Firenze– Fidi Toscana cambia volto. L’attività della società finanziaria a prevalente partecipazione regionale sarà incentrata sul credito e sul rilascio delle garanzie, mentre saranno dismesse le partecipazioni in società non strumentali all’attività finanziaria. Nelle situazioni di grave crisi industriale, sarà direttamente la Regione Toscana con una propria struttura operativa a gestire gli interventi necessari, compresa la possibile acquisizione di aree. Una risposta veloce e a luglio il nuovo cda “Con la proposta di legge approvata stamani dall’aula del consiglio regionale parte la riforma di Fidi – spiega il presidente della Toscana, Enrico Rossi – In poco tempo siamo riusciti a dare una risposta alle osservazioni della Banca d’Italia e rimettere Fidi nella condizione di lavorare al meglio per lo sviluppo dell’economia toscana.
Un segno di attenzione ed efficienza”. Con la legge è stato modificato anche lo statuto della società ed entro metà luglio, adottato il nuovo testo, sarà nominato il nuovo consiglio di amministrazione di Fidi, il suo presidente e il direttore. Partecipazioni dismesse. Delle aree in crisi si occuperà la Regione Quello che cambia è l’attività di partecipazione al capitale delle imprese e gli interventi per la riconversione industriale delle aree in crisi. Queste non saranno più gestite direttamente da Fidi, risolvendo così il conflitto di interessi sollevato dagli ispettori della Banca d’Italia nell’ispezione dello scorso maggio.
Le partecipazioni potrebbero essere vendute o essere affidate ad un fondo che le gestirà autonomamente: le soluzioni in campo possibili sono diverse e sarà il nuovo Cda di Fidi a scegliere la strada più opportuna, anche rispetto al valore delle azioni e la salvaguardia necessaria del patrimonio della società, definendo tempi e modi. Ad ottobre 2011 erano trentasei, per circa 15 milioni di capitale, le società ed aziende partecipate da Fidi. L’elenco è pubblicato sul sito della finanziaria.
Nelle situazioni di dichiarata grave crisi industriale settoriale e territoriale, come ad esempio Massa Carrara e Prato, sarà invece direttamente la Regione Toscana, con una propria struttura operativa, a gestire gli interventi necessari, compresa la possibile acquisizione di aree. Pronti nuovi fondi per garantire i prestiti “Fidi si conferma il perno della politica del credito della Regione – sottolinea Rossi – Dopo la positiva conclusione dell’esperienza di “Emergenza economia” – il più massiccio tra gli interventi delle Regioni sul credito alle piccole e medie imprese: 80 milioni di euro di risorse stanziate dalla Regione, attraverso le quali Fidi Toscana ha potuto rilasciare in 3 anni garanzie per oltre 1,4 miliardi di euro di nuovi finanziamenti alle aziende toscane – sta per partire il nuovo programma regionale di garanzie agevolate”.
L’obiettivo è portare in due anni nelle casse delle aziende della Toscana altri 400 milioni di euro. “In questi anni Fidi ha permesso anche di calmierare il costo del denaro per le piccole e medie imprese. Più di recente ha aiutato i giovani imprenditori nell’accesso al credito: 700 progetti per oltre 46 milioni di euro di prestiti. Ora stiamo lavorando – aggiunge Rossi – ad un nuovo accordo con le banche che riduca e renda più certi i tempi di erogazione, una volta concesse le garanzie da parte di Fidi”. I numeri di Fidi Conclusa la riforma Fidi rimarrà comunque una società mista pubblico-privata.
La Regione, socio di maggioranza relativa, detiene circa il 42 per cento del pacchetto di azioni: il resto è per lo più ad appannaggio dei maggiori istituti di credito presenti in Toscana. A breve è prevista un’ulteriore capitalizzazione della società, per gli interventi a garanzia degli investimenti sulle rete idriche, e la Regione potrebbe acquisire ulteriori quote. Negli ultimi tre anni di attività sul credito, Fidi Toscana ha concesso garanzie ad oltre 12.000 imprese su quasi 2,4 miliardi di finanziamenti, con copertura costantemente crescente del rischio bancario.
