Stradano, frazione di Aulla con circa 400 abitanti, è ancora isolata e i tecnici stanno lavorando in queste ore per cercare una soluzione. Le ipotesi in piedi al momento almeno tre, una delle quali nprevede la costruzione di un ponte Bailey. La squadra del genio militare sta facendo per questo un sopralluogo che dovrà stabilire se è possibile la realizzazione del ponte che dovrà nuovamente collegare il paese dalla strada principale. All’incontro in Comune hanno preso parte anche i rapresentanti della società Autostrade che hanno fatto pressioni per la riapertura dell’A 15.
A questo proposito i rappresentanti della Protezione civile hanno chiesto che, anche in caso di riapertura,non venga comunque riaperto il casello di Aulla per evitare intralci alle operazioni in corso. Se n’è parlato nel corso del vertice del Comitato di coordinamento dell’emergenza alla presenza dell’assessore all’agricoltura Gianni salvadori nel corso del quale è stato fatto, atto fra le altre cose, il punto sulla situazione della viabilità in tutta l’area colpita dall’alluvione. Sono 64 gli abitanti dei Comuni colpiti che hanno passato la notte negli albeghi messi a loro disposizione.
Molti altri – ma il numero preciso non è noto – hanno dormito fuori casa presso parenti o amici. Per tutti si prevede un’altra notte fuori casa. Nel frattempo, intorno alle 15, l’energia elettrica è tornata ad Aulla e in gran parte della Lunigiana e la luce si è riaccesa in quasi tutti gli edifici, pubblici e privati. Fino a quel momento, l’elettricità era stata garantita da una serie di gruppi elettrogeni in sostituzione delle centraline danneggiate, che sono state ripulite e rimesse in funzione.
I tecnici assicurano che saranno risolti anche i problemi particolari che riguardano ormai poche frazioni, le più isolate. E’ questa una delle buone notizie emerse dalla riunione svoltasi questa mattina in Comune, ad Aulla e alla quale hanno partecipato l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori, il prefetto, i sindaci dei Comuni della Lunigiana, la Provincia di Massa Carrara, i volontari, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, la protezione civile e i tecnici delle società di gestione dei servizi. Per quanto riguarda le telecomunicazioni, i tecnici affermano che entro qualche giorno il servizio di telefonia fissa dovrebbe essere ripristinato ovunque.
Quanto alla telefonia mobile, i principali gestori sono di nuovo funzionanti. Intanto continua il lavoro dei volontari Sono 350 i volontari, in gran parte afferenti al comitato operativo regionale del volontariato (Anpas, Croce Rossa, Misericordia e Vab), che si sono finora impegnati, a supporto e integrazione del volontariato locale, nelle operazioni di soccorso in Lunigiana. Oggi al lavoro ce ne sono 150, destinati ad aumentare nei prossimi giorni con il contributo del volontariato di tutte le province per aiutare la popolazione colpita a rimuovere fango e detriti da strade e abitazioni e per assistere in particolare le persone anziane e con disabilità. E’ partita oggi infatti la richiesta di invio di volontari a tutte le Province toscane.
La gestione di tutti gli interventi è affidata al punto di coordinamento presso la segreteria regionale del volontariato appositamente allestita ad Aulla. I mezzi e le attrezzature in funzione sul posto sono attualmente 40 motopompe, 12 torri-faro, 6 gruppi elettrogeni, 3 ruspe (Bobcat), diversi moduli “Tsk” per operazioni di lavaggio, 2 autocarri pesanti per trasporto materiali, 1 unità per il trasporto e la distribuzione di generi di conforto, con 3 termos a a bordo da 18 litri che forniscono bevande calde, 5 fuori strada per il raggiungimento delle frazioni più disagiate.
Ci sono anche 2 unità sociosanitarie per assistenza e supporto alle persone anziane. E’ stata allestita (da ieri) presso il centro sportivo una struttura di accoglienza con 200 posti letto per volontari e per gli abitanti che lo richiedono. Inoltre, da domattina 80 volontari reclutati dalla protezione civile regionale saranno in Lunigiana per svuotare le case e gli scantinati dal fango, sia nei centri principali che nelle frazioni. Lo rende noto il Comitato di coordinamento dell’emergenza attivo nella zona ventiquattro ore su ventiquattro. Conad manda viviveri e acqua. Per stasera, intanto, è previsto l’arrivo, al centro di stoccaggio della marina militare ad Aulla, di un camion con generi alimentari e acqua messo a dipsozione dalla Conad di Massa.
