Si è concluso qualche ora fa lo sciopero del personale della Buitoni presso lo stabilimento di Sansepolcro ad Arezzo. Lo sciopero durato 8 ore è stato indetto per protestare contro i 32 licenziamenti decisi dai vertici della ''Newlat'' proprietaria degli stabilimenti (non del marchio) tra questi il più grande appunto è quello di Sansepolcro; licenziamenti che vanno a sommarsi agli altri 202 stabiliti per le altre sedi di Reggio Emilia, Lodi, Napoli, Lecce, Eboli (Salerno), Bologna e Cremona.
La proprietà avrebbe fermamente deciso di non recedere dai licenziamenti che, stando alla stessa dirigenza, saranno quasi completamente assorbiti dai prepensionamenti. Una vicenda “strana, che non ha avuto sintomi né avvisaglie”, con contorni “gravi e forzature non accettabili. Segno che i comportamenti riflettono le volontà future”. Così il presidente della commissione regionale Emergenza occupazionale Paolo Marini (FdS-Verdi), al termine dell’incontro di oggi, giovedì 11 ottobre, con le Rsu della Buitoni.
E proprio sulla chiusura forzata, il presidente Marini si è detto “sconcertato. È un atto grave che mina seriamente i rapporti tra azienda e sindacato”. L'incontro fortemente voluto dal consigliere Stefano Mugnai del PdL ha posto l'accento sull'anomalia del caso, ribadita da Marina Staccioli (Gruppo misto) , che si riferisce a quel “premio di produttività erogato da poco che tutto fa pensare tranne che ad un’azienda in crisi”. Ma soprattutto è emersa chiara una posizione: “La vertenza Buitoni non è una vertenza della sola Toscana.
È una vertenza italiana. Non solo perché investe anche Emilia, Lombardia e Campania ma anche perchè come chiarito da Marco Spinelli del Pd "la progressiva distruzione delle grandi aziende industriali della nostra regione, ha di per sé caratteristiche nazionali”. Da qui il fermo convincimento per una “battaglia vera”, perché “l’esercizio di una retorica di sostegno non ci trova d’accordo”. Soprattutto quando si “perdono tessere fondamentali del nostro tessuto produttivo”, ha sottolineato Stefano Mugnai che ha preso parte ai lavori della commissione pur non essendone componente.
“La storia e l’identità del nostro territorio, tra cui la Buitoni in Valtiberina, sono a rischio”. Da qui l’invito a “fare massa critica” coinvolgendo anche le altre regioni per una “forte azione in parallelo”. Dello stesso parere Salvadore Bartolomei (PdL) che ha sottolineato la necessità di “monitorare e di analizzare le vertenze toscane”. “Tra tutte – ha osservato - questa è quella a carattere più nazionale” e sulla proprietà, il consigliere ha detto: “Deve essere cosciente che le istituzioni non sono silenti”. Il prossimo passo della commissione, al di là di un “rapporto continuo con le organizzazioni sindacali”, sarà per una “mozione bipartisan e unanime – ha annunciato il presidente Marini – da inserire nei lavori del prossimo Consiglio regionale” (martedì 16 e mercoledì 17 ottobre ndr).
“Favorire atti che impegnano la Giunta toscana all’apertura di un tavolo presso i competenti ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro – ha detto Marini – è importante”. “Tuttavia – ha osservato rivolgendosi alle Rsu – per esperienza mi sembra di poter dire che pochi riscontri si sono avuti, presso quei ministeri, su altri casi critici”. Lo “scenario futuro”, dunque, è la preoccupazione della commissione. “Se fino ad una decina di anni fa – ha concluso Marini – qualche accordo reggeva, oggi è tutto profondamente cambiato.
Vero è che il quadro legislativo non è più lo stesso. Ma vero è anche che la vicenda Buitoni ha contorni sbiaditi. Capire le intenzioni future dell’azienda diventa allora decisivo”.