“Si intensificano gli arresti e gli illeciti accertati, cresce il numero delle persone denunciate e di sequestri effettuati, nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni nel ciclo dei rifiuti e in quello del cemento, crescono i reati contro la fauna e quelli contro l’ambiente e il patrimonio culturale. Numeri che fotografano un incessante impegno delle forze dell’ordine, e in genere delle autorità preposte ai controlli, costretti a misurarsi ogni ora con una crescente e preoccupante aggressione all’ambiente in tutta la regione.
Stabile l’immenso giro d’affari: anche quest’anno, nonostante l’inasprirsi della crisi economica, c’è un’economia che non sembra subire i contraccolpi anzi ne aumenta il fatturato nazionale su livelli da brividi, intorno ai 20 milioni di euro. Bisogna far crescere l’attenzione attorno al problema perchè questo business minaccia gravemente il futuro del Paese, influisce sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali”- Con queste parole, Piero Baronti, Presidente di Legambiente Toscana, ci introduce al tema dell' Ecomafia in Toscana. Impressionanti i numeri della Toscana sfregiata dal malaffare nella foto puntuale del rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, che sono stati presentati oggi a Firenze nel corso di una conferenza stampa alla presenza del presidente della VI Commissione Ambiente e Territorio della Regione Toscana Vincenzo Ceccarelli, del Presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti, di Antonio Pergolizzi della Direzione Nazionale di Legambiente, del Comandante Reparto Aeronavale di Livorno Ten.
Col. Luca De Paolis e del Vice Comandante del Corpo Forestale dello Stato – Comando Regionale Toscano Maurizio Folliero. “Servono nuove e più efficaci sinergie fra Istituzioni in genere, associazioni, mondo economico, sindacati – dichiara Antonio Pergolizzi, curatore del Dossier - per mettere insieme le forze sane del Paese e fare fronte comune contro le varie forme di criminalità ambientale, costituendo quella che da tempo definiamo una “rete di legalità organizzata. Non c’è alternativa, occorre fare lavoro di squadra, altrimenti la partita è persa in partenza.
Occorre intervenire prima della commissione dei reati e tempestivamente, attraverso un adeguato sistema di controlli e di presidio del territorio. Non si possono, dunque, lasciare da sole le forze dell’ordine e i magistrati che continuano a fare un ottimo lavoro e che per questo ringraziamo - conclude Pergolizzi - a fronteggiare un’aggressione che anche in Toscana, e ogni anno assume contorni sempre più preoccupanti”. Peggiora, infatti, la Toscana che rispetto al 2010 sale di una posizione e si piazza al 6° posto della lista dei “cattivi”, preceduta da Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio con numeri da riguardo, 2132 infrazioni accertate ed una percentuale sul totale di 6,9%, 1789 persone denunciate, 18 arresti e 526 sequestri effettuati.
È questa, in estrema sintesi, la fotografia dell’ecocriminalità che emerge dai dati ufficiali forniti dalle Forze dell’ordine ed elaborati da Legambiente. Settore dolente quello dei Rifiuti dove anche in Toscana ha raggiunto, nel 2010, cifre preoccupanti confermandosi a metà classifica (8°posto) con 345 reati accertati, il 5,8% sul totale nazionale. Da sottolineare l’aumento esponenziale delle persone arrestate per lo stesso tipo di reati, ben 16: l’anno prima non era stato effettuato nessun arresto, 480 le persone denunciate e 128 i sequestri effettuati.
Per la Toscana, dunque, l’ennesimo anno “nero” in materia di “mondezza”, che registra una diffusa illegalità nell’intero settore, dove si sovrappongono vere e proprie inchieste su traffici illegali, insieme a numerosi casi di discariche abusive e smaltimenti illegali. Non mancano certo gli esempi in negativo di storie che parlano di mafia, anzi di ecomafia. Alle volte non è nemmeno chiaro cosa è uno scarto e cosa un bene rivendibile sul mercato. L’inchiesta “Eurot” della procura di Prato, infatti, svela che il filo che lega la Toscana con la Campania è fatto di stracci, nel vero senso della parola.
Qui un clan mafioso di Ercolano, servendosi di un’azienda di Montemurlo, operativa in pieno distretto tessile pratese, rastrellava gli abiti vecchi dalle campane della raccolta, una parte li rivendeva nei mercatini di Ercolano, il resto lo destinava come combustibile per i roghi appiccati nelle discarica abusive della camorra. Un’altra notizia che merita di essere ricordata è quella che è arrivata dal Tribunale di Empoli lo scorso 24 febbraio: ossia la condanna in primo grado di tre persone, due imprenditori e un capo cantiere, per un traffico illecito di rifiuti industriali scoperto nel maggio del 2003 dalla procura di Mondovì, nome in codice “Clean Sweep”.
Migliaia di tonnellate di scarti di lavorazioni di industrie siderurgiche e metallurgiche partivano dalla Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte per essere occultate in Toscana, dove venivano utilizzate in cantieri edili e stradali. Ma la criminalità ambientale trova il suo terreno fertile anche nel ciclo illegale del cemento, spingendo la Toscana al 6° posto nella classifica per numero di infrazioni penali, che raggiungono quota 449, con una percentuale sul totale del 6,5%, con il risultato di 614 persone denunciate e 92 sequestri effettuati.
