Arno ''navigabile'', ma solo con il plantario della Provincia

Catasto delle acque. Ecco chi sono i tecnici che sorvegliano le opere idrauliche e com’è nata una mappa strategica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 aprile 2012 13:29
Arno ''navigabile'', ma solo con il plantario della Provincia

Un motto famoso recita che il battito d’ali di una farfalla possa provocare un uragano dall’altra parte del mondo. La declinazione dell’ “effetto farfalla” ha conosciuto le applicazioni più varie, ad economia ad esempio: un battito d’ala umorale nell’Atlantico può provocare un terremoto alla borsa di Tokyo, e così via. E’ una teoria non priva di una plausibilità scientifica: piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono produrre grandi cambiamenti, nel lungo periodo, in un sistema.

Beh, una piccola buca scavata da un animale in un argine fluviale può determinare un’alluvione. Non è uno scherzo. Lo sanno bene ‘Gli Ufficiali delle Acque della Provincia di Firenze”, discendenti istituzionali – una squadra di 30 tecnici – degli Ufficiali delle Acque, magistrati delle opere pubbliche creati da Cosimo I Medici nel 1459. Sono gli eredi contemporanei di quei grandi maestri delle opere idrauliche che furono i Romani, ai quali si devono le prime rettifiche del corso “naturale” del fiume di Firenze, anche se nasce più su, sul Falterona e abbraccia altre città e province.

Il Plantario Ebbene, gli “Ufficiali delle Acque” della Provincia di Firenze hanno licenziato il “Plantario”, una grammatica vera e propria di comprensione e gestione del fiume nel tratto di competenza fiorentino, ispirata dall'Architetto Luigi Ulivieri, Direttore Generale della Provincia di Firenze. L'intero Plantario, con relative immagini, è disponibile sulla pagina web dei progetti innovativi della Provincia, all'indirizzo http://innova.provincia.fi.it/plantario/ “Sostanzialmente – spiega il Dott.

Geol. Leonardo Ermini – è stata effettuata una capillare ricostruzione geometrica e dello stato di consistenza delle sponde e delle arginature presenti lungo l’Arno e i suoi principali affluenti, in ottica di poter programmare le attività di ordine strutturale e di manutenzione”. Una mappa “accuratissima – sottolinea l’assessore all’Ambiente Renzo Crescioli - con tutti i sistemi di chiuse e argini, la geografia dettagliata del fiume e del territorio che attraversa, un lavoro che mette in risalto, peraltro il ruolo strategico dei nostri tecnici che sfugge.

Sono loro che a fronte degli effetti del maltempo aprono, chiudono, fanno confluire, utilizzano le opere di ingegneria idraulica, dalle cateratte e portelle, alle casse d’espansione, perché l’Arno non esca dal letto e non produca danni. Ritengo che i risultati ottenuti siano significativi e pongano le basi per una corretta gestione dell’attuale patrimonio di opere idrauliche, presidio fondamentale per il controllo e superamento di emergenze derivanti da eventi idrologici estremi”. L’Arno amico, minaccia e risorsa L’Arno attraversa un territorio dalla storia millenaria, fra i più densamente abitati d’Italia, e malgrado ciò di incredibile ricchezza dal punto di vista delle peculiarità naturalistiche, ma rappresenta anche la principale “minaccia idrogeologica” dell’area fiorentina.

Forse non tutti sanno che in alcuni punti l’Arno scorre più in alto rispetto al territorio. In caso di esondazione dunque “scenderebbe” dall’alto in basso. Di fatto a valle l'Arno diventa “pensile”, cioè ha il fondo dell’alveo più in alto della pianura che gli sta non accanto, ma sotto. Sono scenari da controllare, che presentano un rischio concreto di accadimento alluvionale ogni duecento anni. Si tratta di prevenire e il Plantario è lo strumento adatto per farlo, è il “manuale”, il vademecum didattico del fiume, minaccia e risorsa (della Provincia il progetto ‘Turbine’ di 12 mini centrali idroelettriche in corrispondenza di altrettante pescaie).

Un po’ di storia La ricerca di una conoscenza particolareggiata degli ambiti fluviali presenta a Firenze una lunga tradizione. Passaggio cruciale fu nel 1459 la riforma, promossa da Cosimo I, del corpo dei Capitani di Parte Guelfa, i magistrati delle opere pubbliche della Firenze rinascimentale. I Capitani di Parte Guelfa erano suddivisi in otto Capitani di Parte e due Ufficiali delle Acque. Questo corpo tecnico aveva la sovrintendenza di tutti i cantieri attivati sul territorio fiorentino e crebbe così tanto in autorità da poter imporre tasse.

Gli Ufficiali delle Acque si occupavano delle opere idrauliche, per le quali disponevano di una minuziosa mappatura, utilizzando la stessa logica che aveva portato i Capitani di parte ad elaborare le più famose “Piante dei Popoli e Strade”. Importante è sottolineare che sulla materia “Difesa dalle alluvioni” e, per estensione, dalle pericolosità naturali, già in quell’epoca si affermò come centrale l’intervento della pubblica amministrazione, intesa sia come finanziamento di interventi, che come autorizzazione di opere realizzate da privati.

Il modello concettuale di gestione degli ambiti fluviali era pertanto già ben enucleato nella Firenze rinascimentale; da allora è mutato l’assetto amministrativo, il quadro delle competenze istituzionali, ma sono rimasti invariati i principi generali con cui è organizzata la materia. Un intero capitolo del Plantario è dedicato alle testimonianze geostoriche intorno alle sistemazioni fluviali. Insomma, siamo davanti a quello che stato definito un “fulgido esempio di gestione oculata della cosa pubblica”.

