Sul Borro di Rignalla, nel comune di Bagno a Ripoli (FI) esiste un piccolo ponte in muratura che dopo tanti anni di abbandono ha ritrovato il suo antico splendore grazie all’interessamento del Consorzio di Bonifica della Toscana Centrale, insieme al Comune. Sabato 2 giugno alle ore 11.30, grazie al contagioso entusiasmo della Sig.ra Pola Margherita Cecchi Birignani, alla presenza delle autorità di Bagno a Ripoli, dei rappresentati del Consorzio e con la benedizione del parroco, l’intervento di restauro, ormai completato da qualche giorno, sarà finalmente inaugurato. L’intervento su questo piccolo, storico e finora mal ridotto passaggio sul Rignalla non è servito a rendere nuovamente percorribile una viabilità campestre ormai totalmente inutilizzata, ma a scongiurare piuttosto problemi idraulici derivanti dal possibile crollo in alveo della massiccia struttura in muratura.
L’operazione, per il Consorzio parte da una necessità di sicurezza idraulica e tuttavia, in accordo con le proprietà limitrofe, il direttore dei lavori, Arch. Marco Parrini, ha voluto cogliere l’occasione per ridare dignità ad un importante manufatto storico, di epoca ancora sconosciuta. Gli abitanti del luogo affermano che il ponte sia di epoca romana, altre voci popolari raccontano che il ponte ad arco di Rignalla sia attribuibile a Leonardo da Vinci, il quale, tra le altre cose, condusse numerosi studi sugli archi in muratura.
Certamente Leonardo da Vinci conosceva bene la zona in cui è ubicato il ponte, avendo mappato il territorio nel 1505 quando il Comune di Firenze gli commissionò il piano per deviare l’Arno da Pisa con lo scopo di costringere la città a sottomettersi al potere fiorentino: una “Mappa del Pian di Ripoli” è oggi custodita dai reali inglesi, nel Castello di Windsor. Nei Codici di Madrid, inoltre, Leonardo afferma che “l’arco non si romperà, se la corda dell’archi di fori non tocherà l’arco di dentro” ed esemplifica tale affermazione tracciando la corda dentro la sagoma di un arco a sesto acuto che, con la sua forma cuspidata, richiama esattamente la geometria del ponte di Rignalla.
Si tratta di tentativi di attribuzione smentiti dai più autorevoli studiosi Leonardiani, che nonostante i misteri e le coincidenze della storia, anche in questo caso preferiscono non scomodare il grande genio. Di fondamentale importanza, per l’indagine storica sul piccolo manufatto, si sono rivelati i manoscritti di Luigi Torrigiani, Segretario Notaro del Comune del Bagno a Ripoli dal 1850 al 1904, nei quali si ritrovano diversi rimandi alla crucialità del “ponte Riferrato” già in epoca medievale, situato lungo un’allora celebre via di pellegrinaggio e di traffici tra molini, fornaci e gualchiere, come quella di Remole.
L’analisi di alcune pietre del ponticino, confrontate con quelle della pieve di San Donnino, dell’oratorio di San Gherardo, del fortilizio di Poggio a Luco e della chiesa e la torre del castello di Montauto, confermerebbero la datazione antecedente al Cinquecento, prima data in cui, nelle carte dei Capitani di Parte Guelfa, viene rappresentato in quel punto un attraversamento con il nome di Ponte a Romajolo. Certo è che su quell’antico ponte sulla vecchia e importante strada di Villamagna, per anni nessuno era più passato e da quando di quella direttrice non è rimasta più nemmeno traccia, il ponte si è trovato nel mezzo alla campagna, quasi sommerso dalla natura e totalmente abbandonato e dimenticato.
Un primo tentativo contemporaneo di segnalare lo stato di incuria del ponte e la necessità di un suo recupero si ha in un articolo di Vittorio Mechi, dal titolo “Bagno a Ripoli: un passato da riscoprire”, pubblicato sul Macchè nel 1997, dove si elogia tra l’altro il generoso ma vano tentativo di armatura e conservazione, messo in atto dal gruppo archeologico di Bagno a Ripoli. Poi ancora niente per molti anni, fino all’interessamento del Consorzio di Bonifica della Toscana Centrale che nel compiere quotidianamente opera di manutenzione delle sponde, degli argini e delle opere idrauliche del Chianti e della Valdelsa si è imbattuto nel “ponte riserrato”, comprendendone fin da subito sia la pericolosità dal punto di vista idraulico che il valore dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico.
Da qui il progetto di restauro e risanamento conservativo che si è concretizzato in tre momenti principali, grazie alla preziosa disponibilità delle proprietà e alla collaborazione con il Comune e la Facoltà d’Architettura dell’Università degli Studi di Firenze: - recupero della viabilità campestre e operazioni di controllo della vegetazione preliminari all’apertura del cantiere; - consolidamento e restauro delle membrature strutturali esistenti, - ricostruzione delle parti mancanti. “Questi lavori” ha commentato il Commissario del Consorzio Mauro Cresti, “hanno permesso di restituire alla collettività e ai posteri un Ponte di Rignalla, ben consolidato e restaurato”, che per un giorno tornerà ad essere protagonista, come in quel lontano medioevo in cui era attraversato ogni giorno da contadini e mugnai, granduchi e pievani e forse, qualche volta, anche da Leonardo da Vinci.