Settima regione in Italia per numeri di reati contro l’ambiente. Circa 6 reati al giorno per un totale di 2.187 infrazioni accertate con un boom di incremento per il numero delle persone denunciate e arrestate (+8 rispetto lo scorso anno) e dei sequestri 8+ (+9% rispetto lo scorso anno). I tentacoli dell’ecomafia si annidano in Toscana, anno dopo anno, attraverso interessi nel ciclo del cemento, dei rifiuti e della ristorazione. Il verdetto arriva da Festambiente, la manifestazione nazionale della Legambiente in corso di svolgimento a Rispescia, dove è stata presentata una fotografia della criminalità ambientale in Toscana elaborando i dati del Rapporto Ecomafia e le inchieste e le relazioni distrettuali antimafia.
Per quanto riguarda illegalità ambientale nel ciclo del cemento la maglia nera spetta alla Provincia di Lucca con 117 infrazioni, raddoppiando il numero delle infrazioni rispetto lo scorso anno, 119 persone denunciate e 12 sequestri. Segue la Provincia di Siena con 111 infrazioni accertata, ben 160 persone denunciate, quasi il triplo rispetto lo scorso anno. La Provincia di Livorno è terza con 85 infrazioni accertate. Passando al ciclo dei rifiuti la Provincia di Firenze è maglia nera confermando la leadership dello scorso anno : 87 infrazioni accertate (erano 68 lo scorso anno) con 116 persone denunciate o arrestate e 20 sequestri.
Segue la provincia di Livorno con 46 infrazioni e Siena con 31.In generale in Toscana sono stati 2187 le infrazioni accertate per illegalità ambientale, 1951 le persone denunciate o arrestate e ben 678 i sequestri effettuati. Nel ciclo del cemento è la sesta regione d’Italia con il 7,6% dei reati nazionali pari a 504 illeciti con 722 persone denunciate. Toscana sesta anche nel ciclo dei rifiuti con ben 303 infrazioni accertate, 385 persone denunciate o arrestate e 103 sequestri.Ha assunto i contorni di una vera e propria “emergenza criminale” l’assalto al patrimonio faunistico del nostro paese.
La Toscana si trova in settima posizione a livello nazionale con 381 infrazioni accertate, 352 persone denunciate e arrestate e 414 sequestri effettuati. E un allarme sulla presenza di clan dei casalesi in Toscana soprattutto nei settori dell’ecomafia arriva anche da alcuni passaggi dell’ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. Così scrive la DNa “ La camorra, e in generale i casalesi, si sono istallati da tempo in Toscana. La DDA di Firenze ha svolto ampie indagini, in rapporto di coordinamento con la DDA di Napoli, e basate oltreché su attività investigativa tecnica (intercettazioni telefoniche, ambientalied accertamenti bancari) anche su contributi di nuovi collaboratori di giustizia, aventi ad oggetto sempre l’ipotesi principale del riciclaggio di denaro di camorra in varie parti della Toscana (Grosseto, Arezzo, Montecatini, Pisa, Firenze).“Appare interessante - prosegue la relazione - la verifica certa che i più potenti clan camorristici (dal punto di vista della loro forza finanziaria) quali i clan Birra, Mallardo, Setola e gruppi casalesi collegati, Contini e Mazzarella, ed il clan Misso, abbiano individuato alcuni settori d’investimento particolarmente redditizi (edilizia, ristoranti – alberghi e bar, scommesse clandestine,) con finanziamenti continuativi e cospicui ad imprenditori toscani in parte vittime ed in parte complici ed in parte aventi tutte e due le qualità, in varie parti ben delimitate del territorio toscano.
E la Relazione Annuale Antimafia stila una fotografia dell’insediamento criminale camorristico: I Birra a Prato e Montemurlo, i Mallardo in Maremma e nel Valdarno, i Setola e gruppi del clan dei casalesi ad Altopascio e in Valdarno, i Contini a Viareggio e Pisa, i Mazzarella a Montecatini, i Misso e successori nella zona di Firenze.“Anno dopo anno l’ecomafia in Toscana assume contorni sempre piu’ preoccupanti- commenta Angelo Gentili, coordinatore Festambiente e segreteria nazionale Legambiente- non dobbiamo abbassare la guardia, creare quel sistema di “legalità organizzata” di presidio del territorio e non lasciare da sole le forze dell’ordine e i magistrati che continuano a fare un ottimo lavoro e che per questo ringraziamo.
Noi-conclude Gentili- oltre a tenere alta l’attenzione sociale rispetto alle infiltrazioni mafiose e ai loro affari illeciti nei settori ambientali, oltre a denunciare ogni sia pur minima illegalità, non possiamo che ribadire, che nella lotta all’ecomafia in Toscana come nel resto del paese sia decisivo che il reato ambientale sia riconosciuto come delitto ed introdotto nel codice penale”.