Nella zona infatti negozi e supermercati sono stati sommersi, rendendo impossibile l’approvvigionamento da parte della popolazione. Ponte Bailey a Stradano. La viabilità sta nel frattempo normalizzandosi. Il Comitato fa sapere che i tecnici hanno dato il via libera alla costruzione del ponte Bailey per collegare la frazione di Stradano – dove vivono 250 famiglie, in tutto circa 400 persone – che è tuttora isolata. Niente ponte, invece, per Mulazzo, circa 4000 abitanti.
In questo caso le squadre del genio militare realizzeranno una nuova strada su un vecchio tracciato esistente. Il Presidente della Regione Enrico Rossi ha lanciato una proposta per mettere fine a queste continue e costosissime emergenze. Si tratta di un piano di interventi per la sicurezza idrogeologica, 1,5 miliardi di euro l’anno fuori dal patto di stabilità, un patto tra governo, Regioni ed enti locali. “In 65 anni – afferma il presidente Rossi – lo Stato ha speso 213 miliardi per riparare i danni provocati dalle emergenze mentre ne basterebbero 40 per mettere in sicurezza il paese.
E’ evidente che conviene spendere in prevenzione. Ed è assurdo che in questo Paese non si sia ancora trovato il modo di farlo. Per questo propongo che lo Stato chiami Regioni ed Enti locali a sottoscrivere un patto per realizzare, finalmente, gli interventi necessari. Un patto non fatto di chiacchiere ma di impegni precisi: lo Stato si impegni ad investire 500 milioni all’anno e altrettanto faranno Regioni, Comuni e Province. La condizione è che questi investimenti, necessari a garantire la sicurezza dei cittadini, siano esclusi dal Patto di stabilità”. “Potremo così varare un piano di interventi da 1,5 miliardi all’anno.
E in poco più di 20 anni cambieremo questo Paese, lo metteremo in sicurezza ed eviteremo il continuo ripetersi di queste tragedie. Tra l’altro un investimento annuale di 500 milioni sarebbe di gran lunga inferiore a quello che lo Stato ha speso e spende ogni anno per riparare i danni: dal 1944 ad oggi – conclude il presidente Rossi – ha infatti speso più di sei volte tanto e solo per le ricostruzioni (in media 3,2 miliardi all’anno)”. Intanto stamani Rossi, intervistato a Firenze a margine della presentazione del “Dossier statistico immigrazione 2011” redatto da Caritas/Migrantes, aveva dichiarato: “In queste ore stiamo cercando di risolvere due problemi importanti.
Il primo è quello dell’approvvigionamento dell’acqua con autobotti, in collaborazione con tutte le aziende dell’acqua toscane. E in parallelo i tecnici sono al lavoro per ripristinare la rete idrica. L’altro è l’isolamento, per il crollo dei ponti, dei paesi di Stadano e Mulazzo. Oggi verrà effettuato il sopralluogo per la realizzazione di due ponti provvisori”. “Ci sono state nella zona precipitazioni fuori dell’ordinario, ma il punto vero, che ha portato a questa tragedia – ha proseguito il presidente Rossi -, è l’urbanizzazione non corretta del territorio.
Si è costruito nel letto dei fiumi, sulle colline, in maniera indiscriminata, e la natura in queste occasioni si riprende i suoi spazi. Sarebbe opportuno che il governo approvasse un piano pluriennale degli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio, invece si continuano a tagliare i fondi per la prevenzione e la gestione del territorio. Anche il ministro Prestigiacomo ha protestato, ma poi è rimasta al suo posto nonostante il taglio del 90% ai fondi del suo ministero”. “Noi – ha detto ancora – abbiamo reso inedificabili le zone dove si sono verificate le esondazioni.
Le costruzioni saranno ferme fino a quando non saranno state effettuate tutte le verifiche sul rispetto della normativa e dei vincoli per la sicurezza. Nonostante i tagli, nel 2010 abbiamo impegnato 60 milioni, mentre per il 2011 possiamo impegnarne solo 15 a causa dei vincoli del patto di stabilità. Abbiamo messo 30 milioni per la manutenzione della montagna. Ma il punto determinante è uno: bisogna smettere di costruire nelle zone a rischio, bisogna essere inflessibili”. "Le risorse per la difesa del suolo escano dal tetto del Patto di stabilità".
