Un ‘Piano di azione per le pari opportunità’, di durata triennale, a cui la Cisl Toscana chiama tutte le parti sociali e le istituzioni a collaborare. E’ quello presentato stamani a Firenze nell’ambito di un convegno cui hanno preso parte tra gli altri la segretaria nazionale Cisl Liliana Ocmin, l’assessore regionale al Welfare Salvatore Allocca, il segretario generale della Cisl toscana, Riccardo Cerza, oltre a rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Cgil, Uil, Anci e alla Consigliera di parità supplente della Regione Toscana. Nel piano d’azione, accanto ad un forte accento su comunicazione, sensibilizzazione e formazione, c’è grande spazio per la contrattazione.
“Vogliamo contrattare con le aziende –ha detto Rossella Bugiani, della segreteria regionale Cisl- i temi legati a flessibilità, orari e quanto necessario per conciliare vita lavorativa e vita familiare. La flessibilità va contrattata: se è un valore, allora deve esserlo non solo quando a chiederla sono le imprese, ma anche quando la richiesta viene dalle lavoratrici, per conciliare lavoro e famiglia, magari attraverso il part-time per un periodo della propria vita. Su questo fronte si può fare molto attraverso la contrattazione, anche potenziando il welfare aziendale.” Altro obiettivo è quello di potenziare la concertazione con gli enti locali, “perché prendendo atto che le risorse sono scarse –ha spiegato Bugiani- occorre dare vita ad un confronto serio che porti alla condivisione delle priorità su cui intervenire, verificando anche come recuperare risorse e razionalizzare la spesa.” Un cammino che la Cisl non intende fare da sola, “anzi vogliamo sviluppare sinergie e collaborazioni e chiediamo a tutti i soggetti intervenuti stamani di condividere con noi questo progetto.
Perché realizzare pari opportunità non è solo interesse delle donne, ma di tutta la società.” “La realtà toscana –ha detto Liliana Ocmin, della segreteria nazionale Cisl- rispecchia una situazione nazionale di grande criticità occupazionale per le donne e di discriminazione, in particolar modo di fronte alla maternità. Il tasso di occupazione tra le donne senza figli infatti è più alto che tra le mamme; di fronte alla maternità troppe volte le donne sono ancora indotte alle dimissioni attraverso meccanismi totalmente esecrabili.
Per questo la Cisl è impegnata in una grandissima battaglia perché si trovino strumenti che prevengano il fenomeno delle dimissioni in bianco.” “Oggi l’emergenza è la denatalità, è la famiglia da rimettere al centro” ha aggiunto Ocmin. Un’operazione che “non si può rimandare a momenti migliori”, perché per uscire dall’attuale crisi “che è strutturale, legata alle difficoltà economiche e finanziarie del Paese” occorre ripartire “da un fondamento che è l’investimento sui giovani e sulle donne, come volano per far ripartire l’economia.” In apertura dei lavori è stata presentata un’indagine condotta nei mesi scorsi su 500 lavoratrici di imprese private e pubbliche di tutte le province toscane, dalla quale emerge che in Toscana 2 donne su 5 dichiarano che nel loro posto di lavoro non c’è ancora pari opportunità tra uomini e donne, che il 32,8% delle intervistate è venuto a conoscenza di episodi di discriminazione nei confronti delle proprie colleghe e che 1 su 5 li ha subiti in prima persona. L’indagine rientra nel progetto “DONNE e COMPETENZE per la CONTRATTAZIONE”, voluto dalla Cisl in collaborazione con Ecologia & Lavoro Onlus e la società di consulenza Contesti e Cambiamenti e promosso dalla Regione Toscana. Secondo le intervistate le cause delle discriminazioni oscillano da un generico pregiudizio nei confronti delle donne fino alla maternità e si manifestano principalmente nell’esclusione rispetto ai percorsi formativi e di carriera, in molestie verbali e mobbing e nel sottoinquadramento contrattuale rispetto ai compiti assegnati. Una lavoratrice madre su 4 (27,2%) afferma che la maternità ha condizionato in maniera negativa la sua carriera professionale, mentre al 21% delle intervistate (in particolare nelle imprese private) al momento dell’assunzione sono state chieste informazioni sulla situazione sentimentale e la volontà di avere figli.
La mancanza di parità non si ferma sul luogo del lavoro: la maggioranza (58,8%) delle intervistate dichiara che a casa il carico dei lavori domestici ricade su di loro. I problemi principali della propria città per le lavoratrici sono: flessibilità di orari dei servizi, traffico, carenza di trasporti pubblici e di asili nido quelli maggiormente avvertiti.