Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine: Non si può più rimandare oltre la pianificazione delle risorse. Che significa anche ridurre perdite e sprechi che in Toscana sono in media il 50%» Basta con il tormentone della siccità, l'acqua deve essere gestita in maniera razionale. «E' vero che il clima cambia, che piove di meno. Ma questo non può essere preso a pretesto per gestire la situazione idrica come una continua emergenza. Occorre una corretta e consapevole gestione dell'acqua, sia superficiale sia sotterranea.
Occorre una normativa per i pozzi. Dobbiamo sapere qual è il fabbisogno, qual è la risorsa. Questa è la programmazione che deve fare la Regione». Lo ha detto Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana in occasione della conferenza stampa che si è tenuta oggi a margine della giornata di studi “I pozzi per acqua: aspetti documentali e progettazione” organizzata a Livorno dall'Ordine e dalla Fondzione dei Geologi della Toscana, in collaborazione con il Dipartimento Ambiente e Territorio della Provincia labronica.
«Da sette anni c'è emergenza idrica. Se si cominciava da subito a fare programmazione e prevenzione, oggi si sarebbe avuto un quadro definito. Ma invece siamo il paese dell'emergenza». Nessuna norma per i pozzi. «Nel campo dei pozzi per acqua in Italia – continua Fagioli - siamo purtroppo ancora molto indietro, e ciò rattrista particolarmente perché è un campo in cui noi geologi possiamo fare molto, e tra l’altro quasi in assenza concorrenza qualificata. Occorrono standard a cui ogni perforatore possa e debba attenersi, anche per i piccoli pozzi domestici senza dimenticare che questi poi sono i più numerosi, il 90% dei pozzi complessivi, e che le necessarie economie non possono andare mai a danno della risorsa».
Quello che manca è una normativa sulla realizzazione. «Anche in Toscana non c'è chiarezza di norme. Si hanno porzioni di territorio in cui al controllo e gestione della Provincia si accavallano norme di gestione di parchi nazionali e regionali, regolamenti edilizi comunali e piani delle Autorità di Bacino. E riuscire a fare un pozzo in piena legalità è una vera impresa». Una situazione farraginosa e schiacciata dalla burocrazia tanto che molti geologi«cercano di evitare incarichi riguardanti pratiche di pozzi per acqua». Pozzi fai-da-te, un rischio per la risorsa idrica.
In mancanza di un quadro normativo chiaro, i privati improvvisano e si affidano al fai-da-te dei pozzi. «Sempre più spesso i pozzi “piccoli” ad uso domestico vengono realizzati con macchinette assolutamente inadeguate, che riescono sì a fare buchi in terra e a piantarci un tubo». Controlli solo marginali. E spesso gli unici controlli riguardano lo smaltimento di fluidi di perforazione e materiali di risulta della perforazione. «Visto che ricadono nella normativa rifiuti, presentano il rischio di avere ripercussioni penali.
Ma ciò è un po’ come se, trattando di problemi ambientali dovuti al traffico, ci si preoccupasse solo di come viene smaltito il contenuto dei portacenere dei veicoli». Meglio una corretta gestione dell'emergenza. E' facile ripetere tormentoni come “emergenza idrica”, parlare di razionamento dell’acqua, tirare in ballo l’imponderabile, i cambiamenti climatici. «Quello di cui ci si dimentica però è la cialtroneria ovvero sperpero dell’acqua, di cui le perdite acquedottistiche sono la voce scandalosamente prevalente».
C'è, dunque, da ripensare ad una strategia per l'acqua, «quella superficiale, relativamente semplice da vedere, e quella sotterranea per la quale ci vuole più impegno, impegno ripagato dalla migliore qualità e minore vulnerabilità». Programmazione razionale... Per Maria Teresa Fagioli «Si parla poco di acque sotterranee perché invisibili, perché è più difficile comprenderne il comportamento. Se l’acqua è importante davvero allora si devono trovare soldi per gli studi che evitino di mettere industria, agricoltura e cittadini a secco.
E non c’è bisogno di esser geologi o ingegneri idraulici per capire che non si può gestire, progettare o programmare senza dati, o con dati scarsi e non attendibili». ...e un piano coordinato. Quello che occorre è «un piano coordinato, con priorità dettate dal reale potenziale della risorsa e dal minimo costo logistico. Non dalla logica del mega progetto, le cui pretese economie di scala finiscono sempre per non compensare gli sprechi dell’opera faraonica». La vera ricetta è di «monitorare e gestire con l’attenzione che merita la risorsa acqua.
Chi dice che non ci sono soldi per gli studi sulla risorsa idrica dimostra solo la propria ignoranza, se non peggio, visto che sulle emergenze c’è sempre un manipolo di furbi pronti a lucrare». Lotta agli sprechi e alle perdite. Un piano coordinato prevede anche una corretta manutenzione della rete idrica. «Non è pensabile che in Toscana le perdite siano pari al 50%. Occorrono progetti e interventi sugli acquedotti». La Regione si dimentica dei professionisti. Quello che non va, invece, è quanto fatto dalla Regione, che al tavolo tecnico istituto lo scorso febbraio per varare una serie di iniziative per ottimizzare l’uso delle risorse disponibili e monitorare l’evoluzione della situazione.
«Sono stati chiamati tutti i controllori (Regione, Province, Ato, Arpat, Autorità di bacino) e i controllati (gestori del ciclo delle acque) ma non i rappresentanti di organismi competenti ed indipendenti, quali mondo delle professioni e istituzioni accademiche».