Un allarme che suona già da qualche anno e confermato da tutte le autorità investigative: il ciclo del cemento, in Toscana come nelle altre regione del centro e del nord Italia, si conferma il modo migliore per le mafie per riciclare i proventi dalle attività criminose. Mentre, a prescindere dal ruolo della criminalità organizzata, l’abusivismo in questa regione continua a distruggere soprattutto le aree di maggior pregio paesaggistico. Infatti, la Toscana, negli anni si è contraddistinta per i numerosi casi di vere e proprie lottizzazioni abusive, sul modello meridionale, e per i preoccupanti episodi di infiltrazione mafiosa nella gestione degli appalti pubblici, soprattutto quelli legati alle costruzioni.
Anche in questo caso non mancano certo gli esempi. Il 6 luglio scorso, nove persone sono state arrestate nell’ambito dell’operazione “Do ut des”, condotta dalla polizia di Massa e durata oltre un anno e mezzo: sotto indagine i presunti appalti pilotati per una lunga serie di lavori eseguiti all’interno dell’istituto delle Gorline. Tra gli altri, sono finiti in manette il direttore del carcere, quattro imprenditori e alcuni funzionari del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, ai quali sono stati contestati una lunga serie di reati, dalla corruzione al peculato e al falso ideologico.
Secondo gli inquirenti, fin dal 2005 attorno alla manutenzione della struttura carceraria si era creato un business a base di appalti truccati: i lavori erano affidati sempre alle stesse due ditte. Un giro di soldi sporchi anche per il business delle zoomafie. In Italia, la Toscana e la Lombardia si segnalano per il maggior numero di controlli realizzati da parte dei forestali. La Toscana anche in questo caso sale in negativo dal sesto posto del 2010 al 2° con numeri davvero preoccupanti: 691 infrazioni accertate con una percentuale sul totale del 11,8%, 223 denunce, 248 sequestri e 1 persona arrestata, inquietanti sopratutto dove davanti al denaro facile sono gli animali le vittime innocenti.
Il motivo di un’attività così intensa in queste due regioni risiede nell’elevata presenza sul territorio di aziende manifatturiere e di lavorazione di prodotti legati a pellami. In netto aumento soprattutto il traffico illegale di integratori alimentari, medicine alternative orientali, cosmetici, articoli in avorio e in pellame di rettile: prodotti che hanno tutti alla base la lavorazione di parti di animali che appartengono quasi sempre a specie protette. Diminuiscono i combattimenti tra cani, mentre restano stabili le corse clandestine di cavalli, cresce il traffico di cuccioli di cani e la macellazione clandestina, le scommesse e il giro di sostanze dopanti, i bocconi avvelenati, il bracconaggio e la caccia di frodo. Il 2010 è stato un altro anno intenso per le Forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri per quanto riguarda la tutela del patrimonio culturale o le cosidette archeomafie alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro patrimonio storico-culturale.
La nostra Regione anche qui fa un passo avanti dal secondo posto del 2010 scende al 4° con 124 furti su un totale del 12,6%. In aumento i furti nei musei e gli scavi clandestini, crescono le persone denunciate, mentre i furti di beni culturali rimangono a danno dei privati seguiti dalle chiese. Nel 2010 la Toscana era una regione in fumo. Migliora, invece, nel 2011 la situazione nella nostra regione sugli incendi. Dal terzo posto della classifica 2010 si scende all'ottava posizione con 204 infrazioni accertate su una percentuale del 4,0 %, 30 persone denunciate, 6 sequestri effettuati e un arresto. Questo, dunque, il quadro che mostra i numeri della criminalità ambientale in Toscana, numeri che devono far riflettere per poter sottrarre la nostra Regione allo sfruttamento di ecomafiosi ed ecocriminali. “Una legge regionale per la gestione dei beni confiscati”.
L'ha proposto Federico Gelli alla Festa di Libera. “Dotare anche la Toscana di una legge regionale per la gestione dei beni confiscati alla mafia”. E’ stata questa la proposta di Federico Gelli coordinatore del Forum Legalità e Sicurezza del Pd Toscana, lanciata ieri lunedì 25 luglio nel corso dell’incontro nazionale alla presenza di don Luigi Ciotti, che si è svolto a Scandicci organizzato nell’ambito della Festa di Libera, dal titolo “Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie per un lavoro giusto e pulito”.
“Nella nostra regione siamo passati dai 32 beni confiscati del 2009 ai 56 di oggi – ha proseguito Gelli– e questo rappresenta un dato impressionate che conferma che la Toscana è terra di mafia anche senza la criticità e la gravità di altre regioni italiane. Un campanello d’allarme che non dobbiamo ignorare ma che ci impone d’ intervenire subito. Per questo esiste la necessità di istituire una agenzia apposita, attraverso una legge regionale come hanno fatto altre regioni, per l’utilizzo di questi beni sottratti alle mafie sia per fini sociali che istituzionali.
Una agenzia che possa permettere la riqualificazione e ristrutturazione dei beni e la modalità di gestione alle associazioni di volontariato, alle cooperative sociali o a quelle di recupero. Sarebbe questa una grande opportunità – ha concluso - e una risorsa per restituire alla comunità toscana questi beni sottratti alla criminalità organizzata”