Da quando esiste sono oltre 70 mila le garanzie complessivamente deliberate per quasi 8,4 miliardi di euro; oltre 46.000 sono imprese complessivamente assistite sul versante creditizio; quasi 17.000 le aziende attualmente garantite; oltre 2,8 miliardi i finanziamenti in essere. Lo ha spiegato anche il presidente della commissione Affari istituzionali, Marco Manneschi (Idv), illustrando al Consiglio regionale la proposta di legge sulla trasformazione di Fidi Spa. “La nuova normativa”, ha sottolineato Manneschi, “che in parte abroga precedenti leggi in materia, risponde all’esigenza di dare seguito ai rilievi mossi da Banca d’Italia durante l’attività ispettiva del maggio scorso”.
Gli ispettori di Bankitalia, ha ricordato ancora Manneschi, “hanno evidenziato una serie di criticità legate alla governance della società ed alla mission aziendale di Fidi Toscana”. Da qui l’esigenza di intervenire sul piano legislativo per giungere ad una modifica dello statuto in grado di superare i rilievi. Le nomine dei vertici della società saranno effettuate dopo i cambiamenti statutari. E’ duro l’attacco del presidente del Gruppo PdL in Consiglio regionale, Alberto Magnolfi, al presidente della Giunta regionale e alla gestione politica della vicenda su Fidi Toscana.“La vicenda di Fidi Toscana dopo le pesanti conclusioni dell’ispezione della Banca d’Italia, è stata gestita dal presidente della Giunta regionale in modo surreale e grottesco.
Si è cercato caparbiamente di portare il Consiglio a discutere della trasformazione di Fidi Toscana come se fosse l’espressione di una autonoma riforma voluta dalla giunta, senza che i consiglieri fossero messi in grado di avere piena e ufficiale conoscenza dei pesanti rilievi mossi dalla Banca d’Italia. C’è voluta una nostra decisa iniziativa per arrivare a poter leggere prima di questo dibattito la lettera dell’Istituto di Vigilanza che ne è il naturale presupposto. L’impegno che prendiamo è di trovare forme e procedure giuste e rispettose delle prerogative di tutti per fare completa chiarezza dinanzi all’opinione pubblica toscana su tutti gli di una gestione fortemente censurata dalla Banca d’Italia e sulle relative responsabilità politiche.
Questa “operazione verità” non sembra essere negli intendimenti della giunta regionale e della maggioranza che pretendono di parlare del futuro di Fidi Toscana mettendo in un cassetto i gravi problemi e gli interrogativi che vengono dal recente passato”. "Sono favorevole alla legge che rivede il ruolo e le funzioni di Fidi Toscana -annuncia Paolo Marini, Consigliere regionale Federazione della Sinistra-Verdi- In Italia, da vent’anni a questa parte, la politica ha smesso di dare indirizzi all’economia.
Abbiamo lasciato il paese in balia dello ‘spontaneismo’ del mercato e oggi ci troviamo con un sistema industriale disastrato.La Regione Toscana deve entrare o no nel capitale delle aziende del territorio che sono in crisi? Ce ne dobbiamo occupare o no di queste imprese?Io dico che dobbiamo individuare quelle che non possiamo lasciare in balia degli eventi e Fidi Toscana dovrà essere dotata di un management capace di decidere sulla politica per la reindustrializzazione della Toscana". Usa parole forti anche il consigliere regionale Nicola Nascosti, vicepresidente della Terza Commissione “Sviluppo Economico”: “Se questo consiglio avesse approvato l’ordine del giorno presentato da Ciucchi circa un anno fa sulla riorganizzazione di Fidi Toscana non saremmo arrivati a questo punto.
Se si fossero seguite le prescrizioni della Banca di Italia, la situazione adesso sarebbe diversa. E’ bene ripercorrere un po’ la memoria storica perché questa vicenda nasce da lontano.Non so se ci sono state irregolarità nella gestione bancaria e amministrativa della Fidi. Ci sono però gravi responsabilità politiche. Non voglio con questo togliere responsabilità agli amministratori della società, ma l’attuale organo del cda non ha fatto nulla di estraneo a quello che prevedevano lo statuto e le leggi regionali.
Se il direttore generale viene nominato dal presidente della Regione, come i direttori generali delle Asl, è evidente che sarà dipendente degli indirizzi politici regionali. Questa liason di tipo politico – prosegue Nascosti – è una grave ferita che mina alla base l’indipendenza dell’organo amministrativo rispetto alla volontà della Regione. Lo stesso vale per il discorso delle partecipazioni. La responsabilità non è solo del consiglio di amministrazione e del collegio dei sindaci revisori ma è soprattutto della legge regionale che consentiva a Fidi di comprare quote di aziende in crisi.
