"TAV: fallimento conclamato della democrazia rappresentativa" così la definisce l'Associazione Idra per cui Urge un dibattito sui meccanismi di partecipazione popolare alla gestione della “polis”. Domani 11 aprile sarà la giornata di sensibilizzazione NO-TAV in più di venti piazze d’Italia. L’associazione ecologista di volontariato fiorentina ricorda le ragioni "non ideologiche" del proprio dissenso. "Constatato il totale fallimento trasportistico, finanziario ed ambientale del progetto TAV all’italiana, Idra persevera nel rivendicare l’esigenza di una alternativa di potenziamento ragionevole e sostenibile della rete ferroviaria sulla base di un confronto serio costi/benefici tra le soluzioni possibili.
Sembra un paradosso, ma proprio questo non è stato mai fatto. Nessuna risposta tecnicamente credibile è stata fornita dal Governo in carica circa l’opportunità degli investimenti TAV/TAC in Val di Susa, a Firenze e nel resto d’Italia, e della loro architettura finanziaria, già autorevolmente censurata dalla Corte dei conti e dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici. La risposta messa in rete dal Governo “tecnico” non appare tecnicamente plausibile, ed è stata del resto puntualmente smontata da quella parte di società civile e di mondo scientifico che non si rassegna ad argomenti di propaganda. Non sorprende quindi che non sia pervenuta ancora nessuna replica alle preoccupate richieste di moratoria sulla TAV rivolte al Presidente del Consiglio Mario Monti da Idra e dalla Comunità Montana della Valle Susa e Val Sangone, né a quella presentata da Idra al Ministro delle Infrastrutture Corrado Passera.
Una conferma di quanto andiamo constatando da anni e anni: in Italia la promozione della TAV, prima di essere un tema infrastrutturale, rappresenta la manifestazione plastica degli esiti nefasti della democrazia rappresentativa. E’ sotto gli occhi di tutti come le attuali rappresentanze politiche non operino a favore dell’interesse pubblico, ma dei gruppi di interesse. Se i partiti politici funzionano come cinghia di trasmissione dei “poteri forti”, la soluzione non può essere ricercata che nella partecipazione dei cittadini e dei “corpi intermedi” ai processi decisionali nella gestione della “polis”.
Su questo punto il dibattito pubblico è ancora largamente insufficiente".