Mercoledì 18 gennaio alle 7.40 sono in stazione a Termini ho il treno che parte alle 8.10 per Pisa. Compro La Repubblica, salgo sul treno e comincio a leggermi gli articoli che riguardano la Costa Concordia. Leggo di una ragazza la cui nonna le ha sempre raccontato dello zio Giovanni che si era salvato dal Titanic cento anni prima. E tra me e me penso che a volte il filtro dei Media pone la cronaca al confine tra realtà e fantasia. Queste persone sono reali, ma fino a quando non ne incontri almeno una che davvero ha vissuto quella tragedia, pare quasi che le vicende si siano svolte in altra dimensione spazio temporale.
Al quel punto mi chiedo “mi capiterà mai di incontrare uno scampato della Costa Concordia?”. Il treno si ferma a Grosseto, accanto a me passa una signora cinese che mi parla in inglese e mi chiede se quella in cui si trova è davvero la carrozza 4. Le rispondo di sì e con il suo sorriso mi ringrazia e si siede davanti a me. Continuo la mia lettura passando ad un altro quotidiano. Dopo un po' alzo gli occhi incontro lo sguardo della signora cinese che mi chiede se può prendere in mano il quotidiano che ho appena finito di leggere.
Apre il portafogli e tira fuori la tessera rossa della Costa Concordia e mi dice: “Ero lì. Ho solo lo zaino con me, non ho più rossetto, non ho bagagli, ma ho salva la vita”. A quel punto si avvicina un altro signore anche lui cinese con la moglie e col dito mi indica la sua cabina ancora fuori dall'acqua che si vede nella foto de La Repubblica. Mi chiedono quando si arriva a Pisa. Loro sono scampati, il loro aereo probabilmente ci sarà tra molti giorni e così (evidentemente avendo salvato anche la carta di credito) hanno deciso di farsi un giro per la bella Toscana: Pisa, Firenze, Siena, Lucca.
Mi parlano a più riprese della straordinaria ospitalità e generosità italiana, di come sono stati accolti e aiutati al Giglio, di come “italian people is a nice people, very nice people”. Ecco, a quel punto mi rendo conto che sì, la stampa internazionale sta dipingendo un'Italia che, tra le tante cose, non può più vantare neppure marinai, ma in questa tragedia dove tante persone hanno perso la vita e molte altre hanno avuto il terrore di perderla, c'è anche tanta bellezza e tanta umanità.
I miei compagni di viaggio cinesi non hanno probabilmente capito granché di cosa sia accaduto. Sono fuori dal circo mediatico non potendo accedere alla lettura dei quotidiani italiani, ma sono dentro alla loro recuperata speranza di vita. Scendiamo dal treno, li accompagno e gli faccio vedere come arrivare alla Torre. Poi ci salutiamo, mi ringraziano e vogliono una foto con me: anch'io avrò il privilegio di stare nel loro cuore impaurito, ma consolato. di Cristina Sagliocco