Quante vale il sorriso di Abdul o di Marcel o di Amina? Niente riesce a rappresentare meglio della loro felicità il valore dell’acqua ritrovata o scoperta per la prima volta grazie ad uno scavo di un pozzo o al risanamento di un corso d'acqua in un zona dimenticata del Pianeta dove si muore ancora di sete o per condizioni igieniche terribili. E' anche questo il lavoro e l'etica di Publiacqua e dei suoi dipendenti che, insieme ai nostri Comuni, alle associazioni del volontariato, a tanti singoli eroi, all’università di Firenze e a Water Right Fondation dal 2002 è impegnata per missioni di solidarietà concreta.
Il messaggio lanciato nel corso della Giornata Mondiale dell’Acqua, che si è celebrata questa mattina in Palazzo Vecchio alla presenza di circa 250 bambini delle scuole fiorentine ed alla quale sono intervenuti, tra gli altri, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Firenze, Caterina Biti, il Presidente di Publiacqua, Erasmo D’Angelis, il presidente di WRF Mauro Perini e Maria Giulia Cardini dell’associazione Karibuni Onlus, è molto chiaro. "Non bisogna fermarsi - spiega D'Angelis, presidente di Publiacqua - Publiacqua conferma tutti i suoi impegni, anche economici, per la cooperazione internazionale in campo idrico.
Grazie ad una quota annuale recuperata dagli utili aziendali e alla decisione assunta dai nostri sindaci di devolvere un centesimo di euro per metro cubo di acqua consumata, abbiamo potuto realizzare in questi anni progetti di cooperazione decentrata in diverse aree del mondo come Senegal, Angola, Tanzania, Yucatan, Brasile, Mali, Vietnam, Saharawi, Argentina, Palestina, Eritrea. Siamo orgogliosi di averlo fatto e di mettere in campo le nostre competenze tecniche e professionali. Dal 2002 ad oggi, con 2.450.000 euro di contributo abbiamo co-finanziato 60 interventi per oltre 4.500.000 euro che hanno portato acqua e giuste condizioni igieniche con costruzioni di pozzi, reti di distribuzione, potabilizzatori per oltre 1 milione di persone a rischio di vita.
L’obiettivo è garantire nei prossimi anni la sicurezza idrica per circa 3 milioni di persone nelle aree del mondo più disperate in collaborazione con i nostri enti locali, le agenzie dell’Ue e dell’Onu, aumentando i progetti di formazione, informazione e sensibilizzazione con le scuole e le famiglie. Non possiamo stare fermi di fronte alle certezze tragiche e agghiaccianti che arrivarono con le drammatiche stime del numero dei morti per sete nel mondo che nel 2012 sarà più alto rispetto a tutte le forme di violenza e alle guerre.
Ogni 17 secondi, stima l’Onu, un bambino muore per le conseguenze di mancanza di acqua o per acqua inquinata. Circa 1 miliardo di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2 miliardi ai servizi igienico-sanitari. Oltre due terzi della popolazione mondiale potrebbe far fronte a conflitti anche armati per l'acqua. La parola d'ordine di Publiacqua è molto semplice: l'acqua è uguale per tutti, tutti i bambini e tutti gli esseri umani hanno il diritto di averla pulita e sana. E bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti”.
In un anno una famiglia di tre persone beve circa 600 litri di minerale spendendo circa 300 euro. La stessa quantità di acqua dal rubinetto costa poco più di un euro. Al giorno una persona consuma poi tra i 120 e i 180 litri di acqua potabile per altri usi domestici. L’industria e l’agricoltura ne sprecano la maggior parte. Siamo primi in Europa per consumo di bottiglie di plastica delle minerali e terzi nel mondo. Per fare una bottiglia di plastica sono necessari 71 grammi di petrolio e 0,64 litri di acqua.
Il risparmio ambientale che si è avuto con l'aumento dell'uso dell’acqua del rubinetto negli ultimi anni nella nostra regione (circa il 48% dei toscani beve acqua del rubinetto con un trend di crescita del 3% annuale), ha fatto risparmiare quasi 220 milioni di bottiglie di PET, oltre 15 mila tonnellate di petrolio, 150 milioni di litri d'acqua che servono per produrre il PET e un risparmio di emissioni di gas serra di 23 milioni tonnellate di CO2 equivalente. A questi vantaggi si aggiungono anche altri fattori che incidono negativamente sull'ambiente, dovuti al trasporto dell'acqua in bottiglia che genera emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti.