E' la proposta dell'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini all'indomani dei tragici eventi che hanno sconvolto la Lunigiana e la Liguria. "Quanto è accaduto ci ha mostrato, purtroppo ancora una volta, che siamo di fronte a un'emergenza nazionale. E allora rinnovo l'invito al Governo a prendere in considerazione l'ipotesi di escludere le risorse destinate alla difesa del suolo dal tetto per il Patto di stabilità, proprio come succede per la sanità, e darci quindi la possibilità di spenderle.
Benché, come dimostrano anche i recenti tagli nazionali, le risorse a disposizione siano insufficienti a colmare tutte le necessità, se potessimo spenderle per intero, da un lato potremmo agire direttamente sui territori mettendo in campo maggiori interventi di difesa idrogeologica e dall'altro, eviteremmo di mettere in difficoltà le aziende che hanno già effettuato lavori e che, invece, a causa del Patto di stabilità, non vengono pagate e sono a rischio chiusura". “Dispiace dover constatare che il governo non è intervenuto in prima persona e che il vice ministro Castelli è venuto in Lunigiana a titolo personale, senza alcun mandato ufficiale per prendere le decisioni necessarie in circostanze come questa”.
Così l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori, che ha partecipato, oggi ad Aulla, all’incontro del Comitato per l’emergenza, alla presenza del prefetto, del sindaco di Aulla Roberto Simoncini, dei sindaci dei Comuni della Lunigiana, del vice presidente della Provincia Fabrizio Magnani e di tutte le associazioni del volontariato, forze dell’ordine, esercito, vigili del fuoco che hanno prestato i primi soccorsi e anche oggi stanno lavorando a pieno ritmo. Al summit ha partecipato anche il vice ministro alle infrastrutture Roberto Castelli, che ha però precisato di intervenire non in forma ufficiale ma a titolo personale.
Castelli ha comunque assicurato che della richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale si discuterà nel prossimo Consiglio dei ministri. “Anche se avremmo apprezzato la presenza del governo – ha detto ancora Salvadori – mi auguro che le rassicurazioni a titolo personale del vice ministro Castelli possano avere una concretizzazione in tempi brevi per dare certezze a un territorio che ha bisogno di risorse e strumenti per risollevarsi”. Salvadori: “Servono 3 milioni per acqua potabile e depurazione” Mentre prosegue il lavoro per riportare l’acqua nelle case e ripristinare i servizi essenziali, si fanno le prime stime sui costi.
Salvadori ha spiegato che per ripristinare le condutture dell’acquedotto travolte dalla piena e rendere di nuovo potabile l’acqua si prevede una spesa di circa 1 milione di euro. A questa si dovranno aggiungere altri 2 milioni di euro, che è la stima del costo di riattivazione del depuratore. Si tratta di interventi urgentissimi, ha spiegato l’assessore, perché attualmente l’acqua, anche se è tornata in molte abitazioni, non è comunque potabile. I Comuni hanno avvisato la popolazione di non berla e non utilizzarla a scopi alimentari.
Sono in corso, in quasi tutti i Comuni, le analisi dei campioni prelevati in varie zone della rete. Per ora l’acqua potabile continua ad essere rifornita grazie al servizio di autobotti. I tecnici delle due società di gestione, Lunigiana Acque e Gaia, hanno fatto sapere che stanno lavorando e che prevedono, salvo casi particolari, di ripristinare il servizio e la potabilità entro sabato. Anche quello della depurazione è un problema urgente: l’impianto è fuori uso e, al momento, gli scarichi vanno direttamente nel Magra.
Anche in questo caso si conta di ripristinarne l’attività entro il fine settimana. «Il Parlamento europeo si faccia portavoce dell'urgenza di sostenere le zone danneggiate dall'alluvione che, in questi ultimi giorni, ha sommerso di pioggia e fango la Toscana, abbattendosi, in particolare sui comuni di Aulla e della Lunigiana, provocando sette morti e sei dispersi. Bisogna aiutare la popolazione ed è giusto che quest'Assemblea si adoperi affinché vengano stanziati degli aiuti a favore dei territori colpiti».
Questo il messaggio lanciato, oggi, dall'eurodeputato pratese Claudio Morganti, intervenuto nell'emiciclo del Parlamento europeo, a Strasburgo, dove l'Assemblea è riunita in seduta plenaria. Il consigliere regionale del PdL Nicola Nascosti, commentando le parole dell’assessore regionale Gianni Salvadori in merito al presunto mancato intervento del Governo in Lunigiana, ha dichiarato: “Restiamo stupefatti di fronte alle accuse dell’assessore Salvadori nei confronti del Governo, in merito ai tragici fatti che hanno colpito la Lunigiana.
