La guardia di finanza ha ricostruito il volume d'affari di un imprenditore di Campi Bisenzio che assieme a moglie, figlio, nuora e altre due persone produceva borse contraffatte a marchio Hermes per rivenderle in Italia e all'estero. L'attività ispettiva, svolta dalle fiamme gialle del Gruppo di Firenze, ha preso le mosse da una pregressa attività di polizia giudiziaria che lo scorso luglio si era conclusa con l'esecuzione di 6 ordinanze di custodia cautelare (3 in carcere e 3 domiciliari) nei confronti di un intero nucleo familiare indagato per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di prodotti contraffatti nonché per ricettazione.
Facevano parte del sodalizio criminale un imprenditore, sua moglie, suo figlio, sua nuora e due acquirenti abituali che acquistavano sistematicamente le borse contraffatte per rivenderle in Italia e all'Estero. Le borse contraffatte, principalmente modelli "Birkin" e "Kelly", erano di primissima qualità sia per quanto concerneva il pelame (vitello, coccodrillo e struzzo) sia per la minuteria metallica. Per alcune materie prime (es.colorante per bordi, lucchetti) erano addirittura acquistati presso gli stessi fornitori della "Hermes Paris". L'accertamento ai fini fiscali ha ora permesso di constatare che la vendita delle borse è avvenuta con fattura ma ad un prezzo sensibilmente inferiore rispetto a quello reale (facendo figurare la vendita di una normale borsa piuttosto che di una costosissima Hermes). Dalla documentazione contabile sono emerse cessioni all'estero (Honk Kong, Thailandia, Taiwan, Belgio, Bulgaria, USA) e in Italia (Milano, Prato). Le esportazioni all'estero non sono, tuttavia, mai avvenute realmente mentre per le vendite ai soggetti privati in Italia sono stati indicati nominativi di persone che non hanno mai avuto rapporti con la società.
In alcuni casi le ricevute sono state intestate a persone decedute prima dell'emissione del documento fiscale. In sostanza i documenti servivano unicamente ad accompagnare la merce venduta, celando i reali destinatari. I prezzi delle borse ovviamente variavano a secondo del pellame e del modello: le borse di pelle di vitello andavano da € 2.500 a € 4.000, quelle di coccodrillo da € 6.500 ad € 17.000, quelle di struzzo da € 4.500 a € 6.850. La ricostruzione dei reali volumi produttivi, effettuata mediante l'esame di tutta la documentazione contabile istituita dalla società, è stata corroborata dall'esito delle indagini finanziarie sui conti correnti societari e dei soggetti del sodalizio criminale nonchè dalla documentazione extracontabile acquisita presso la società e l'abitazione del titolare dell'azienda e dai file acquisiti in alcuni pc portatili, dove erano annotate le vendite con i relativi prezzi per ogni singola tipologia di borsa. Essenziale, al riguardo, è stato l'accertamento del costo di produzione e dei prezzi di vendita applicati dalla società per la cessione delle borse contraffatte recante il marchio "Hermes Paris". Si è accertato che dal 2008 al 2010 sono state prodotte 4.848 borse false riversate nel circuito commerciale europeo e italiano.
A fronte di un volume d'affari dichiarato di 3 milioni di euro è stato riscontrato un V.A. reale di oltre 13 milioni di euro.