Per Poste Italiane Firenze avrebbe 126 portalettere di troppo. La vicenda è stata affrontata dall'assessore al Lavoro Elisa Simoni rispondendo in Provincia di Firenze a una domanda d'attualità presentata dai consiglieri di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi. La società Poste Italiane, dunque, con 140 mila addetti in tutta Italia, ha come socio unico il Ministero del Tesoro. I sindacati tengono a sottolineare alcuni dati: l’ammontare dell’utile netto 2011 pari a 800 milioni di euro; il 2011 è l’ottavo anno consecutivo nel quale l’azienda presenta un utile netto simile; Poste Italiane viene considerata dagli analisti la seconda azienda italiana dopo Eni per rilevanza e solidità.
Tuttavia l’azienda ha presentato nell’ambito dell’incontro nazionale con le organizzazioni sindacali dello scorso 24 aprile, il nuovo Piano di ristrutturazione. Si tratta del terzo Piano (gli altri erano stati realizzati nel 2006 e nel 2010) negli ultimi sei anni. Il Piano si articola in due interventi: da un lato l’individuazione di esuberi nel personale, dall’altro il taglio di un contingente di uffici postali periferici. Per la Toscana, una delle prime cinque regioni scelte dall’azienda per attuare il Piano, l’azienda prevede 580 esuberi e 180 uffici postali in meno.
Su Firenze l’azienda ha individuato 126 esuberi (tutti portalettere) su 650 dipendenti. Inizialmente l’azienda aveva scelto di utilizzare l’articolo 2 del Contratto nazionale di lavoro che dava modo di evitare il confronto territoriale con i sindacati. A seguito della mobilitazione dei lavoratori avvenuta lo scorso 18 maggio si è invece deciso di avviare un confronto che è ancora in atto. E’ stato previsto he la trattativa prosegua fino al prossimo 15 giugno. Le organizzazioni sindacali denunciano i disservizi prodotti dal taglio dei portalettere e le problematiche che investiranno i territori dove verranno chiusi i recapiti postali.
Inoltre i sindacati avanzano il timore che l’azienda abbia scelto gradualmente di abbandonare i servizi standard per concentrarsi sui servizi via web. Al tavolo di confronto le organizzazioni sindacali hanno chiesto quali saranno le ricollocazioni previste per il personale considerato in esubero (al quale spesso mancano dai 5 ai 10 anni per il raggiungimento dei requisiti pensionistici) e quali le ricadute sul servizio dei portalettere. Al momento, non si conosce in quali aree territoriali siano gli uffici destinati alla chiusura.
L’Unità di crisi della Provincia di Firenze non è stata coinvolta nella vertenza. "A fronte di utili - ha commentato il capogruppo di Rifondazione comunista Andrea Calò - le aziende devo investire piuttosto che tagliare. La massimizzazione del profitto solo per alcuni, non solo investe con la precarietà dipendenti che hanno maturato professionalità e ai quali, peraltro, mancano pochi anni per andare in pensione, ma mortifica i servizi per i cittadini".