Parlare di mancato intervento in prima persona da parte dell’Esecutivo significa voler accendere polemiche inutili e infondate, alla luce delle immediate rassicurazioni del ministro Matteoli e della presenza – seppur in veste non ufficiale del viceministro Castelli”. “Di tutto ha bisogno la gente della Lunigiana, salvo che di diatribe politiche. Puntare il dito contro il Governo certo non aiuta a migliorare le condizioni dei cittadini colpiti dalle devastazioni né tantomeno accelerano gli interventi per ripristinare la normalità”, conclude Nascosti.
I consiglieri regionali della Lega Nord Toscana, Antonio Gambetta Vianna e Gian Luca Lazzeri, chiedono che i contributi della Regione per l’alluvione in Lunigiana, «a cominciare dai 100.000 euro destinati dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, siano destinati per il risarcimento dei danni subiti dai cittadini che sono stati colpiti negli affetti più cari. Infatti, c’è un’esigenza di ricostruzione, ma anche quella di non lasciare da soli i cittadini di fronte agli ingenti danni economici personalmente subiti, a partire dai beni mobili, come per esempio le auto, fino a quelli strutturali alle abitazioni». Intanto, come successo recentemente per l’alluvione in Veneto, il Movimento Giovani Padani ha deciso di promuovere da oggi una raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione in Liguria e Toscana. «Molti giovani – spiegano il leader del Movimento Giovani Padani, onorevole Paolo Grimoldi, e il responsabile del Movimento Giovani Toscani, Francesco Acciai – si sono già messi a disposizione come volontari nelle fila dei vari gruppi di Protezione Civile in cui prestano servizio, ma non basta.
Servono soldi, e subito. Dalle prime informazioni disponibili, la situazione è drammatica Chi volesse fare una donazione può versare il contributo con un bonifico bancario (iban IT13 K076 0101 6000 0004 1839 200) oppure sul c/c postale 41839200 instestato a “Associazione Giovani Padani – via Colombi 18, 20161 Milano. Causale: Alluvione Liguria/Toscana”». «I Giovani Padani – afferma il coordinatore federale del MGP, Lucio Brignoli – si stanno mobilitando anche in prima persona, organizzando squadre a disposizione degli amministratori locali per gestire la prima emergenza.
In queste ore, stiamo contattando gli amministratori locali eletti nelle fila della Lega Nord per indirizzare al meglio i nostri aiuti». “Sono ormai anni che si sovrappongono alluvioni su alluvioni, dissesti gravi – ha dichiarato Oreste Giurlani Presidente di UNCEM Toscana in rappresentanza di 160 comuni montani intervenendo sull’emergenza in Lunigiana – ed i territori, soprattutto quelli toscani, non sono più in grado di reggere tali situazioni. È quindi necessario un vero Piano Nazionale per la messa in sicurezza dei territori, per ridurre il dissesto idrogeologico e idraulico, serve grande prevenzione e quindi ingenti risorse continue per gli interventi.
I comuni dei territori montani, non devono essere soli, il problema in montagna non è solo legato all’abusivismo ma alla manutenzione straordinaria e ordinaria della montagna, perché il territorio montano necessita di essere curato e salvaguardato, ma ciò può attuarsi solo con politiche specifiche per la montagna, cosa che ora è del tutto assente. Di fronte a questo scenario quindi non si può prescindere da vere e proprie strategie specifiche di intervento supportate da politiche per la montagna, che ora più che mai sono necessarie e urgenti.
Intanto le Comunità montane toscane -chiude Giurlani - sono pronte a d aiutare e supportare la Lunigiana in questa drammatica difficoltà". La situazione del rischio idrogeologico è grave in Toscana dove sono ben 280 i comuni a rischio frane o alluvioni, ossia il 98 per cento del totale. Tra i 10 capoluoghi toscani, ben sette – Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia – presentano addirittura il 100 per 100 delle Amministrazioni classificate a rischio. Seguono Arezzo, Siena e Grosseto, rispettivamente con il 97, il 94 e l’86 per cento delle municipalità considerate a rischio.
L’area interessata dal maltempo è dunque più fragile rispetto alla media nazionale in Italia dove comunque - precisa la Coldiretti - ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico, dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.