«Non ci piace che l’imam si sia voluto esprimere a nome di tutti i cittadini perché riteniamo non ne abbia il titolo, ma su una cosa siamo d’accordo con lui: sulla moschea il sindaco Renzi fa il defilato costante. Il suo compito sarebbe quello di pensare alla città; invece, tanto per dare il buon esempio, è il primo a disertare dal percorso partecipativo. Complimenti, ma è ora che si esprima». E’ in questi termini che il Pdl torna a farsi sentire sul caso della realizzazione di una moschea a Firenze, e lo fa ancora una volta per bocca di Tommaso Villa (Consigliere regionale), Stefano Alessandri (Consigliere comunale) e Andrea Badò (Vicecoordinatore fiorentino della Giovane Italia). I tre esponenti del Pdl da tempo sollevano dubbi sull’efficacia della campagna di ascolto sulla moschea attivata da Sociolab e finanziata con fior di soldi pubblici: «Una sceneggiata che ha coinvolto pochissime persone chiaramente orientate – sostengono – ma sovvenzionata con 75mila euro dalla Regione Toscana».
Denari di tutti, dunque, per un’iniziativa poco partecipata in generale ma soprattutto dal Comune di Firenze. «Proprio oggi l’imam torna a lamentarsi dell’assenza di qualsivoglia rappresentante di Palazzo Vecchio alla presentazione del documentario sul percorso partecipativo avvenuta ieri. Niente sindaco, nessuno della giunta, nemmeno un funzionario, un dirigente, qualcuno di seconda fila… nulla. Ancora una volta – affermano Villa, Alessandri e Badò – dobbiamo constatare quanto fondati fossero i nostri dubbi rispetto a un percorso destinato ad essere solo la foglia di fico di un progetto, quello di una moschea a Firenze, su cui la verità è che la gente non è stata informata altro che da noi con i nostri gazebo». La posizione di Villa, Alessandri e Badò è netta: «Troppi soldi per pochissimi fiorentini e nel disinteresse istituzionale» attaccano.
«Ecco – concludono – in cosa si risolve il progetto di partecipazione su una questione, quella dell’eventuale realizzazione di una moschea in città, su cui il sindaco Renzi continua dimostrare il disinteresse più assoluto. Si attenda il dibattito in Consiglio comunale, con l’auspicio che la giunta non intenda scavalcare la volontà espressa con il referendum consultivo».