Lunedi 6 Agosto è stato proclamato sciopero nazionale di tutti i lavoratori postali contro i piani di riorganizzazione aziendale che prevedono tagli ai servizi di recapito e postali e la chiusura di oltre mille uffici postali ritenuti "minori". L'iniziativa principale si terrà a Firenze con un presidio alle ore 10,30 in Piazza Strozzi. Il presidio si sposterà poi in Via Cavour davanti alla Prefettura dove è previsto un incontro con il Prefetto. La Toscana risulta essere una delle regioni dove la ristrutturazione colpirà prima ed in maniera maggiore con il taglio di 426 zone di recapito, la chiusura del CMP di Pisa con oltre 130 esuberi, la soppressione di 172 Uffici Postali e la riduzione di organici del Cuas di Firenze di 35 unità, che significano il taglio in regione di oltre 800 posti di lavoro. Il Comunicato dei Cobas: "Quasi 100.000 posti di lavoro persi dal 1998 ad oggi con conseguente aumento del carico di lavoro su chi è rimasto e una logica diminuzione della qualità del servizio offerto Dopo la “riorganizzazione” del 2006, si è passati da 5.048 uffici di recapito del 2005 ai 2.924 del 2011 ed il processo di accorpamento ancora non è concluso.
Sono sempre di più gli utenti che devono percorrere decine di chilometri per recuperare pacchi, raccomandate e posta che arriva sempre più in ritardo. Nel recapito, l’ultima riorganizzazione risale ad appena 21 mesi fa (luglio 2010) ed ha causato il taglio di 5.857 unità e la soppressione del servizio il sabato, le sue conseguenze negative ancora affliggono dipendenti e cittadini. Nel bancoposta, il personale, rimasto quantitativamente invariato da sempre, è soffocato da decine di servizi e prodotti nuovi che mettono in secondo piano i servizi peculiari delle Poste (libretti, buoni postali, pensioni, bollettini); le file diverranno ancora più lunghe negli uffici dove si riverseranno i “cittadini minori” degli uffici chiusi e più gravoso sarà il carico di lavoro. Se non interviene una inversione di tendenza a difesa del servizio pubblico sarà la fine del servizio postale universale e della tutela del piccolo risparmio garantiti da Poste Italiane. Eppure, il bilancio dell’azienda, dai 292 milioni di euro di attivo del 2005 è salito in un crescendo continuo, fino ai 1.081 milioni nel 2010 ed ai 846 nel 2011, nonostante la crisi dichiarata dall’azienda a giustificazione dei tagli. Quale uso faccia di questo denaro una società che deve garantire il servizio postale e tutelare il piccolo risparmio non è dato sapere. Sicuramente una gallina dalle uova d’oro sulla quale già da tempo, con l’avallo della politica istituzionale, hanno messo gli occhi i poteri bancari e finanziari. È infatti pronto il progetto di trasformazione del bancoposta in banca e lo spacchettamento del recapito a favore di tutti i soggetti, grandi e piccoli, che vorranno appaltarsi solo i territori ed i servizi più fruttuosi. Per 12.000 lavoratori (il 10% dei posti di lavoro che si stima di perdere in Italia nel prossimo anno a causa della crisi) con la riforma dell’articolo 18 e la presunta passività del recapito, si prospettano mobilità, cassa integrazione e cessione di ramo d’azienda e non più prepensionamenti, dopo lo svecchiamento del 2010, gli esodati, le nuove leggi e l’aumento dell’età pensionabile, o ricollocamento nel bancoposta, destinato a tagli ben peggiori con la trasformazione in banca. Noi abbiamo sempre combattuto il clientelismo politico che ha fatto scempio del danaro e del servizio pubblico e contro la privatizzazione di Poste ed a favore di un ritorno ad una gestione pubblica e ci battiamo ora contro questo progetto che di fatto cancella poste Italiane come soggetto pubblico garante dei servizi postali e di bancoposta e da il via ad una vera e propria privatizzazione totale dei servizi postali. Per informare i cittadini, le amministrazioni, i movimenti e le associazioni, di quanto sta accadendo, abbiamo organizzato diverse iniziative pubbliche a livello locale, ora è necessario dare un respiro nazionale ai diversi momenti di informazione e lotta prodotti su tutta la penisola