Quasi 2000 le abitazioni e 1300 i luoghi di lavoro oggetto dell’indagine. Sono state effettuate misure in quasi 8000 locali. Pubblicato sul sito di ARPAT, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, il rapporto finale con i risultati dell’indagine effettuata su incarico della Regione Toscana dall’Agenzia, fra il 2006 ed il 2010, su tutto il territorio regionale per determinare i livelli di radon nelle abitazioni e negli ambienti di lavoro. L’indagine ha coinvolto oltre 2000 famiglie, 1200 datori di lavoro e 86 scuole.
Sono state effettuate misure in quasi 8000 locali. A tutti i partecipanti ed ai relativi comuni sono già stati comunicati direttamente i risultati rilevati. Dopo indagini parziali effettuate in precedenza, per la prima volta si è realizzato uno studio che ha interessato tutto il territorio regionale. Dall’indagine emerge che la popolazione toscana è esposta a livelli relativamente bassi rispetto ai valori medi nazionali; la concentrazione media annua di radon, pesata sulla popolazione, è infatti 35 Bq (Bequerel)/m3, in confronto al valore medio nazionale di 70 Bq/m3.
La percentuale di abitazioni che superano il livello di 200 Bq/m3 (livello di riferimento utilizzato) è l’1,5% mentre per tutta l’Italia è il 4,1%. Ci sono zone tuttavia dove, per le caratteristiche geomorfologiche del terreno – la fonte principale del radon – i livelli del gas risultano più alti e sono l’Appennino, il sud della Toscana e le isole. I 287 Comuni della Toscana presentano situazioni molto diverse dal punto di vista del numero di dati disponibili (in abitazioni, luoghi di lavoro, scuole), dei livelli medi di radon e delle percentuali di superamento dei limiti/riferimenti normativi. Nel rapporto viene proposto un elenco di 13 Comuni, nelle province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena, dove è stata rilevata l’esistenza di livelli di radon significativamente più elevati rispetto alla media nazionale.
In questa parte di territorio toscano si concentreranno gli sforzi per individuare gli edifici con valori elevati della concentrazione di radon e qui saranno indirizzati i primi interventi di riduzione delle concentrazioni. Nei regolamenti edilizi delle aree con concentrazioni più elevate potranno essere inserite indicazioni per la costruzione degli edifici in modo da limitare l’ingresso del radon. I principali accorgimenti in fase di progettazione riguardano l’isolamento dal terreno, la possibilità di areare il vespaio o le cantine, la sigillatura delle vie di accesso del gas all’interno, rendendo impermeabili i solai, e l’isolamento di fessure e condutture. Per ridurre la concentrazione di radon in un edificio è possibile realizzare le cosiddette “azioni di rimedio”, che consistono in semplici accorgimenti o interventi finalizzati a ridurre l’ingresso del radon nell’edificio e/o ad aumentare il ricambio dell’aria interna attraverso l’immissione di aria esterna.