Organizzata dal Museo Marino Marini di Firenze e dall’ar/ge kunst Galerie Museum di Bolzano e ospitata contemporaneamente nelle due istituzioni, la mostra di Rob Johannesma (in piazza San Pancrazio, da venerdì 3 febbraio 2012, alle ore 18.30) è la prima personale dell’artista olandese in Italia. Johannesma è concentrato da alcuni anni in un’esplorazione delle possibilità simboliche e narrative della riproduzione fotografica, mediante la messa punto di una sofisticata metodologia comparativa di lettura delle immagini, volta a istruire un rapporto di risonanza tra icone del patrimonio storico-artistico occidentale e materiali dell’universo mediatico globalizzato.
Oggetto della sua ricerca sono i codici formali e narrativi che hanno caratterizzato l’immaginazione visiva occidentale dall’età rinascimentale fino ad oggi, al fine di interrogare la natura delle immagini fotografiche contemporanee e la loro ipotesi di veridicità come evidenza storica. Le immagini fotografiche privilegiate dalla ricerca di Johannesma sono quelle che accompagnano la cronaca del giornalismo internazionale e costituiscono una risorsa di informazione in presa diretta sulle vicende globali.
L’artista focalizza e conserva tali immagini per la loro natura di materiali visivi di consumo iperaccelerato, destinate a invecchiare e scadere nell’arco di poche ore dalla loro pubblicazione. Si tratta prevalentemente di scatti di guerra, immagini di violenza e scene segnate da un forte contenuto geopolitico. Johannesma riunisce comparativamente nelle sue installazioni la riproducibilità meccanica delle immagini con la costruzione ideale della storia attraverso i paradigmi visivi della grande tradizione pittorica europea, da lui individuati nella matrice della cultura rinascimentale olandese e fiamminga. In mostra compare un nuovo monumentale lavoro fotografico, World-Wielding (2012), prodotto dalle due istituzioni, che riflette sul rapporto tra fotografia contemporanea e storia dell’arte a partire dalla riproduzione giornalistica di uno scatto pubblicato da un quotidiano olandese nel maggio del 2011.
L’immagine raffigura i resti di un corpo umano a Srebrenica, città divenuta nota come il teatro del genocidio dei mussulmani bosniaci compiuto ad opera dell’esercito serbo nel 1995, durante la Guerra Bosniaca. L’artista ha sottoposto l’immagine a un processo di scomposizione e ricomposizione rifotografandola innumerevoli volte, sino a trasformarla in un esercizio di analisi testuale dei suoi possibili significati in rapporto alla storia della cronaca, alla storia dell’arte e al potenziale concettuale della fotografia nel mondo contemporaneo.
Un grande tavolo ospita Untitled (2012), un collage di fotografie tratte da giornali quotidiani. Costruita con una logica di ricerca intuitiva, mediante accostamenti, letture parallele e dissonanze, l’opera è uno scenario aperto di investigazione sul patrimonio iconografico della cultura occidentale. Paesaggi storici, riproduzioni di opere d’arte e scatti di cronaca internazionale si alternano e susseguono, dando vita a una molteplicità di riferimenti e suggestioni, capaci di rivelare la complessa ambiguità della fotografia come strumento di riproduzione del reale. Completano la mostra tre opere video, Untitled (1998), Cinque Terre (2004) che illustrano parte della riflessione dell’artista sull’idea di paesaggio, trasfigurato in chiave astratta e simbolica mediante il rapporto tra forme, colori e orizzonti, mentre Untitled (2010) allude al gioco ambiguo di occultamento e disvelamento insito in ogni immagine.
La mostra evidenzia come Johannesma apra la sua ricerca a due orizzonti paralleli, uno di ordine speculativo e uno narrativo, provando a ricondurre ad una possibile unità di significazione frammenti e unità visive tra loro disperse ed eterogenee. In tal senso è possibile accostare comparativamente il suo lavoro al solco dell’opera warburghiana dell’atlante figurativo di Mnemosyne, sia per la rievocazione del rapporto tra immagini e significati da questa messo in atto, sia per il modello polifonico utilizzato da Aby Warburg nella realizzazione dei suoi grandi tableaux iconografici.