla base della replica del presidente Rossi” e ha sollecitato il Consiglio a votare sulla mozione con la quale l’Udc chiede una nuova stagione “nei rapporti tra Giunta e Consiglio regionale, così da aprire davvero un confronto costruttivo”. Jacopo Ferri (Pdl) ha sottolineato, contestando le affermazioni di Ciucchi, che “il nostro gruppo ha chiesto le dimissioni di Rossi più volte” e ha ricordato che “l’avvilimento del Consiglio avviene quando Rossi non fornisce le risposte che l’aula chiede o quando il presidente non si presenta nemmeno in aula o di fronte alla commissione di inchiesta”.
Ferri ha insistito sul fatto che “il problema di Massa è di enorme rilevanza sociale” ed che “è difficile credere che Rossi ignorasse tutto dal momento che lo scandalo è scoppiato dopo che per 13 anni, prima da assessore e poi da presidente, ha governato la Sanità toscana”. Ferri, infine, ha definito inspiegabili i rapporti tra certificatori dei bilanci, consulenti e Giunta. Paolo Bambagioni (Pd) ha definito la mozione del centrodestra “un atto legittimo ma grave, che nasce da una presunta cattiva gestione del sistema sanitario ma che poi affronta altri temi”.
Bambagioni ha definito la mozione “un atto di debolezza dell’opposizione, che nasconde una mancanza di proposte” e “un atto di retroguardia e di poca prospettiva”. Bambagioni ha contestato l’accusa che la vicenda Massa avrebbe prodotto tagli alla sanità e inasprimenti fiscali per i cittadini, definendola “una balla, perché i tagli e le tasse sono imposte dalle scelte del governo nazionale”. Poi ha aggiunto che “la vicenda Massa non va ridimensionata, perché responsabilità politiche ci sono state, ma i soldi mancanti non sono finiti nelle tasche di politici o dirigenti della Giunta, sono stati impiegati per fornire servizi ai cittadini, e inoltre il sistema si è accorto da solo del problema e lo ha denunciato”.
Infine, parlando della sfiducia verso la politica, ha sottolineato che il gradimento ottenuto da Rossi “trova ragione nel fatto che la sua Giunta entra nel merito dei problemi” e se “la Toscana riceve tante critiche è perché, spesso, è più avanti delle altre Regioni nell’affrontare discussioni difficili come quella di ridisegnare il sistema sanitario”. La dichiarazione del Vicepresidente del Gruppo Pdl Paolo Enrico Ammirati: «Incredibile: Rossi è stato fuori per tutto il Consiglio, poi è rientrato in aula per autovotarsi la fiducia.
Malgrado una maggioranza superbulgara. L’ennesima conferma di un non rispetto istituzionale»