Le fiamme gialle del Comando Provinciale Lucca, nell'ambito di sistematiche attività di controllo nei confronti di soggetti considerati a rischio sotto il profilo della infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del locale Tribunale che dispone la confisca di beni e valori equivalenti alla somma di 6,8 milioni di euro, nei confronti di due imprenditori siciliani, attivi su lucca, nel settore della costruzione di immobili residenziali di pregio.
Sono stati cosi' sottoposti a sequestro a lucca. Vari immobili: 4 ville; 4 villette a schiera; 4 box auto; 2 aree urbane. Per un importo di circa 3,2 milioni di euro, nonche' beni mobili, titoli e valori: una auto mercedes ml; scavatori e camion delle imprese di costruzioni; conti correnti; fino all'equivalente di 3,6 milioni di euro. Queste perquisizioni e accessi bancari sono ancora in corso anche a palermo con il supporto del locale nucleo di polizia tributaria. Si tratta del positivo epilogo di una operazione - denominata "lu-pa" - condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Lucca, sotto la direzione del sostituto procuratore.
Approfondimenti
L'indagine, supportata anche da intercettazioni telefoniche e ambientali, nonchè da accertamenti bancari e patrimoniali, ha dimostrato che l'imprenditore edile di origine siciliana residente a lucca - già condannato con sentenza definitiva per associazione di stampo mafioso e successivamente sottoposto a misure di prevenzione di carattere personale - era l'effettivo titolare di una ditta individuale, e di altra società con sede a Lucca. Il soggetto fu condannato per associazione mafiosa in quanto ritenuto legato ad altro imprenditore ucciso nel 1999 considerato reggente di famiglia mafiosa, nonchè ad altro clan, vicino al boss. Per aggirare le norme antimafia - che prevedono il divieto di ottenere licenze, autorizzazioni, concessioni ed erogazioni e l'obbligo di comunicare le variazioni patrimoniali superiori ai 10.000 euro - le attività imprenditoriali erano state formalmente intestate al figlio, che risiede in sicilia e si occupa della gestione di un'altra azienda, ma le indagini hanno dimostrato che la gestione di fatto (contatti con clienti, fornitoeri e banche ecc.) Era tenuta invece dal padre che faceva la spola lucca-palermo. A carico di quest'ultimo è stato contestato il reato di trasferimento fraudolento delle aziende - previsto dall'art.
12 quinquies della legge 356/92 - e la violazione dell'art. 30 della legge 646/82 e dell'art. 67 del codice antimafia per omessa comunicazione di tutte le variazioni patrimoniali superiori a 10.329,14 euro connesse alle attività imprenditoriali fittiziamente intestate al figlio, il quale a sua volta non poteva rimanere esente da responsabilità ed è stato indagato per concorso nel trasferimento fraudolento delle aziende. Il Giudice delle Indagini Preliminari pertanto, con particolare riferimento al secondo comma dell'art.
31 della legge 646/1982 - che consente, in seguito alla condanna, la confisca dei beni a qualunque titolo acquistati nonché del corrispettivo dei beni a qualunque titolo alienati, che superano le predette soglie - ha disposto il sequestro preventivo dei predetti beni, nonché, visto il 3° comma del citato art. 31, il sequestro per equivalente sino all'importo di 3.625.000 euro dei beni risultati alienati. Poiché la stessa ag ha valutato il concreto pericolo che gli indagati, se lasciati in libertà, potessero reiterare i delitti, ha emesso ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. I due imprenditori infatti erano pronti a reinvestire i proventi nella costruzione di nuovi immobili. L'operazione della Guardia di Finanza ha riscosso il plauso del nuovo prefetto di Lucca, che ha rimarcato la necessità di mantenere alta l'attenzione nei confronti delle infiltrazioni mafiose nell'economia anche grazie all'applicazione delle efficacissime misure personali e patrimoniali previste dalla normativa antimafia.