Uno tzunami di cemento pronto ad abbattersi sul Porto di Talamone, ad Orbetello, in provincia di Grosseto, con il progetto di un porto turistico nuovo e più grande: un’ondata di 50mila metri cubi di nuovi edifici che, con il sostegno di Regione, Provincia e Comune e con tanto di variante urbanistica ad hoc, aumenterebbe di circa il 30% l’insediamento esistente portandosi con sé, in un delicato paesaggio di bonifica, un reticolo di strade e parcheggi, l’interramento di tre ettari di mare, la costruzione di un nuovo molo portuale lungo 550 metri.
Uno scenario catastrofico finora scongiurato dalle osservazioni presentate dalle altre associazioni ambientaliste. E’ la vicenda denunciata – e accuratamente documentata – da Andrea Filpa, docente di Progettazione Urbanistica presso l’Università degli Studi ‘Roma Tre’ e membro del Comitato scientifico del WWF, nel libro “Il porto turistico della gente vana” (Oasi Alberto Perdisa Editore, 148 pagine, 2011) presentato oggi ad Orbetello nell’incontro organizzato dal WWF insieme con Italia Nostra, Legambiente, Mare Vivo, Ambiente e Lavoro Toscana, Comitato Terra di Maremma, ReTe Comitati per la difesa del territorio, Maremmaviva.
Un caso esemplare di assalto al territorio e spreco di fondi pubblici su cui i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, tra cui Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia, si sono confrontati durante la tavola rotonda successiva moderata da Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera. Ecco l’iter con cui le Amministrazioni locali hanno ‘battezzato’ il progetto: nell’agosto 2009, Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comune di Orbetello dopo un lungo periodo di incubazione, firmano una intesa preliminare per sostituire l’attuale porto di Talamone con uno più grande.
Il Comune di Orbetello, confortato da questo supporto, elabora subito dopo una Variante urbanistica che concretizza questa intesa, ma qualcosa non va per il verso auspicato dalle istituzioni: le associazioni ambientaliste presentano delle osservazioni che evidenziano gli errori ambientali, paesaggistici, urbanistici e sociali delle trasformazioni programmate. Queste osservazioni sono evidentemente fondate, e il Comune non riesce a formulare risposte convincenti ai problemi sollevati; di conseguenza la Variante non può essere approvata, rimanendo così fino ad oggi in sospeso.