La Funzione Pubblica Cisl di Firenze lancia una grande mobilitazione, che unisca lavoratori pubblici e cittadini in una battaglia comune per tutelare il sistema dei servizi ai cittadini attraverso una rifondazione della macchina pubblica, in cui si lavori di più e meglio e si eliminino sprechi, inefficienze, opacità politiche, piuttosto che tagliare, come si è fatto finora, anche con la cosiddetta spending review, in modo orizzontale e indiscriminato. A gettare il guanto di sfida, che si concretizzerà con una serie di iniziative da settembre, è il commissario della FP Cisl fiorentina, Silvia Russo, con una lettera aperta indirizzata in prima battuta a tutti i dipendenti pubblici di Firenze e provincia, ma rivolta anche alla cittadinanza.
“Il decreto sulla spending review –scrive Russo- pur contenendo anche spunti interessanti, ci ha deluso profondamente, amareggiato come dipendenti pubblici e atterrito rispetto alle prospettive di qualità del welfare di questo Paese. Troppi sono gli interessi in gioco e molto più facile per chi ci governa, a Roma come in Toscana, è tagliare senza logica, per fare cassa, piuttosto che scegliere e ri-fondare il lavoro pubblico, partendo dai nuovi bisogni dei cittadini e dalle professionalità e dai professionisti presenti in ogni amministrazione.” “Di nuovo –accusa Russo- sembra vincere la logica della demagogia e della non scelta”, per questo la Cisl punta a “difendere il buon lavoro pubblico, smascherando dove si nascondono cattiva spesa, cattiva organizzazione, cattiva gestione, proponendo e chiedendo agli amministratori di iniziare un percorso trasparente e coraggioso che vada oltre quello che prevedono norme miopi uguali per tutti.
Pretenderemo –prosegue Russo- da ogni ente, ogni amministrazione, ogni azienda pubblica presente nella nostra provincia la conoscenza dei costi di bilancio per le spese intermedie, non solo quelli del personale dipendente, vogliamo conoscere quanto ci costa e come è impiegata la dirigenza pubblica e quella a contratto; vogliamo sapere quanto ci costano gli amministratori e presidenti delle società partecipate, vogliamo occuparci di quei lavoratori spesso sottopagati che potrebbero trovare forme diverse e più trasparenti di collaborazioni con le pubbliche amministrazioni.
I fiorentini devono sapere come sono spesi i soldi delle loro tasse per i servizi.” “NOI siamo con I CITTADINI –dice Russo, citando i pensionati, ma anche i piccoli imprenditori e gli artigiani- vogliamo lavorare di più e meglio, vogliamo un’amministrazione trasparente e snella, vogliamo rendere un servizio efficace che aiuti il nostro Paese ad uscire dalla crisi. Nei contratti ci sono già da anni tutte le disposizioni per fare in modo che coloro che non lavorano bene siano penalizzati nelle retribuzioni o allontanati in caso di carenze gravi.
Basta basta far pagare tutti perché chi ha responsabilità non sceglie.” Per questo la Cisl Fp si mobilita, con i propri iscritti e con i cittadini, chiedendo di “fare massa critica per iniziare una mobilitazione di protesta e proposta, chiedendo conto” a politici e amministratori pubblici “dei costi di gestione delle loro macchine pubbliche. Invece di scioperi o semplici no in piazza, adesso chiediamo i conti.” “La spending review è l’ennesimo intervento ‘alla cieca’, fatto dal governo e votato a ‘scatola chiusa’ dal Parlamento, sulle Province.
Si tratta di un ‘pasticcio’ che non avrà gli effetti auspicati né in termini di riduzione dei costi né in termini di modernizzazione delle istituzioni e provocherà solo il rinascere di campanilismi e divisioni tra territori, come dimostrano anche i toni accesi delle ultime dichiarazioni, rilasciate da alcuni amministratori della Toscana”. Inizia così la lettera inviata dal presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi sulle conseguenze del riassetto istituzionale e sulle proposte lanciate dal governatore. “Siamo in una situazione paradossale.
La spending review, mascherata da provvedimento per risparmiare, diventa un mero strumento che tagli approssimativi ai servizi essenziali e lo fa laddove in realtà un taglio indiscriminato comporta minor tutela del lavoro e minori servizi ai cittadini”. Lo dichiara, in una nota, Roberto Rizzo, Responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare Idv Toscana. “Noi di Italia dei Valori - spiga Rizzo - abbiamo più volte suggerito che, per risparmiare sul serio, venissero attuate semplici mosse, come l’abolizione dei privilegi per i politici in primis ed il perverso meccanismo che li sottintende.
Per questo il nostro parere su quello che riteniamo l’ennesimo provvedimento dissennato che tutela sempre i soliti noti, è negativo. Questo è un provvedimento ingiusto, che non riorganizza proprio niente, non razionalizza e non investe sul lavoro, vera forza motrice di un’economia in crisi". "In realtà il decreto taglia semplicemente", continua Rizzo. "Taglia risorse invece di migliorare l’efficienza e la qualità, taglia posti di lavoro, privatizza beni comuni, licenzia migliaia di lavoratori precari, taglia buoni pasto, penalizzando Enti e amministrazioni virtuose e attentando gravemente ai livelli minimi delle prestazioni essenziali.
