Sarà l’anteprima nazionale di “The Reluctant Revolutionary” di Sean McAllister, l’unico film che racconta la recente rivoluzione pacifica in Yemen, il paese più armato al mondo (60 milioni di armi per 20 milioni di persone) ad inaugurare, giovedì 12 aprile, al cinema Odeon di Firenze, la terza edizione di Film Middle East Now, il festival internazionale di cinema ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation che si svolgerà fino al 16 aprile tra cinema Odeon e auditorium Stensen. Il festival e' realizzato con il supporto del Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura, in stretta collaborazione con la Fondazione Stensen, con Odeon - Fondazione Sistema Toscana, con il contributo del gruppo Why the Best? Hotel Firenze, del Gruppo Cadini, della casa editrice Ponte33, di Tethys Gallery e Otto Luogo dell’Arte, e con la collaborazione di altre istituzioni, partner locali e internazionali. La rassegna propone un ricco programma di 30 tra film, documentari e cortometraggi, di cui 25 in anteprima italiana ed europea: la cinematografia contemporanea, i film pluripremiati ai festival internazionali e non distribuiti in Italia, i giovani cineasti e i talenti emergenti, in un viaggio per tappe che tocca i paesi più "caldi" dell’area Mediorientale - Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Palestina, Giordania, Yemen, Qatar, Afghanistan, Kurdistan, Siria, Bahrein . In programma un focus sull’Iran contemporaneo (con 10 titoli, selezionati col contributo dell'iranista Felicetta Ferraro), sulle pellicole e i documentari post-primavera Araba, un’ampia selezione di cortometraggi di giovani film-maker emergenti, e una serie di contributi video inediti dalla Siria, paese troppo poco sotto i riflettori dell'opinione pubblica internazionale.
In questa edizione del Festival, spazio anche a una sezione sui cartoons e i corti d’animazione mediorientali. Al Festival, come da tradizione, saranno presenti quasi 20 tra registi, produttori, attori, artisti e ospiti internazionali per presentare le loro pellicole e i loro lavori. La terza edizione presenta tra gli eventi speciali due progetti mai presentati in Italia: “In the Light of Darkeness” della giovane fotoreporter americana Kate Brooks (alla Tethys Gallery) e “Listen” di Newsha Tavakolian (Otto Luogo dell’arte).
In programma anche due tavole rotonde. Tra i film in programma “Beirut Hotel” di Danielle Arbid, storia d'amore e spionaggio censurata in Libano, per le supposizioni sull’omicidio dell'ex-premier Rafiq Hariri. Dalla Palestina il pluripremiato documentario “5 Broken Cameras”, diretto dal palestinese Emad Burnat assieme all’israeliano Guy Davidi, resoconto di ordinaria follia sui soprusi che avvengono da anni nel piccolo villaggio palestinese di Bil’in. Poi grande spazio all'Iran: con The last days of winter” di Mehrdad Oskouei (a cui il festival dedica una piccola retrospettiva), sulla vita di 7 ragazzini in un riformatorio di Tehran; l’anteprima europea del lungometraggio “Felicity Land” di Maziar Miri, sulle crisi matrimoniali e i tradimenti nella Teheran del quartiere dei nuovi ricchi; il lungometraggio “Mourning” di Morteza Farshbaf, sarcastica variazione sul tema del road movie da uno dei giovani allievi di Abbas Kiarostami; e l'intenso “I am Nasrine” di Tina Garhavi, protagonista una ragazza costretta a fuggire dall'Iran e adattarsi a una nuova vita e a un futuro nella provincia inglese.
Presente anche l'Egitto del post-Piazza Tahrir, con l'anteprima di “Back to the Square” di Petr Lom, che racconta la disillusione a un anno di distanza di cinque emblematici protagonisti della rivoluzione, e con “On the Road to Downtown” di Sherif El-Bendary, documentario in anteprima europea dedicato agli abitanti del centro del Cairo. Da Israele la commedia surreale “2Night” di Roi Werner, su una giovane coppia alla ricerca di un introvabile parcheggio in una scintillante Tel Aviv, e il documentario “Dolphin Boy”, candidato al premio “Cinema per la Pace”. L'Afghanistan e' al centro di “The Boy Mir” di Phil Grabsky, incredibile documentario che segue 10 anni di vita di un ragazzino cresciuto in un villaggio vicino ai celebri Buddha scolpiti nella roccia a Bamiyan.
A chiudere il festival l’anteprima italiana di “In My Mother’s Arms” di Mohamed e Atia Jabarah Al-Daradji, sull'Iraq del dopoguerra, emozionante documentario girato in uno dei quartieri più pericolosi di Baghdad, Sadr City, sulle peripezie di un uomo che cerca di tenere in vita l’orfanotrofio in cui ospita 32 orfani di guerra. Tra le novità di quest’anno la sezione “Animazione e Cartoons dal Middle East”: saranno proiettati sei capitoli di Wikisham, la serie di cartoni animati sulla rivoluzione in Siria, creati da un gruppo di illustratori fuoriusciti dal paese, che dissacra il regime di Bashar al-Assad.
Non mancherà un omaggio a Edgar Aho, uno dei più celebri cartoonist libanesi, e al suo team di illustratori della tv privata libanese Future Tv.