Cala il sipario sulla festa del Partito Democratico a Firenze; la scelta dei protagonisti dell’ultimo dibattito non poteva essere più carica di valore simbolico. Matteo Renzi sul palco della sua città incontra Walter Veltroni, il padre fondatore di quel partito a cui lui intende dare letteralmente e sostanzialmente un volto nuovo. Generazioni di politici e prima ancora di uomini a confronto. La saggezza di chi ha vinto e perso molto contro l’ambizione di chi da vincere o perdere ha ancora tutto.
“Si diceva che i comunisti mangiavano i bambini, oggi è arrivato il bambino che vuole mangiare i comunisti”: inizia così, con la sagace battuta del giornalista Massimo Gramellini , l’intervista doppia di Renzi e Veltroni sul palco delle Cascine. E’ un batti e ribatti vivace, in cui Renzi però è meno spavaldo del solito, a tratti sembra persino nervoso, Veltroni invece è tranquillo e pacato come sempre. Il suo ultimo romanzo L’isola e le rose , ambientato in una Rimini del ’68, ragione o pretesto del dibattito sembra davvero fornire il canovaccio letterario all’incontro.
Gramellini sceglie non a caso di leggerne un brano; è il dialogo tra Giovanni e Francesca, un ragazzo e una signora cinquantenne, lei rimprovera a lui la troppa rabbia e l’eccessivo rancore, lui rinfaccia a lei quale rappresentante di un’intera generazione, la colpa di avergli sottratto la speranza. La prima domanda d’obbligo riguarda la ricandidatura di Berlusconi e i suoi commenti lusinghieri per Matteo Renzi. “Nel futuro che io mi immagino non c’è il cavaliere bianco” replica Renzi quasi seccato dal doversi sempre difendere dall’accusa di essere troppo simpatico al nemico.
Veltroni prova a tendere per primo una mano al sindaco: “Nessuno usi le parole di Berlusconi contro Matteo. L’obiettivo di Berlusconi è mantenere il porcellum e spaccare il Pd. I candidati lo sappiano e quindi misurino le parole”. Il monito e la stoccata: “Il rischio è che alla fine torni ciò che c’era prima: Margherita da un lato e Ds dall’altro. C’è bisogno invece di un riformismo democratico che non è singolarmente né nell’uno né nell’altro. Purtroppo il nostro è un Paese emotivo che applaude chi stimola i sentimenti più facili.
Bisogna fare un discorso di serietà, rigore e prospettiva”. Francesca e Giovanni discutono e si accusano: “Voi vi lamentate di tutto – dice Francesca- Siete sempre depressi e sfiduciati angosciati e isterici. Ma siete anche leggeri. […]. Scuotete la testa e il mondo al massimo volete maledirlo, non cambiarlo". Tocca a Renzi giustificare, difendere o spiegare quella battuta al programma di Chiambretti in cui ha definito Veltroni migliore come romanziere che come politico.
“Il principio della rottamazione cioè del ricambio vale per gli avversari interni come per Veltroni. Secondo me nel momento in cui si decide di voltare pagina non si fanno distinzioni. Il Pd come Veltroni l’ha concepito nel discorso del Lingotto, è un Pd che non deve avere paura del futuro. Rimane – l’affondo di Renzi a Veltroni- l’amarezza di averti visto dimetterti quando avevamo ancora bisogno di combattere una partita a viso aperto”. Il pubblico applaude. Non si scompone l’ex segretario del Pd che replica “Permettimi di darti un consiglio da amico.
Non dare l’impressione di non avere stima per le persone che nella loro vita hanno lavorato onestamente per portare il centrosinistra per la prima volta unita al Governo. Fondare il partito riformista è stata una scelta più coraggiosa di non volere che alcuni stiano ancora in Parlamento. Questa società fa schifo, la si può cambiare con uno sforzo che il solo riformismo democratico può fare. Dimostra rispetto per la storia della sinistra riformista italiana. Il rinnovamento va bene ma che sia fatto su idee politiche”.
Stesso pubblico, altri applausi. "Bel capolavoro avete fatto- le risponde Giovanni - Ci avete tolto tutto e pretendete pure che siamo allegri. […] avete costruito un mondo in cui le persone vivono con lo specchio in mano, guardando se stesse e parlando di se stesse. E’ colpa nostra? Tutto è frettoloso, come se al mattino, ogni mattino, si aprissero i recinti e milioni di bufali cominciassero a correre. Ma non sono bufali felici. Perché non sanno dove vanno, dove devono andare, dove possono andare.
Corrono perché lo fanno gli altri, perché non sanno stare fermi e hanno paura dei loro pensieri. Voi che ci date lezioni ci avete depredato, ci avete tolto tutto". “Rivendico per la nostra generazione – riprende Renzi - la possibilità di fare meglio della vostra e non è mancanza di rispetto, ma al contrario prendervi in considerazione. La differenza tra la mia generazione e la tua è che la mia è incapace di raccontare sé stessa come motore del cambiamento. Quello che ci manca non è qualcosa di materiale ma la prospettiva.
Vi siete sempre dipinti, a volte a ragione, come la meglio la gioventù e in parte è colpa nostra perché spesso al coraggio abbiamo preferito la pigrizia. Volete farci credere che noi non abbiamo alcuna speranza nessun orizzonte ma che al massimo possiamo solo provare a correggere gli errori fatti: vedi Alcoa, Sulcis, Ilva. E’ ora di cambiare totalmente, il passato è pieno di cose belle ma anche di errori”. “Abbiamo capito- riprende Veltroni – il concetto è chiaro. Andiamo oltre.
Saranno le Primarie a decidere ma nutritele di contenuti. A chi le vincerà io darò una mano. Affrontatevi legittimamente ma non sciupate il Pd. Prendi un metro e misura la tua vita - dice infine Francesca al suo giovane amico - E’ più lunga in verticale e in orizzontale. Tu vivrai più di tutti quelli che ti hanno preceduto sulla terra e sei in un reticolo di conoscenze che i nostri nonni con le baionette in mano e le loro lettere scritte dal fronte a una donna che stava in una casa senza acqua corrente, non avevano certo.
Sei il più potente uomo della storia. Quando ti viene voglia di lamentarti, pensa che ti stanno guardando uno schiavo che aspetta il combattimento al Colosseo, un malato di peste, un soldato al fronte, un nero in carcere in Sudafrica. Se ci pensi capirai due cose: che non siamo meno inutili di quanto pensi e che la tua vita è migliore di quello che senti. Misurala" . Si chiude così la festa del Partito Democratico che tra qualche settimana deciderà del proprio futuro. Il dibattito interno, generazionale alla fine ha prevalso e monopolizzato ogni incontro politico.
Da Renzi a Bersani, a d’Alema e Veltroni tutto ha ruotato intorno a rottamazione sì rottamazione no, rottamazione forse. Francesca e Giovanni nella realtà sarebbero ancora lì a discutere, a dividerli sempre gli anni, l’esperienza, gli alibi dell’uno e dell’altra, i torti e le ragioni di entrambi, i non ancora e i non mai. Fi. D'Ami.