Un po’ di norme L'idraulica è una competenza specifica delegata alla Provincia di Firenze dalla legge regionale 91/98, in un quadro di definizioni per una materia che – nota curiosa - tuttora regolata da un regio decreto del 1904 n.523. La Provincia ha un potere di autorizzazione: può decidere ad esempio se rimuovere un vincolo (in ordine, ad esempio, di scavi ed opere edilizie). D’altra parte svolge il cosiddetto “servizio di piena” – i 30 ‘Ufficiali delle Acque’ sono compresi di fatto sotto questa dizione - e di manutenzione del demanio idrico: acqua, pertinenze ed opere idrauliche.

In sintesi: nella gestione delle opere idrauliche sono coinvolti Stato, Regioni, Province, Enti locali, Consorzi di bonifica e proprietari terreni. Le competenze sono suddivise a partire dal Regio Decreto 523/1904 sulla base della classificazione delle opere idrauliche, dalla prima alla quinta categoria. Le competenze dirette di intervento della Provincia rientrano soprattutto concentrate nella seconda categoria che è l’oggetto del Progetto “Plantario”, ma l’Ente ha competenze di autorizzazione su tutto il reticolo fluviale anche quello non recante opere idrauliche classificate.

Ma entriamo nel dettaglio: - le opere idrauliche di 1° categoria "hanno per unico oggetto la conservazione alveo dei fiumi" e canali artificiali navigabili. Le opere sono eseguite a spese e cura dello Stato; - le opere idrauliche di 2° categoria riguardano "opere lungo i fiumi arginati ed i loro confluenti" o "nuove inalveazioni, rettificazioni ed opere annesse che si fanno per regolare gli stessi fiumi". - le opere idrauliche di 3° categoria hanno per scopo di "difendere le ferrovie, le strade e gli altri beni pubblici, nonché migliorare il regime corsi d'acqua" o impedire "inondazioni, straripamenti, corrosioni ..

che possono recare rilevante danno a territorio od abitato di uno o più Comuni o all'igiene o all'agricoltura". - le opere idrauliche di 4° categoria sono dirette a sistemazione alveo e al contenimento "acque dei fiumi e torrenti, dei grandi colatoi ed importanti corsi d'acqua". Sono eseguite a spese dei Consorzi di bonifica con eventuale concorso di Province e Comuni. - le opere idrauliche di 5° categoria, infine, sono dirette alla difesa "dell'abitato di città, villaggi e di borgate contro corrosioni di un corso d'acqua e contro le frane".

Le opere sono eseguite e mantenute a spese del Comune con il concorso "dei proprietari e possessori interessati in ragione del rispettivo vantaggio". Il “catasto” delle acque Il Plantario della Provincia di Firenze, nato anche dall’utilizzo di 36 mila punti Gps, consente di definire il patrimonio per gestire le opere idrauliche dell’Arno e anche di tratti di Marina, Mugnone, Terzolle, Greve, Vingone e Bisenzio. E’ stato effettuato il rilievo diretto di campagna di circa 107 km di aste fluviali, corrispondenti quindi sommariamente a oltre 200 km di argini e sponde.

Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze e del Dipartimento di Studi Geografici dell’Università di Firenze, il Plantario offre una conoscenza fisica dettagliata che consente una puntuale attività di manutenzione per le opere stesse. Sì, c’è un patrimonio di opere che hanno bisogno di manutenzione. Le arginature fatte, ad esempio, in epoca medicea sono sempre lì ma quando arriva l'acqua non sai come si comportano. La sorveglianza continuativa è decisiva.

La protezione idraulica, dalle opere strutturali (come ad esempio la diga di Bilancino) in giù, richiede interventi puntuali che non correttamente gestiti potrebbero presentare problemi pesantissimi. Qualche indicazione per leggere il Plantario L’Arno è un autentico museo a cielo aperto di opere idrauliche, tanto che decine di persone, in caso di piena, devono essere impegnate nella sorveglianza di argini e sponde, in manovre su organi di scarico, nell’attivazione degli impianti idrovori e talvolta in interventi di somma urgenza.

Sulla base di dati conoscitivi (topografia, caratteristiche costruttive, idraulica incidente..) e tramite un meccanismo di ispezioni periodiche si punta a determinare la pericolosità di collasso delle arginature. Insomma, conoscere dettagliatamente la consistenza e lo stato di manutenzione di tali opere è importantissimo. Gli Ufficiali delle Acque, per l’appunto, agiscono per il mantenimento delle difese idrauliche esistenti, nel quadro di una serie di responsabilità più generali assolte da Palazzo Medici Riccardi.

L’Amministrazione provinciale di Firenze “si è profusa sia dal punto di vista della progettazione che del finanziamento di nuove opere – osserva Crescioli - a partire da quelle previste dal Piano Stralcio Rischio Idraulico dell’Autorità di Bacino dell’Arno, cioè su quelle attività che consentiranno in futuro di mitigare in modo sostanziale pericolosità e rischio idraulico del nostro territorio”. È da circa una decina d’anni, peraltro, che la Provincia di Firenze svolge funzioni amministrative nel campo dell’idraulica e dell’assetto idrogeologico e sono tante le attività di ordine conoscitivo e programmatico che in questo periodo, oltre il Plantario, sono state intraprese con risultati abbastanza soddisfacenti.

Tra queste è importante evidenziare il progetto di un Parco fluviale dell’Arno, da attuare attraverso una serie di regole e strategie operative finalizzate al recupero di estesi ambiti fluviali e, in particolare, sulla base di una approfondita conoscenza delle specificità di ogni tratto fluviale. Il Plantario e gli altri strumenti messi in campo dalla Provincia hanno come obiettivo ultimo quello di predisporre e realizzare un piano di interventi in grado di mitigare in modo sostanziale la pericolosità idraulica del territorio fiorentino.

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