Adriano Sofri presenta, alla libreria Feltrinelli di Firenze (mercoledì 9 novembre alle 18) il libro di Maddalena Rostagno, che racconta suo padre Mauro. Mauro Rostagno crede che un giorno potrà sentire il suono di una sola mano che applaude: crede nell’impossibile. Per questo sfida la mafia. Ma la mafia non ci sta e nel 1988 lo ammazza a colpi di fucile. C'è un prima. Ed è la storia di Rostagno: leader del ’68 a Trento, fondatore del primo centro sociale italiano, seguace di Osho in India, giornalista a Trapani.
Un padre che ama sua figlia Maddalena. E c’è un dopo. Dal 1988 a oggi: ventitré anni alla ricerca di un processo, aperto solo oggi nel 2011. Passeggiate tra cuscini, amache e altalene, nelle stanze del più grande centro sociale italiano, Macondo, alla fine degli anni settanta, a Milano. Attraversate Pune, in India, per ascoltare Osho, e osservate, mentre si alza il sole, tre elefanti passare con i baldacchini sulla schiena. Arrivate a Trapani, punta estrema d’occidente d’Italia, a due passi dall’Africa, in una piccola frazione di campagna, e trasformate un vecchio baglio nel più laico e libertario centro di recupero per tossicodipendenti, la comunità Saman.
Immaginate di essere Mauro Rostagno – leader del Sessantotto, amante della vita e della libertà – e di lavorare in una piccola televisione locale, Rtc. Immaginate di sfidare ogni giorno, dagli schermi di Rtc, la più grande organizzazione criminale d’Italia: Cosa Nostra. Ora immaginate di essere Maddalena Rostagno, figlia di Mauro. Maddalena e Milano e l’India e Trapani, Maddalena che guarda in tv suo padre, Maddalena che la sera del 26 settembre 1988 sente dei colpi di pistola, a pochi passi da casa.
Maddalena, che otto anni dopo vede sua madre in carcere, arrestata con l’accusa di favoreggiamento per l’omicidio di Mauro, colpita dalla macchina del fango. Maddalena che cresce, che riapre i cassetti, che legge le carte giudiziarie, che scongela il dolore. Maddalena che aspetta per anni che vengano trovati i veri assassini di suo padre. Fino all’apertura del processo, nel 2011, ben ventitré anni dopo quella sera di autunno. Cucendo il filo della vita e della storia in un montaggio serrato, Maddalena Rostagno e Andrea Gentile scrivono un racconto intimissimo, una sceneggiatura, un’inchiesta, un romanzo picaresco.
La storia dell’uomo che sfidò la mafia guardandola negli occhi. La storia dell’uomo capace di sentire il suono di una sola mano.