L’ “acqua del sindaco” si può e si deve bere perché è buona e sicura. Quello che non possiamo permetterci di fare con l’acqua, invece, è sprecarla In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra oggi 22 marzo riportiamo un’intervista realizzata da Agipress al vice Presidente Uncem Nazionale e Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani in rappresentanza dei Comuni e degli Enti montani. Ma l’acqua è davvero un bene di tutti? “L’acqua è una risorsa messa a disposizione e a beneficio di tutti, è un bene scarso e va preservata attraverso la cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia.
È giusto e doveroso che in montagna siano fatti degli investimenti per la tutela dell’assetto idrogeologico, degli acquedotti e per la qualità del servizio idrico. Per questo i territori montani devono avere un ritorno di risorse sotto forma di indennità compensative.” Cosa è necessario fare per tutelarla? “Si deve garantire la migliore manutenzione delle reti di distribuzione, combattendo ogni forma di spreco e governando l’uso della risorsa e la sua assegnazione per i diversi usi, con priorità per il consumo umano, garantendo l’obiettivo della sostenibilità attraverso incentivi al risparmio idrico e il rispetto di standard di qualità.
Quando si parla di acqua è doveroso parlare di montagna quale maggiore fornitrice della risorsa idrica: basti pensare al bacino idrografico alpino, che produce la cifra di 216.200 milioni di metri cubi all'anno. Ma tutta la montagna italiana compresa quella toscana è la fonte essenziale di acqua, oltre che numerose altre risorse. Se l’Italia vuole vincere la sfida della competitività facendo leva sulle proprie peculiarità e uscendo da meccanismi ormai inefficaci, che decretano lo stallo del sistema, non potrà prescindere dalla Risorsa Montagna.
Del resto la montagna va oramai considerata non più in chiave assistenzialistica ma come una straordinaria opportunità di sviluppo e di crescita per il Paese, un territorio strategico per investimenti sostenibili secondo un'ottica sussidiaria e rispettosa delle identità, partendo dalle autonomie locali.” Come la montagna può preservare questo bene prezioso? “Il ‘Sistema montagna’ si propone anzitutto come luogo e modello di organizzazione sociale, economica, dei servizi, in funzione dello sviluppo locale e di quello complessivo nazionale.
L’elaborazione di un moderno programma di sviluppo sociale ed economico vede nella montagna un luogo privilegiato di sperimentazione, un modello valido per l’intero Paese. La questione del servizio idrico passa proprio di qua e passa proprio dalla montagna, l’acqua è la principale risorsa sia sotto il profilo del valore economico che simbolico ed evocativo. Come Uncem ribadiamo e ci riconosciamo nel principio secondo cui l’acqua è un bene pubblico dell'umanità, e può rientrare tra i diritti inviolabili dell’uomo come sancito dall’articolo 2 della Costituzione e pertanto va tutelato.
Questo diritto deve essere garantito a tutti nel rispetto dei vincoli ambientali e al massimo livello di qualità, secondo principi di equità e solidarietà e con criteri di sostenibilità per preservarne la qualità e la disponibilità per le future generazioni.” Quale è il ruolo dei piccoli comuni montani? “I Comuni hanno un ruolo centrale. Come UNCEM riteniamo fondamentale e dirimente il ruolo degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato nel pieno rispetto dei principi generali, degli standard di qualità, dei livelli minimo essenziali fissati a tutela dell’interesse pubblico e dei diritti dei cittadini, nonché dello stesso territorio laddove sfruttato.
A ciò ovviamente deve essere legata una tariffazione finalizzata anche all’utilizzo sostenibile nonché vincoli chiari per la realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio con un impegno al riequilibrio territoriale per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese. Per quanto concerne il caso specifico dei Comuni Montani, sarebbe altrettanto opportuno vedersi riconosciute quote di tariffa per attività di difesa e tutela dell’assetto idrogeologico del territorio montano, come una sorta di indennità compensativa impiegata però alla tutela e alla garanzia del servizio.”