Dopo il grande successo di “Quasi Amici” e le buone recenti prove della cinematografia francese, non ultimo il gradevole “Piccole bugie tra amici” è arrivato sugli schermi italiani “Gli infedeli”, un film che ha come modello le le commedie italiane a episodi anni Sessanta e Settanta. Purtroppo il film ,nonostante qualche buona gag e l'impegno dei due protagonisti Jean Dujardin e Gilles Lellouche, mattatori della situazione che si alternano nei panni dei vari personaggi, non decolla. Il modello evidente dei due attori sembra essere quello di Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman che nel 1963 avevano dato corpo a quella indimenticabile galleria di “mostri”, còlti nella quotidianità da Dino Risi, che aveva creato un mosaico perfetto di cinismo ,cattiveria e ironia.
Nel film “Gli infedeli” si passa con disinvoltura dagli incontri con una psicologa per “infedeli anonimi” a un gioco erotico finito in tragedia; dalla crisi di una coppia sposata (Dujardin e Alexandra Lamy, marito e moglie anche nella vita), alla scoperta della propria omosessualità da parte di due donnaioli recidivi. E poi non mancano tutte le trovate per nascondere l’adulterio, dagli alibi forniti dagli amici, ai finti incidenti stradali sino al lancio di un povero cagnolino dalla finestra. Gli episodi, alcuni di evidente derivazione dalle commedie italiane di quegli anni, appaiono talvolta noiosi e ripetitivi, regalando allo spettatore un senso di già visto, non rinnovato da particolare originalità.
Tra gli episodi è particolarmente divertente quello dedicato agli “infedeli anonimi”, mentre altri sono brevi sketch che fanno appena sorridere,oppure, come nella storia del dentista Eric innamorato della giovane studentessa Ines, ricalcano fin troppo il modello della “Voglia matta” di Luciano Salce senza la qualità di quella commedia interpretata da Ugo Tognazzi e Catherine Spaak. In qualche modo “Gli infedeli” nella ricognizione sull'infedeltà maschile, evidenzia soprattutto un senso di fallimento e di solitudine senza fare emergere un sufficiente tasso di ironia.
“Gli Infedeli” fa sorridere e dalla sua leggerezza emergono anche verità che nella vita di tutti i giorni ci ostiniamo a non voler vedere. Il film però talvolta stanca, e quando si distrae un attimo dalle belle trovate sul tradimento maschile, si rivela come un contenitore pensato per piacere che,forse, non riesce a raggiungere del tutto lo scopo che si prefigge. Nell'emergere negli ultimi tempi di una commedia francese dai risultati particolarmente brillanti“Gli infedeli” rappresenta decisamente un'involuzione di questo trend positivo. di Alessandro Lazzeri