Gli agenti di polizia penitenziaria tornano ad alzare la voce. L'ormai stridente binomio unità presenti-unità necessarie sembra avere assunto dimensioni insopportabili. Vi sono soprattutto problemi di sicurezza e diritti soggettivi (e oggettivi) che in questo stato di cose vengono puntualmente calpestati ripercuotendosi anche sulla vita privata degli stessi agenti. «Quotidianamente – scrivono le organizzazioni sindacali – gli istituti toscani sono scherniti del già striminzito numero di personale per far fronte alle gravose necessità dei Nuclei traduzioni piantonamenti, al fine di poter garantire la presenza dei ristretti nelle aule di giustizia, sempre e comunque sotto scorta, ricordando il taglio dei fondi per il carburante». E ancora, «il personale di polizia penitenziaria lamenta turni e orari di servizio insostenibili che spesso vanno al di là dell'ordinario, al fine di garantire livelli minimi di sicurezza, inoltre percepisce con preoccupazione le condizioni igienico sanitarie dovute all'eccessiva presenza dei detenuti». Concetti che le sigle sindacali della polizia penitenziaria hanno espresso in una dura nota inviata alle istituzioni competenti, per chiedere una presa di posizione nei confronti degli operatori di polizia che da sempre sono in prima linea ma come sempre bistrattati da tutti.
Le intenzioni dei poliziotti penitenziari e dei rappresentanti sindacali sono bellicose perchè attuare un'autoconsegna in caserma dopo lo svolgimento del servizio programmato, è un atto estremo che deve far riflettere ma allo stesso tempo dare risposte concrete e rapide alle problematiche. E ancora: sciopero della fame, conseguente all'autoconsegna in caserma. Ora aspetteremo - conclude Giuseppe Boccino segretario Generale aggiunto Lisiapp - fino a mercoledi poi inizieremo a fare sul serio"