La Regione chiederà alla proprietà della Cdc, azienda del settore informatica, con sedi a Pisa, Pontedera, Fornacette che occupa in Toscana 346 addetti. Lo ha detto ieri l’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini dopo aver ascoltato le organizzazioni sinsacali nel corso di un incontro convocato in Regione e al quale hanno partecipato il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni e il sindaco di Pontedera Simone Villozzi. Nel corso della riunione i sindacati hanno manifestato la forte preoccupazione dei lavoratori per la situazione dell’azienda che, dopo due piani industriali ha oggi attivato procedure di mobilità che dovrebbero arrivare ad interessare quasi la metà dei dipendenti attuali. “Abbiamo preso atto di queste preoccupazioni di cui si sono fatte portavoce le istituzioni locali – ha detto l’assessore – e per questo ci attiveremo presso l’azienda per capire se e come si ritenga possibile arrivare ad un superamento dell’attuale fase di crisi con l’obiettivo di mantenere l’attività produttiva sul territorio e garantire l’occupazione”. Una volta incontrata l’azienda l’assessore si è impegnato a riferire ai sindacati l’esito dell’incontro. I consiglieri del Pd della Provincia di Firenze, appreso da una comunicazione dell'assessore Elisa Simoni al Consiglio provinciale che l'azienda Champion si è rifiutata di partecipare all'incontro del tavolo dell'unità di crisi convocato congiuntamente dalla Provincia di Firenze e dal Comune di Scandicci, esprimono la loro solidarietà ai lavoratori coinvolti nella vertenza e ritengono "grave ed ingiustificabile" l'atteggiamento assunto dall'azienda.
Viene "il sospetto che la Champion, considerato che molti dei lavoratori coinvolti sono donne e che ci sono anche tre lavoratori inseriti nelle categorie protette, consideri donne e disabili cittadini di serie B, per i quali non è né giusto né utile utilizzare gli ammortizzatori sociali disponibili". Il tavolo di crisi aveva infatti come obiettivo la ricerca della miglior gestione della situazione, individuando i provvedimenti utili a tutelare al meglio i lavoratori, e non aveva strumenti per mettere in discussione la scelta di trasferimento della sede a Carpi.
"L'irresponsabilità sociale - concludono i consiglieri provinciali del Pd - appare l'elemento di maggior evidenza in questo atteggiamento: speriamo che i consumatori se lo ricordino quando faranno i loro acquisti". Richard Ginori. La situazione, rispetto alla questione appalti pulizie, risulta molto più complessa di quanto riportato. L'assessore al Lavoro Elisa Simoni ha fatto il punto in Consiglio provinciale di Firenze, rispondendo a una domanda d'attualità dei consiglieri di Rifondazione comunista.
Nel momento in cui sono stati interrotti i rapporti con la cooperativa Fem, l'azienda ha fatto un affidamento diretto nell'attesa di riaffidare tramite gara il servizio di pulizie. La ditta era la Aliservice. Poi la gara è stata fatta e si è aggiudicata l'appalto la società Ivanauri. Poiché Filcams è firmataria del Contratto nazionale di lavoro, insieme ad altre sigle sindacali, è quella titolata a richiedere l'applicazione della clausola sociale per il reinserimento dei lavoratori e Ivanauri in linea di massima è disponibile.
Ma ha necessità di fare un chiarimento legale, ovvero poiché la clausola sociale si applica al soggetto che per ultimo ha svolto quella determinata mansione, a prima vista si direbbe di doverla far cadere su Aliservice e non su Fem. Si tratta quindi di capire legalmente, da parte di Ivanauri, come procedere con l'applicazione del Contratto. "La questione è un po' più complessa - ha replicato per Rifondazione Andrea Calò - Ma condividiamo il giudizio di merito a favore del rispetto delle clausole sociali e del contratto nazionale di lavoro.
C'è una struttura che subentra in una situazione abbastanza caotica. Le Istituzioni devono mantenere un loro ruolo, una loro funzionalità, per dirimere i diversi aspetti, compreso la vigilanza su una una fabbrica in cui si fanno continue violazioni. L'Amministrazione provinciale dovrebbe fare attenzione alle ditte che lavorano in appalto e ai dipendenti che sono l'ultimo anello della catena, a cui si applicano forme di deregolamentazione".