E’ la fotografia di una generazione, quella di normali ragazzi nati negli anni sessanta. Come lo è Carlo Conti, il popolarissimo conduttore amato da grandi platee televisive, giunto al traguardo dei suoi primi cinquant’anni, che ha dato alle stampe “Io che…” (Mondadori, 132 pagine). E lo ha presentato oggi in Palazzo Vecchio assieme al sindaco Matteo Renzi. “Per una volta si invertono le parti e sono io a presentare Carlo Conti – ha esordito il sindaco Renzi –.
Carlo è uno di noi. Anche se vive per ragioni professionali gran parte del suo tempo a Roma, Firenze e Palazzo Vecchio sono casa sua”. E quì Conti ha interrotto il sindaco: “Non mi farete mica pagare l’Ici”. “Nel libro – ha detto ancora il sindaco Renzi – ci sono molti più punti di contatto con la mia generazione che non fra me e i giovani di oggi. Penso ad esempio alle cabine telefoniche e alle tecniche di imbrocco. Un libro che non incoraggia la nostalgia e che permette di fare delle riflessioni”.
Tra memoria comune e nostalgia privata, Conti racconta di sé e ripercorre la sua vita, componendo un ritratto leggero, divertente, condiviso. I suoi ricordi privati sono memoria collettiva. Conti è ancora un “ragazzo” normale che ha il senso del limite e soprattutto la consapevolezza che da ciò che fa, con serietà e con passione, non dipende la sopravvivenza di un uomo, come invece dalle mani di un chirurgo, ma al massimo di un punto di share. Uno dei suoi pregi è proprio quello di ricondurre tutto a estrema semplicità e questo lo rende un comunicatore in grado di parlare a così tanta gente.
Ecco allora un vademecum per i ragazzi d’oggi, prezioso per conoscere meglio e meglio comprendere i gusti e le fisime dei loro genitori. Il primo catalogo delle passioni di chi aveva vent’anni negli anni ottanta.(fd)