Assemblee infuocate ad Ataf, anche i dipendenti più tranquilli hanno perso le staffe dopo la lettera inviata dal primo cittadino ai dipendenti, ex-amici, poi lavoratori dell'azienda di trasporto pubblico. Non sono piaciuti gli attacchi diretti che velatamente, neanche troppo, hanno evidenziato una "casta" di dipendenti stipendiati ottimamente e dallo scarso rendimento sul campo. Quei quasi 1500 euro mensili imputati come una 'macchia' sulla busta paga dei dipendenti di Ataf sono stati l'asso nella manica di Matteo Renzi per schiacciare gli operai alle loro responsabilità verso un'azienda in crisi che per riprendersi ha bisogno di tutti. Quei 5..
6.. 7 milioni di Euro che mancheranno dal bilancio consuntivo dell'anno in corso dovranno essere recuperati; per poter continuare con la gestione pubblica è una condizione imprescindibile. Il ridimensionamento che "non vuole toccare un solo centesimo delle buste paga" ha detto Renzi "deve arrivare operando altri accorgimenti". Si parla di turni di lavoro più estesi o di ridistribuzione dei ruoli all'interno dell'azienda piuttosto che slittamento della turnazione. Per i sindacati invece occorrono correttivi sulla gestione del servizio verso i clienti con tariffazione proporzionata al transito (un biglietto light su corse brevi ed uno full su corse al capolinea).
Servono corsie preferenziali e soluzioni per la mobilità. Un servizio competitivo insomma, prerogativa di una ditta privata che ha dei concorrenti, ma applicata ad una azienda pubblica. Lettera aperta, richiusa e rispedita. Questo l'esito degli incontri che hanno prodotto una sintesi di idee rielaborate dai partecipanti delle riunioni tenutesi sul territorio fiorentino. Adesso si prospettano proteste durante le prossime uscite pubbliche del primo cittadino unitamente ad altre ore di sciopero.
Il dialogo sembra aver subito una rottura difficilmente sanabile. "E’ stato recapitata oggi la lettera di riapertura delle procedure che preludono all'ennesimo sciopero indetto dalla Rsu. Leggo che si rischia di lasciare a piedi i cittadini per cose accadute un anno e mezzo fa, siamo allo sciopero retroattivo: tra le motivazioni per cui si sciopera c'è infatti l'abbattimento della pensilina della Stazione di Santa Maria Novella, demolita nell'agosto 2010, oltre 1 anno fa. Si sciopera adesso, a poche settimane dall'inaugurazione della nuova sala per gli autisti che aprirà il 14 dicembre prossimo nei locali delle ex poste di via Alamanni".
Così il presidente di Ataf Filippo Bonaccorsi. "L'altro elemento sul quale poggia l'avvio delle procedure di raffreddamento è la contrarietà alla privatizzazione: se non sbaglio sono stati proprio i lavoratori, nell'assemblea di ieri sera, a rispedire al mittente la proposta avanzata per evitare la privatizzazione. Non hanno voluto cogliere l'occasione per mantenere Ataf pubblica, ma adesso scioperano contro l'ipotesi dei privati”, prosegue il presidente di Ataf. "Infine, la questione della esternalizzazione della mensa: mi spieghino per quale motivo nelle cucine della mensa aziendale vogliono che gli spaghetti siano cotti da una persona che è stata assunta per fare l’autista, invece che da un cuoco di professione” conclude Bonaccorsi. "Invece dei soliti out-out, noi torniamo a sostenere l’ineludibile necessità che il sindaco Renzi ascolti le ragioni dei ventisette milioni di cittadini che al referendum hanno votato contro la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità (tra cui il trasporto pubblico) e accetti, finalmente, l’invito dei lavoratori e dei sindacati di Ataf a sedersi a un tavolo dove concertare, con serietà e coerenza, un percorso per il risanamento dell’azienda che ponga al primo posto le necessità di mobilità della città, i diritti dei lavoratori e dei cittadini, facendo due cose semplici ma prioritarie: presentare un piano industriale serio e partecipare alla gara regionale sul Tpl" così Roberto Rizzo, responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare di Idv Toscana "Da settimane, invece, il sindaco Renzi continua a cambiare le carte in tavola: dalla privatizzazione al 100% a ogni costo come unico rimedio per salvare l’azienda, con vendita immediata prima della gara regionale, alla possibilità di non privatizzare, con rinuncia a partecipare alla gara regionale.
Quest’ultima ipotesi, a detta del Primo Cittadino, sarà possibile soltanto a condizione che gli autisti “mettano la testa a posto” e rinuncino a una parte dei giorni di riposo previsti dal contratto, che siano disposti a rivedere il contratto integrativo, a subire tagli e prepensionamenti. Scaricare ogni peso sui lavoratori è una scelta miope e irresponsabile". AntLen