Tremila contro duemila, Pier Luigi Bersani tira più di Matteo Renzi. Basta come sondaggio del gradimento interno al PD? Sul prato delle Cascine durante la Festa Democratica che volge al termine, il segretario nazionale trova una platea più grande di quella che ha seguito il sindaco rottamatore. Uccellacci ed uccellini. E se la destra 'invidia' il carisma berlusconiano di Matteo Renzi (che fa il pieno a Lucca, città tutt'altro che disattenta politicamente), con il centro che corteggia l'idea di aprire al dialogo con il rottamatore, la sinistra gongola al cospetto di un Bersani affatto stanco e rassegnato, che beve birra alla spina e per certi versi si presenta addirittura più giovane del collega, se non fosse per quelle prime file di platea che in poche sedie racchiudono tutta la base del partito, riproponendo volti fin troppo noti che stonano con il desiderio di cambiamento.
Ci sono Graziano Cioni e Tea Albini, Enrico Rossi e Michele Ventura, ex assessori come Riccardo Conti, onorevoli, presidenti, amici. Al fianco del segretario anche Andrea Manciulli e Patrizio Mecacci, praticamente i rappresentanti del PD in casa Renzi. Ci sono le bandiere di partito, qualcuno iniziava a credere che non se ne stampassero più. Il sindaco di Firenze ha detto "Bersani è il benvenuto" però non è venuto lui. "L'Italia è grande - risponde Bersani che arriva un'ora prima alla Festa - non possiamo essere nello stesso istante nel medesimo posto".
L'ultimo chiude la porta. Matteo Renzi avrà il compito di salutare il pubblico domenica sera nell'incontro con Veltroni. I contenuti? Ma a far la differenza sono gli amici degli amici, quelli che nella Festa ci mettono il cuore, che sono ai fornelli che servono ai tavoli che fanno l'alba a pulire i tavolini: sono loro che strattonano il segretario confondendolo con complimenti e frecciatine ai danni dei renziani. Sono loro che chiedono risposte sul lavoro, sulla famiglia, sulle tasse da pagare.
Sullo sfondo l'Ilva che per anni è entrata di prepotenza nelle cartoline "Un bacio da Taranto" ed ora è la morte che non può più produrre, sullo sfondo Marchionne che sbaraglia la concorrenza, uomo immagine del golfino che si gioca la Panda sui mercati internazionali, sullo sfondo anche l'ipotesi di ripartire ancora con Mario Monti perché l'alternativa ha paura di entrare adesso che c'è bisogno di chi ci capisce qualcosa, veramente. Coalizioni? E' presto, prima le Primarie.
Intanto però ci si pensa e Bersani stringe la mano a Casini. "Adesso!" lo slogan che accompagna a nozze, non l'avesse mai fatto Renzi, a meno che non l'abbia fatto apposta, si presta a centinaia di interpretazioni, una di queste "Adesso Basta!". Un fiume impetuoso di battute e di sberleffi, dai richiami infantili al pargolo pestifero fino alle bacchettate sulle mani dello studente esuberante. Ma chi è Matteo Renzi per Bersani? In pochi mesi siamo passati dall'asino che scalcia e raglia al collega da rispettare nella corsa alle Primarie che non si dovevano fare, ma si faranno, e vincerà il migliore. Tanti i nodi da sciogliere, interni al PD per quanto riguarda le regole delle Primarie, ma interni anche alla politica italiana che viaggia a ritroso e bendata tra gli scandali e le incomprensioni.
Su tutto aleggia l'ombra della Legge elettorale ad esempio. Scelte che possono cambiare ulteriormente il panorama degli eventi con Silvio Berlusconi, mica l'ultimo arrivato, che si traveste da eremita e recita "Esiste un tempo per parlare ed uno per riflettere" citando le Scritture, o forse "To everything there is a season" meglio conosciuta come Turn! Turn! Turn! dei Byrds. Sarà un autunno caldo. Gli uccelli migreranno altrove oppure non vorranno perdersi lo spettacolo? Antonio Lenoci