I sindacati ci dicono che, solo quest’anno, più di 525 mila persone sono entrate in cassa integrazione. Un dato sconfortante che, se aggiunto all’intento del Decreto Legge di tagliare sugli appalti pubblici, delinea una situazione tragica per i lavoratori, che saranno i primi a essere colpiti dalle amministrazioni locali e regionali". "Per il Consip, inoltre, molti lavoratori, anche nel settore della vigilanza, rischiano di perdere il lavoro o di vedere ridurre le loro condizioni contrattuali e salariali, in nome di un principio assurdo: quello del massimo ribasso.
Sono lavoratori fragili, con salari inferiori e minori tutele”, aggiunge il dirigente Idv. "L’Italia dei Valori - conclude Rizzo - è solidale con i lavoratori e le lavoratrici del settore degli appalti di servizi. In Consiglio regionale della Toscana l’Italia dei Valori ha presentato una mozione che chiede di contrastare proprio il criterio del massimo ribasso negli appalti pubblici e di incentivare un maggior controllo delle gare, riferendosi in particolare a quella per l’affidamento dei servizi di portineria”. Il 30 luglio Poste italiane ha dato il via al piano di ristrutturazione dei servizi postali sul territorio nazionale che investe 5 regioni nel 2012 e tutte le altre nel 2013.
In provincia di Firenze il taglio previsto è di 135 posti di lavoro. “Un piano assurdo che dal mese di settembre, quando il flusso della corrispondenza riprenderà a pieno regime, creerà disservizi in tutta la provincia di Firenze” dice Marco Nocentini, segretario provinciale CISL Poste. “Un ulteriore taglio che penalizza i cittadini che si vedono recapitare la corrispondenza in qualche caso una volta la settimana.” “Dal mese di settembre –prosegue Nocentini- è prevista la chiusura di 19 uffici postali presenti nei paesi della provincia, tra cui Ronta ,Monterappoli, Granaiolo.
E nei giorni scorsi Poste ha presentato un ulteriore piano di esuberi pari a 35 lavoratori al Cuas (il centro dove vengono lavorati i bollettini) di Firenze.” Complessivamente la provincia di Firenze con questi piani di ristrutturazione perderà circa 190 posti di lavoro. “E questo –dice il segretario della Cisl Poste- mentre nel mese di aprile scorso Poste Italiane ha pubblicato il bilancio 2011 con un utile di 846 milioni di euro. L’Azienda continua a tagliare il personale per ridurre i costi mentre gli stipendi/premi dei manager/dirigenti sono arrivati a cifre impressionanti.” Contro queste scelte aziendali i sindacati di categoria di Cgil e Cisl e le Rsu provinciali delle Poste hanno indetto per domani, giovedì 9 Agosto, una manifestazione, tra le 13.00 e le 14.30, davanti al centro di smistamento di via Pasolini 397, a Sesto Fiorentino. “Poste Italiane non lascia margini di trattativa sul futuro dell’ufficio postale di Castelsangimignano, destinato a chiudere, tradendo l’impegno assunto a suo tempo con i comuni di Colle di Val d’Elsa e San Gimignano in occasione della riorganizzazione del servizio”.
E’ quanto affermano i sindaci di Colle di Val d’Elsa e San Gimignano, Paolo Brogioni e Giacomo Bassi dopo aver incontrato il direttore provinciale di Siena di Poste Italiane, Raffaele Riverso. “Poste Italiane si dovrà assumere la responsabilità di quanto deciso, con la consapevolezza che la chiusura dell’ufficio postale rappresenta la perdita di un servizio per la comunità, ma anche di correntisti per la stessa società”. “Siamo fermamente contrari - continuano Brogioni e Bassi - a una razionalizzazione degli uffici postali destinato a non portare nessun risparmio reale nelle casse di Poste Italiane.
L’unica cosa certa è il grande danno per i cittadini che finora hanno usufruito di servizi postali e bancari attraverso questo sportello. L’ufficio postale di Castelsangimignano, insieme ad altri uffici distribuiti in tutta la provincia e in tutta Italia, era stato già oggetto di una riorganizzazione negli anni passati. A seguito di questo intervento, il comune di Colle di Val d’Elsa si era fatto totale carico delle spese per la struttura, le utenze e le manutenzioni. Poste Italiane doveva soltanto garantire il personale, con personale messo a disposizione dalla sede centrale di Colle di Val d’Elsa.
Non comprendiamo, quindi - concludono i due sindaci - dove sia il risparmio che la società paventa. L’unica certezza, per noi, è che i cittadini di Castelsangimignano hanno bisogno di alcuni servizi essenziali e le due amministrazioni comunali saranno pronte a valutare l’avvio di servizi che verranno a mancare nella frazione, almeno sul fronte bancario”.