Va bene quindi tornare alla mission originaria di Fidi, ma non si capisce come sarà effettuata la dismissione delle varie partecipazioni. Su questo punto chiediamo che venga fatta chiarezza e che vengano recepite le indicazioni della Banca d’Italia”. «La realtà è molto diversa da quella che fino ad oggi ci siamo rappresentati e non possiamo da questo momento far finta di non sapere. Con l’ispezione di Banca d’Italia si è sancita la morte della Fidi Toscana che noi conosciamo». È quanto afferma il consigliere regionale della Lega Nord Toscana, Gian Luca Lazzeri, durante l’intervento in Consiglio Regionale su Fidi Toscana.
«Ci è stato raccontato – chiosa l’esponente del Carroccio – che il problema era la troppa autonomia del Capo dell'esecutivo nominato dalla Regione Toscana nei confronti del Consiglio d'amministrazione. Ma dalla lettera della Banca d'Italia emerge una situazione diversa. Bisogna essere consapevoli che la debolezza del presidio sui conflitti d'interesse, la non affidabilità di sistemi di sicurezza informatica, il dover oggi assicurare una revisione del processo amministrativo contabile, può aver generato un rischio di credito, ad oggi non conosciuto.
Noi abbiamo il dovere di andare a verificare se esiste un rischio di credito o no nelle operazioni portate avanti da Fidi Toscana». Per Lazzeri, «emerge il quadro di una confusione sulla gestione di FidiToscana. La lettera di Banca d'Italia è ricca di censure al punto che la stessa dispone un requisito patrimoniale specifico nella misura del doppio di quello ordinario. Nella lettera si lamenta una scarsa efficacia del sistema dei controlli e poca organizzazione sul piano del metodo di lavoro».
Sulla proposta di legge presentata in consiglio, Lazzeri afferma che essa «non è sufficiente per affrontare il problema di Fidi Toscana. È il primo passo per risolvere il primo problema, quello di creare un cda che sia indipendente dai soci, ma da qui nasce un percorso molto lungo sulla ristrutturazione di Fidi Toscana. Dovremmo creare un sistema informatico diverso, che ha un costo molto notevole, per essere un istituto di credito iscritto ai sensi dell’articolo 107 del Tub. Dovremmo creare una cultura dei controlli interni che separi la funzione commerciale, da quella dei fidi e da quella del recupero crediti.
Quello di oggi è il primo passo necessario che noi facciamo, che va bene, ma che deve prevedere ulteriori passaggi. Essendo la Regione socia di maggioranza, il Consiglio Regionale non si può esimere dal controllare passo dopo passo quello che verrà fatto. E, quindi, chiedo che la commissione di vigilanza e controllo prenda Fidi Toscana come priorità seguendo passo per passo il lavoro che nei prossimi mesi dovrà essere fatto per rispondere agli interventi richiesti dalla Banca d'Italia tendenti a superare le attuali criticità.
E, quindi – conclude Lazzeri – sarebbe anche opportuno sottoporre il portafoglio di Fidi Toscana anche a una verifica da parte di terzi per appurare il reale rischio di credito insito nelle operazioni che Fidi Toscana porta avanti». Interviene in merito anche il consigliere regionale del PdL, Alessandro Antichi: “Sulla riforma di Fidi Toscana, il ripensamento della giunta regionale e della maggioranza, peraltro imposto dai rilievi ispettivi di Bankitalia, è tardivo e parziale.
L’aver trasformato la finanziaria regionale in uno strumento alle strette dipendenze “gerarchiche” del presidente della Giunta Regionale, per inseguire il sogno della piccola “IRI” in salsa toscana, ne ha stravolto la missione istituzionale e l’ha esposta al rischio di gravi irregolarità. E pertanto la riconduzione dell’ambito di operatività di Fidi Toscana alle più strette funzioni creditizie, non è altro che il doveroso superamento di alcune delle criticità rilevate in sede ispettiva.
La proposta di legge oggi discussa ed approvata, peraltro, è il risultato di un lavoro di ripulitura del testo da disposizioni estranee a tali finalità (ed anzi ispirate alle medesime logiche denunziate come incompatibili con la funzione creditizia) auspicato e sostenuto nei lavori preparatori in commissione I e III dal gruppo consiliare del Popolo della Libertà. Resta aperto e tuttora non risolto il problema della dismissione delle partecipazioni societarie, imposto da norme di carattere imperativo, sul quale la Giunta e la maggioranza non sono state in grado di assumere un indirizzo definitivo”.