Firenze – Probabile origine della maggior longevità delle donne, l’ormone Relaxina, prodotto naturalmente in gravidanza, promette ora innovazioni epocali nella prevenzione e terapia delle malattie cardiovascolari (arteriosclerosi, cardiopatie, ictus cerebrali), 1° causa di morte e disabilità. A suo modo allunga la vita. In analogia con il celebre Bosone di Higgs, è perciò chiamato da alcuni ‘ormone di Dio’. Ecco i risultati dei nuovi studi e trial clinici internazionali che saranno presentati a Firenze in questi giorni nello specifico 6° congresso quadriennale (8 - 12 ottobre, www.relaxin.it) promosso dalla Fondazione per la ricerca sulla Relaxina nelle malattie cardiovascolari e altre patologie.
Il programma è stato illustrato oggi alla stampa dai tre presidenti: l’endocrinologo Mario Bigazzi, direttore dell’Istituto Prosperius, l’istologo Daniele Bani e la farmacologa Emanuela Masini, entrambi dell’Università di Firenze. Nota da tempo, ma bocciata due decenni fa da un test clinico mal concepito, la Relaxina torna di prepotenza alla ribalta grazie a una nuova serie di ricerche che ne documentano gli eccezionali effetti benefici sull’intero sistema circolatorio. Eccone alcuni esempi tratti dalle varie relazioni in programma al congresso. Tra i test più importanti e appena conclusi, un trial clinico sostenuto da Novartis e condotto in 11 paesi su un campione di 1161 infartuati, dimostra che terapie a base di Relaxina sintetica riducono drasticamente la mortalità.
Lo Health Science Center della Texas University certifica invece che l’ormone accelera anche negli anziani il recupero funzionale del muscolo scheletrico danneggiato. E dal Giappone, l’Università di Shizuoka spiega come attenui anche gravi danni ai reni causati da Rabdomiolisi, ossia da traumi estesi del tipo assai frequente nelle vittime di terremoti o bombardamenti. Ancora. L’Università del Vermont assicura che la Relaxina ha effetti rigeneranti sulla struttura cellulare (parenchima) delle microarterie del cervello, agendo quindi su patologie vascolari dovute a età o ipertensione, che possono causare ictus, lesioni della materia bianca, demenza.
Quanto all’Università delle Hawai ha accertato che un’eccessiva produzione è correlata con il fenomeno delle nascite premature (15 milioni ogni anno con un 7-8 % di mortalità). Tra i centri all’avanguardia, anche l’Istituto Prosperius e gli atenei di Firenze e Perugia, che presentano risultati di assoluto interesse. In un test dell’equipe Bigazzi su 36 anziani post ictus, la metà trattata con Relaxina pura di origine animale ha evidenziato miglioramenti assai maggiori. E dopo tre mesi di trattamento, un secondo campione di pazienti afflitti da problemi di circolazione periferica ha avvertito sensibili e crescenti benefici grazie a neoformazioni arteriose originate dalla Relaxina. Questa capacità rigenerativa è evidente anche dagli studi su cavie animali condotti da Bani insieme ai colleghi Formigli, Nistri e Sassoli.
In sintesi, la Relaxina riesce a modulare crescita e differenziazione delle cellule staminali di un cuore lesionato, partecipando così al meccanismo endogeno di riparazione/rinascita dei tessuti del miocardio. “In base a questi e altri risultati”, dice Bigazzi, “siamo ormai convinti che la Relaxina sia probabilmente il più importante degli ormoni vascolari. Prevenendo e curando le malattie del sistema circolatorio, prima causa di mortalità, possiamo anche affermare che allunga la vita.
Essendo presente nel sangue delle donne a ogni ovulazione, crediamo perciò che in un modo ancora misterioso, ma che prima o poi capiremo, la Relaxina le protegga dalle malattie cardiovascolari almeno fino alla menopausa. E che sia proprio questa sostanza a consentire loro di vivere, come noto, più degli uomini”. Tra Firenze e Perugia il top della ricerca - Un’equipe all’avanguardia, una serie di test clinici e di risultati eccezionali: così Toscana e Umbria sono all’avanguardia degli studi sulla Relaxina Sono sette: Paolo Milia, Marco Caserio, Bernardo Bigazzi, Daniele Bani, Emanuela Masini, Tito Filippo Rastelli, Francesco Sonaglia.
I ricercatori dell’equipe guidata dal professor Mario Bigazzi, che da decenni studiano la Relaxina, appartengono alle Università di Firenze e Perugia e all’Istituto Prosperius, che ha sede sia in Toscana che in Umbria. Al 6° congresso internazionale in corso a Firenze presentano alcune delle ricerche più avanzate, destinate ad aprire la strada all’uso terapeutico estensivo dell’ormone. La prima ricerca è dedicata agli effetti post ictus: inedita nel genere, riguarda un campione di 36 pazienti, per metà trattati con 40 microgrammi al giorno di Relaxina pura di origine animale, oltre alla normale riabilitazione.
A distanza di 20 e 40 giorni questo gruppo di donne e uomini tra 64 e 78 anni ha evidenziato miglioramenti, anche di recupero funzionale, assai maggiori rispetto all’altro gruppo. Una seconda ricerca ipotizza invece una particolare efficacia dell’ormone nel trattamento di varie arteriopatie periferiche. “La Relaxina”, scrivono i ricercatori, “può davvero essere un’innovativa terapia per le malattie cardiovascolari, poiché induce dilatazione dei microvasi, aumenta il flusso sanguigno, inibisce la formazione di trombociti e neoplasie”. Anche in questo caso sono stati selezionati due gruppi di pazienti (età 67 anni) con dolorosi problemi di circolazione periferica.
Il primo trattato con placebo, l’altro con 20 microgrammi al giorno di Relaxina per bocca, per un periodo di 12 settimane. Nel giro di tre mesi, e senza alcuna controindicazione, questo secondo gruppo ha avvertito un sensibile e crescente miglioramento grazie a ‘neoformazioni arteriose”. In misura eclatante questo fenomeno si è manifestato su un trentenne candidato all’amputazione della gamba sinistra a causa di un’acuta arteriopatia e di ricorrenti tromboflebiti. In cura da Bigazzi, è stato trattato quotidianamente per 6 mesi con iniezioni sub cutanee di Relaxina.
Poi in due cicli di tre mesi due volte all’anno, prima con iniezioni, quindi per bocca. Risultato: dopo soli 4 mesi un eccezionale miglioramento generale di pelle, delle ulcere e soprattutto della circolazione arteriosa collaterale della gamba, senza ulteriori episodi di tromboflebite. A 4 anni di distanza, il paziente ha stupito i ricercatori con progressi continui, tra cui la sorprendente formazione di una nuova arteria, un bypass spontaneo, fenomeno finora ignoto alla letteratura scientifica. La ricerca sull’ormone punta ora in varie altre direzioni, tra cui la fibromialgia.