A Prato registra un aumento significativo di casi il quarto rapporto sulla violenza di genere in Toscana, aumento che riguarda in particolare le donne italiane. Da luglio 2011 a giugno 2012 infatti le segnalazioni che riguardano le donne straniere sono aumentati da 65 a 68, ma quelle che coinvolgono donne italiane sono schizzate da 118 a 152. A livello regionale in 3 anni, dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2012, sono oltre 5.700 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza e anche in questo caso si tratta di un trend in aumento, dai 1.700 casi del 2009-2010 ai 2.000 dell’ultimo anno. Il Rapporto, affidato dalla Regione all'Osservatorio della Provincia di Prato e redatto dalle ricercatrici di Asel Daniela Bagattini e Valentina Pedani, riguarda tutto il territorio toscano ed è stato presentato sia a Firenze che a Prato, nel corso dell'ultima seduta del Consiglio provinciale il 17 dicembre. “E' necessario tenere alta l'attenzione su questo drammatico problema.
Più segnalazioni non significa necessariamente un aumento di violenza, spero ci sia anche più consapevolezza, più coraggio di uscire allo scoperto da parte delle vittime – ha detto l'assessore al Sociale della Provincia Loredana Ferrara – La preoccupazione è anche legata al fatto che si tratta di un fenomeno familiare, che avviene soprattutto all'interno delle mura domestiche”. La presidente della Commissione Pari opportunità della Provincia Gilda Fronzoni, augurandosi che più donne si rivolgano ai centri antiviolenza perché hanno acquisito fiducia e ricevono risposte, ha sottolineato che si tratta “di un tema per cui sono necessarie orecchie attente, ma anche occhi e cuore.
La Provincia ha varato un protocollo che riunisce tutti i soggetti che si occupano di questo problema – ha concluso Fronzoni – Ma soprattutto dobbiamo considerare che non è un problema privato, ma un dramma sociale che ci coinvolge tutti”. Anche Luca Mori (Idv) e Francesco Mugnaioni (Pdl) hanno voluto sottolineare l'importanza della prevenzione attraverso l'educazione alla socialità e ai rapporti affettivi e la necessità di un cambiamento culturale. Nel report si chiarisce come in Toscana la presenza di strutture contro la violenza fortemente radicate nel territorio, il legame tra queste e altri soggetti istituzionali e non, la formazione di operatori nel settore sociosanitario pubblico e privato sono fattori che possono contribuire a un maggior afflusso delle donne ai Centri antiviolenza.
Ma i dati raccolti in questi tre anni dimostrano che la violenza è un fenomeno trasversale. Le vittime infatti hanno titoli di studio più alti della media, sono di età variabile (più bassa per le donne straniere) e hanno uno stato occupazionale più o meno stabile ma in linea con la media Toscana. Nel monitoraggio è incluso anche il centro di ascolto uomini maltrattanti, aperto dalla Regione nel 2009, i cui dati confermano come sia l’intimità della relazione con la vittima la caratteristica comune agli uomini che si rivolgono al CAM, mentre le variabili socio-demografiche non riescono a tracciare la figura di un aggressore tipo.
Insomma il luogo dove si consuma la violenza sono le mura domestiche. Con la violenza di genere l’Osservatorio sociale regionale ha realizzato un esperimento unico in Italia. Attraverso un applicativo web realizzato nel 2009, le strutture che svolgono funzione di Centri antiviolenza inseriscono, in modo ovviamente anonimo, i dati relativi alle utenti che accedono per la prima volta creando una banca dati affidabile e continuamente aggiornata.