«Le rsa? Dal 2012 saranno roba da ricchi: sempre più rare, sempre più costose». Lo afferma il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl), che rilancia l’allarme giunto anche negli ultimi giorni da consumatori (Aduc) e operatori (Anaste) su un settore che rischia di morire per asfissia indotta dai tagli e controtagli su quote, posti letto, strutture e lavoratori in un effetto domino i cui effetti devastanti si scaricano, in ultima analisi, sui pazienti non autosufficienti e sulle loro famiglie. «La giunta regionale – attacca Mugnai – non fa che tagliare trincerandosi dietro lo stucchevole mantra dei tagli nelle erogazioni del governo, ma è solo per coprire le proprie inadempienze.
I dati, infatti, raccontano tutta un’altra storia che si compone di saccheggi continui al fondo per la non autosufficienza tutti decisi dalla giunta, con storni finalizzati soprattutto a tamponare il dissesto finanziario cui è soggetta la sanità toscana. Ricordiamo qualche numero: la voragine di bilancio della Asl 1 di Massa Carrara, su cui è al lavoro la procura, ad oggi si aggira sui 280 milioni di euro, mentre il disavanzo complessivo delle Asl toscane per il 2009 era di 304 milioni. O forse si vuol affermare che anche nel 2009 vi fossero tagli governativi? A fronte di tutto ciò, a fine 2010 vi erano ben 809 anziani in lista d’attesa per essere inseriti in una Rsa.
Per questo è inaccettabile che solo pochi giorni fa l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia abbia avuto l’ardire di sostenere che la Regione non può sacrificarsi oltre sulle quote sanitarie». Per altro, osserva il Vicepresidente della Commissione sanità, sarebbe ora che le famiglie fossero sollevate dalla compartecipazione alle spese per le quote sanitarie (quelle sociali già le pagano) per il ricovero in rsa dei loro congiunti non autosufficienti, e questo sia che si scelga di calcolarla su base reddituale che con l’Isee: «E’ l’indicazione che arriva anche dalla magistratura, e in particolare da una sentenza del Tar del 14 aprile scorso che accoglie la richiesta di una cittadina ad ottenere “in misura integrale e non limitata temporalmente” la quota sanitaria per il ricovero della propria madre».
Su questo proprio Mugnai, insieme al suo collega Ferri, ha depositato una proposta di legge (n.24) già nel settembre 2010: «Si tratta tra l’altro di una proposta di legge che ne rilancia un’altra della scorsa legislatura e che pertanto ha radici lontane, in tempi in cui i supposti tagli del governo, dettati oggi dalla contingenza, erano ben di là da venire e non ipotizzabili. Eppure quella proposta non è mai stata votata, segno che ciò che manca non sono i soldi, bensì la volontà politica di sollevare moltissime famiglie da un onere che ne compromette la tenuta e i bilanci». In questo desolante panorama la giunta regionale, quando vuole, i soldi per la sanità pare trovarli eccome: «La Regione continua a chiedere sacrifici ai cittadini, anche ai più deboli, senza dare il benché minimo segnale della volontà di porre mano ai costi d’apparato del sistema socio sanitario, settore che da solo assorbe i 3/4 del bilancio della Regione.
Così, mentre continua a riversare sulla copertura del deficit della Asl 1 di Massa Carrara risorse che sarebbero sufficienti a pagare le quote sanitarie necessarie per anni, nel frattempo si mantiene i suoi tre Estav in barba alla volontà di riduzione a uno solo espressa unanimemente dal Consiglio regionale, non accorpa le figure apicali delle Asl, non chiude le Società della Salute, persevera nel caricare il sistema sanitario regionale con pratiche da soccorso rosso come nel caso grossetano dell’assunzione in Asl 9 dell’assessore Pd all’ambiente della Provincia di Grosseto, ed eroga sostanzialmente a pioggia premi di produttività ai dirigenti.
Compresi quei dirigenti a cui qualche settimana prima Rossi aveva inviato una diffida con intimazione a pagare 30 milioni di euro per le responsabilità sul crac di Massa. Cosa c’entra, tutto questo, con le politiche del governo? Nulla. Tutte scuse».