Diminuisce il fatturato, ma l’imprenditore, generalmente under 50 e spesso donna, continua ad investire ed assumere. In Italia i bar sono 170mila, le nuove imprese sono soprattutto società con pochi addetti. Firenze, 29 novembre 2011 - Negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, il settore è cresciuto del 10,6%. Solo in Toscana sono 10.470 i locali di somministrazione di alimenti e bevande (bar, pub, osterie, ecc). Numeri che vanno in controtendenza nel panorama di crisi attuale e che sono stati approfonditi da Unioncamere Toscana e Confesercenti Toscana nella ricerca presentata oggi a Firenze durante il convegno “Bar e dintorni.
Passato, presente e futuro del comparto più dinamico della somministrazione di alimenti e bevande”, che ha visto la partecipazione di Massimo Vivoli, Presidente Regionale Confesercenti, Giovanni Tricca, Vice Presidente Unioncamere Toscana, Cristina Scaletti, Assessore alla cultura, commercio, turismo della Regione Toscana, Barbara Lucchesi, Assessore al commercio del Comune di Pistoia, Riccardo Nencini, Vice presidente Regionale Federconsumatori Toscana e Esmeralda Giampaoli, Presidente nazionale Fiepet Confesercenti.
In base ai dati del Registro Imprese, in Italia operano circa 170mila bar e pubblici esercizi attivi nel settore della somministrazione di bevande ed alimenti, che fanno capo a quasi 140 mila imprese. La maggiore concentrazione si registra in Lombardia, seguita da Lazio, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna. La Toscana è al settimo posto.L’incidenza del settore sul tessuto imprenditoriale in Toscana è del 2,3%. In Liguria, la regione con la maggiore incidenza, i bar arrivano a costituire il 3,7% delle unità locali attive.
Il rapporto fra offerta e domanda potenziale - determinata dalla popolazione residente, dai flussi pendolari e da quelli turistici - è ai massimi livelli in Liguria, Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna, mentre la Toscana si attesa comunque al di sopra della media nazionale: valori inferiori si registrano invece nelle regioni meridionali. Venendo alla demografia imprenditoriale, negli ultimi anni il settore è cresciuto, anche nei più recenti periodi di crisi. Nell’ultimo quinquennio si è anzi verificata una accelerazione del fenomeno rispetto a quanto registrato nel periodo 2001-2006 (+8,7%): fra il 2006 e il 2011 “bar e dintorni” sono infatti aumentati in media del 10,6%, con punte più alte in Lazio (+51,7%), Campania (+46,0%), Puglia (+42,4%) e Sicilia (+33,8%) .
Riguardo alle forme giuridiche, si nota una differenza marcata geograficamente: al sud, ad eccezione della Campania, dominano le imprese individuali; le società di capitali sono maggiormente diffuse in Lazio, Lombardia e Toscana e le società di persone in Emilia-Romagna, Piemonte e Umbria. Le forme societarie sono inoltre quelle che hanno maggiormente contribuito all’incremento del numero delle aziende. A livello nazionale i bar sono mediamente meno strutturati delle imprese operanti in altri settori: soltanto l’1,9% conta più di 10 addetti, i due terzi raggiungono al massimo 2 addetti.
La Toscana inverte la tendenza con solo un bar su due appartenente alla classe 1-2 addetti, mentre il 36,5% ha fra 3 e 5 addetti, il 7,6% fra 6 e 9 addetti ed il 3,1% conta almeno 10 addetti. Quello dei bar-ristorazione è un settore ad elevata propensione di imprenditorialità giovanile: a livello nazionale il 65% dei titolari di cariche ha meno di 50 anni. Sono pochi gli stranieri, sia comunitari sia extracomunitari, mentre un esercizio su tre è a titolarità femminile. La Toscana si posiziona un punto al di sotto della media nazionale e negli ultimi cinque anni ha accusato una flessione del numero di imprese femminili operanti nel settore (-1,3%). In termini di fatturato bar e mense hanno perso il 7,2% nel 2008 e il 10,2% nel 2009, registrando una contrazione dei livelli di attività superiore rispetto alla media del terziario.
La flessione si è attenuata durante il 2010 (-1,2% il volume d’affari), ma a metà del 2011 si osserva una nuova riduzione dei fatturati aziendali(-1,6%). In questo contesto le aspettative degli imprenditori sono tutt’altro che rosee: a metà del 2011 il 5,6% si trova in difficoltà con previsioni di riduzione o di cessazione dell’attività. Gli investimenti restano comunque elevati: un operatore su tre nel 2010 si è impegnato su tale fronte, soprattutto nell’apertura di nuove sedi o nel rinnovo degli ambienti, nel rinnovo degli impianti e/o nell’introduzione di macchinari innovativi e nell’acquisto di tecnologie informatiche.
Questo a fronte di una difficoltà di accesso al credito riscontrata nel 2010 da oltre un operatore su quattro fra quelli che si erano rivolti agli istituti bancari. Le difficoltà sono dovute soprattutto a maggiori garanzie reali chieste dalle banche ed all’aumento dei tassi di interesse. Buone comunque le prospettive per le assunzioni: sale al 38,6% nel corso dell’anno 2011 la quota di imprese toscane che ha in programma di assumere personale, anche se prima della crisi erano praticamente la metà del totale.
In valori assoluti si tratta di 29.600 assunzioni non stagionali e 60.600 assunzioni stagionali a livello nazionale. Le figure più richieste sono camerieri, cuochi e baristi. “Bar e dintorni: Passato, presente e futuro del comparto più dinamico della somministrazione di alimenti e bevande” Firenze, 29 novembre 2011. Il punto di vista di Giovanni Tricca, Vice Presidente Unioncamere Toscana: “Dinamicità. Questa la parola chiave che identifica un settore in crescita, nonostante la crisi.
Bar ed esercizi pubblici sono uno dei settori più giovani nel Paese, la maggioranza degli imprenditori sono under 50 e gestiscono strutture leggere, nella maggior parte dei casi al di sotto dei 5 addetti. Questo gli permette di continuare ad investire, differenziare e reinventarsi nonostante la realtà economica incerta. Oltre il 10% di crescita negli ultimi 10 anni è un dato che deriva dalla creatività del settore e dalla crescita della domanda. Sono cambiate le abitudini e il settore è stato in grado di adattarsi alla nuova clientela.
Molte sono imprese di recente costituzione, che hanno agganciato i nuovi trend e puntato sull’accoglienza e sullo stimolo di nuovi bisogni di uscire e distrarsi. Accanto a queste un nucleo storico, che soddisfa le esigenze di una clientela più adulta. Il fatturato di bar e mense ha evidenziato una perdita del 7,2% nel 2008 e del 10,2% nel 2009, registrando una contrazione dei livelli di attività superiore rispetto alla media del terziario. La flessione si è però attenuata durante il 2010 (-1,2% il volume d’affari), ma a metà del 2011 si osservata una nuova riduzione dei fatturati aziendali(-1,6%).
Per superare queste perdite ed altre difficoltà, come quelle legate all’accesso al credito, la ricerca presentata oggi insieme a Confesercenti va nella direzione di indagare le specificità del settore per permettere al sistema camerale di studiare le più idonee modalità di promozione e sostegno al mondo dei bar e dintorni.”