Recuperare le risorse necessarie per evitare l’amento dell’Iva ad ottobre (4,2 miliardi), gestire il problema degli “esodati” e far fronte alle esigenze delle zone colpite da terremoto: queste le necessità (calcolabili in circa 8 miliardi) con cui il governo ha motivato il ricorso immediato alla spending review, con un decreto Come già aveva avuto modo di affermare qualche giorno fa il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il punto critico, per gli amministratori, è che il governo annuncia di voler tagliare da subito anche il fondo per la sanità.
La stessa preoccupazione viene ribadita dagli esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli e Maurizio De Santis che dicono: “Esprimiamo forte preoccupazione per l’esito dell’incontro con il Ministro della Sanità Balduzzi”. “In Toscana rischiano di chiudere in modo indiscriminato, in seguito agli annunci sulla “spending review”, ben quattordici strutture ospedaliere, che saranno anche “piccole”, ma che rappresentano, o per posizione geografica, o per peculiarità, un importante presidio per tutti i cittadini”. “Pieno sostegno quindi al Presidente Rossi, che si è detto certamente disponibile ad accogliere nuove voci di risparmio, incidendo ancora di più sulla fornitura di beni e servizi e su tutte le riorganizzazioni necessarie, ma decidendo in loco e senza toccare i livelli dei servizi e dell’assistenza”. “La sanità non può essere oggetto di una politica miope e ottusa di tagli lineari, né si possono considerare le risorse in sanità come una semplice “spesa”, perché costituiscono, invece, investimenti utili per la crescita e per la coesione sociale”.
“Se servono risorse da recuperare iniziamo dalle spese militari, tagliando quelle non ci sarebbe certo bisogno d’intervenire sui servizi essenziali ai cittadini: Sel Toscana, se il Governo non tornerà indietro, porterà la solidarietà a tutti i territori che saranno coinvolti, organizzando mobilitazioni di resistenza civica”. Dello stesso avviso è Daniele Locci del Gruppo Misto, il quale afferma che “Se passasse la linea dura entro sei mesi la provincia di Arezzo si vedrebbe privata di tre presidii ospedalieri su cinque, con un vastissimo territorio scoperto”.
“Secondo la prima versione della spending review – spiega il consigliere – tutti gli ospedali con meno di 120 posti letto andrebbero chiusi entro la fine dell’anno”. A chiudere i battenti, dunque, potrebbero essere in un colpo solo l’Ospedale del Casentino (Bibbiena), quello della Valtiberina (Sansepolcro) e quello della Valdichiana. “In questo modo – continua Locci - tutto il Casentino, la Valdichiana e la Valtiberina si troverebbero a gravare sull’ospedale di Arezzo, il più facilmente raggiungibile.
Stiamo parlando, infatti, di un territorio privo di grandi arterie stradali, ostacolo che non possiamo far finta di non vedere né tantomeno demandare a una futura soluzione”. La versione più soft della spending review, che sposta la soglia a 80 posti letto, taglierebbe comunque fuori sia Bibbiena che Sansepolcro. “Oltretutto – aggiunge il consigliere – si tratta di ospedali che funzionano e che sono già stati ridotti ai minimi termini dalle politiche regionali. Questa non è revisione della spesa, questo si chiama agire al buio.
E non ci voleva una squadra di tecnici per farlo”. Così il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani “Domani la "spending review" del governo Monti prenderà la sua forma definitiva ma oggi non può che essere definita una vigilia di passione. Sì perché da quanto si è capito finora, più che di una revisione della spesa sembra di trovarsi di fronte ad una vera macelleria sociale. Io dico che va benissimo, è anzi sacrosanta, la riduzione delle spese superflue, l'abbattimento dei costi inutili della pubblica amministrazione, una sana cura dimagrante per la "casta" ma quelli che si delineano sono tagli lineari, così come già aveva fatto il governo precedente, che affondano il coltello in settori strategici come la sanità e gli enti locali.
Qui non si lavora con il bisturi, incidendo laddove si deve intervenire, ma si usa l'accetta. Meno male che anche all'interno del governo si leva qualche voce, come quella del ministro della sanità, che dice che non ci saranno chiusure automatiche di ospedali sotto un certo numero di letti. Se, al contrario, il governo procederà con le temute soppressioni, mi chiedo in che situazione si troveranno le popolazioni servite da quei presidi ospedalieri, soprattutto nelle realtà più disagiate e lontane dai grandi centri abitati.
Va bene eliminare gli sprechi ma non i servizi sanitari essenziali e l'assistenza ai malati. Da sindaco di un piccolo comune e rappresentante di oltre 160 comuni toscani di cui la maggior parte piccoli e montani, come presidente di UNCEM Toscana, chiedo per primo al mio segretario di partito che intervenga, che faccia sentire il suo peso. Il nostro è un partito che ascolta i cittadini e le fasce più deboli, che fa della concertazione una sua caratteristica fondamentale: ma qui nessuno ascolta e nessuno concerta.
E se le ricadute di certe decisioni riguardano tutto il Paese, per i territori montani la situazione è anche peggiore. Perché da tempo è in atto una politica che penalizza la montagna: oggi corriamo il rischio di ospedali soppressi ma anche di uffici postali (entro l'anno Poste italiane parla di 120 chiusure solo in Toscana), le riduzioni del trasporto pubblico locale, delle scuole, l'ipotesi che ciclicamente torna ad affacciarsi della chiusura dei piccoli comuni. Ma l'elenco potrebbe continuare.
Chi spiega ai cittadini queste cose se non i sindaci che sono in prima linea? E che strumenti hanno i sindaci per farlo? Credo serva una seria riflessione generale. Credo sia stato giusto, se non inevitabile, come Pd sostenere questo governo: ma un sostegno non può essere incondizionato. Ne va della nostra credibilità e della fiducia dei cittadini nei nostri confronti.”