Sabato 21 luglio a Firenze, si è svolta un’assemblea nazionale delle realtà del sindacalismo di base delle poste. Numerose le realtà presenti: da Padova a Salerno; da Roma a Milano, Torino ecc.. "Visto l'attacco portato avanti dall'azienda, dopo un'ampia discussione, è stato deciso di definire una data nazionale come momento di mobilitazione" spiegano in una nota i Cobas. "Tenendo in considerazione che i palazzi romani della politica e dell' azienda nel periodo di agosto sono ridimensionati e che la Toscana e’ una delle regioni al momento piu’ colpite con centinaia di zone recapito tagliate, piccoli uffici chiusi e l’abolizione di un cmp, è stato deciso di convocare per il giorno 6 agosto lo sciopero generale, nazionale di tutti i settori delle poste con manifestazione a Firenze.
Presidio il 2 agosto presso l'ufficio Campo di Marte" L’allarme del Pdl: «Sforbiciate senza strategie di sviluppo, sarà la catastrofeTaglio di 600 posti di lavoro, per non dire del servizio» Scure sugli uffici postali, con la contrazione di oltre 600 posti di lavoro a richio in Toscana e taglio di ben 426 zone per il recapito per un servizio che, se il piano di riorganizzazione andrà in porto così com’è, rischia il collasso totale. Ora toccherà alla Regione Toscana «segnalare il caso all’Autorità di vigilanza governativa competente che valuterà se applicare le relative sanzioni a carico di Poste Italiane spa».
Merito della mozione del Consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai, autore della mozione approvata oggi all’unanimità dal parlamento toscano riunito in seduta. Il documento di Mugnai era nato dall’esigenza di difendere il servizio e l’occupazione sul territorio dinanzi a un provvedimento che rischia di far capitolare il principio di ‘servizio universale’ sancito per legge e vincolato a parametri quanti-qualitativi giuridicamente definiti: «Con i tagli che si vorrebbero imporre – spiega Mugnai – questo principio che dovrebbe garantire il servizio ai cittadini salterebbe del tutto.
Insieme ad esso, salterebbero oltre 600 posti di lavoro in tutta la Toscana. Infatti, ai 474 esuberi di portalettere già previsti, si dovrebbero aggiungere i 130 lavoratori in meno dovuti alla trasformazione del Centro di meccanizzazione postale (Cmp) di Pisa in ‘Centro P’. Solo lì i lavoratori passerebbero d’un colpo da 245 a 115». Per di più, a ben guardare, «si vanno a chiudere anche numerosi sportelli proprio laddove i territori sono più poveri di servizi e dove la popolazione risulta già maggiormente isolata.
La situazione in molti di questi comuni montani e disagiati è aggravata dal fatto che non sono attive reti di adsl efficienti che possano garantire almeno parte dei pagamenti online».Nella mozione, redatta nel maggio scorso, Mugnai era stato chiaro: «Un simile piano stravolgerebbe la distribuzione della corrispondenza con conseguenze catastrofiche sulla qualità dei servizi offerti», anche perché «tale piano di riduzione dei costi non sarebbe supportato da una strategia di sviluppo per rilanciare il settore». E allora? Alla Regione viene chiesto di avviare una controffensiva ad ampio spettro, convocando la direzione regionale di Poste Italiane per «scongiurare i disagi alla popolazione della Toscana prospettando soluzioni alternative ai tagli occupazionali».
Non solo: negli impegni richiesti alla giunta regionale ci sono la segnalazione all’Autorità di vigilanza, si diceva, ma anche l’individuazione di «misure di sostegno economico ai comuni più disagiati per garantire i servizi di prossimità e quelli postali come per altro previsto dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 60 del 2009». Domani, giovedì 26 luglio 2012, Consiglio provinciale di Firenze alle ore 15, nella Sala IV stagioni di Palazzo Medici Riccardi. L'Assemblea prenderà in esame due delibere dell'assessore Tiziano Lepri per il riconoscimento della legittimità di debiti fuori bilancio e di controllo degli equilibri del Bilancio di Previsione 2012, e una delibera del Presidente Andrea Barducci per il recesso unilaterale dell’ente dall'adesione alle associazioni “Cicu, Vie Francigene, Arco Latino, Uncem, Symbola".
In discussione anche cinque mozioni: di Pd, Idv, Sel e Rifondazione comunista "sulla possibile chiusura degli uffici postali individuati come 'antieconomici' da Poste Italiane"