"Care lavoratrici e cari lavoratori" scrive il sindaco di Firenze Matteo Renzi criticato dagli stessi lavoratori e lavoratrici durante il Consiglio comunale che ha visto la relazione del primo cittadino sullo stato di salute di Ataf e sulle prospettive di privatizzazione o risparmio forzato. "Domani mando una lettera a tutti" ha detto dopo il Consiglio, gettando la notizia sul piatto. Lettera aperta che avrebbe dovuto chiarire ulteriormente le rispettive posizioni, mentre invece nel testo si ritrovano gli stessi identici punti toccati durante la relazione svolta nell'assemblea cittadina.
Tanto valeva dire "manderò loro il mio discorso" ma le parole che sono sì importanti, possono trovare svariate interpretazioni. Verrebbe da domandarsi il perché di una tale ripetizione, se lo scopo è solo quello di arrivare ai destinatari che già hanno ricevuto il messaggio. Se.. Aveva detto "Cari amici.." in Consiglio e sono partiti gli insulti, non si era corretto ed aveva preferito ribadire la parola "amici" che adesso ritornano "lavoratrici e lavoratori". "Il Governo taglia sul trasporto pubblico locale e la Regione Toscana va a ruota" ribadisce il sindaco che si era detto non troppo convinto dei numeri proposti dalla Regione in merito alla Gara che avrebbe un costo per chilometro più basso di quanto Firenze meriterebbe. Il privato resta lo 'spauracchio' contro una gestione pubblica votata al 'risparmio forzato'.
Questa la scelta che Renzi torna a mettere sul tavolo dei dipendenti. Torna anche a parlare dello "Struzzo" sul quale la consigliera capogruppo di perUnaltracittà, Ornella De Zordo, rispondendo in aula ha sottolineato con ironia il concetto riscuotendo l'ilarità del pubblico. Il testo della lettera/discorso: "Mi rivolgo direttamente a Voi per fare chiarezza sulla situazione che la nostra azienda Ataf sta vivendo in un momento così particolare della vita del nostro Paese. Il punto di partenza lo conosciamo tutti: non si può più fare come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia e fanno finta che i problemi non esistano.
Noi, gli attuali proprietari e gestori di Ataf, abbiamo deciso di parlare il linguaggio della verità: i problemi ci sono, eccome, e vanno affrontati e risolti. O si fa adesso o tra qualche mese resteranno solo i cocci. Il Governo taglia sul trasporto pubblico locale e la Regione Toscana va a ruota. Come Comune di Firenze abbiamo aumentato quest’anno gli stanziamenti per i servizi garantendo linee essenziali che minacciavano di sparire dalla rete, ma quello che manca oggi è un quadro di stabilità strutturale tra costi e ricavi. Dopo due anni di cura dimagrante, sono stati eliminati tutti gli sprechi e ridotti all'osso i costi: consulenze, assistenze esterne e spese per marketing tagliate di oltre il 50%, le spese per il CdA ed il Direttore Generale oggi sono un terzo di tre anni fa, i costi di rappresentanza portati a zero, solo per fare qualche esempio.
Spero non sfugga a nessuno che ciò è stato realizzato qui, mentre altrove altre aziende di trasporto assumevano cubiste e nipoti di sindacalisti. E nello stesso periodo 47 autobus nuovi, 143 pensiline inaugurate, 65 punti di informazione tra paline e pensiline, nuove corsie preferenziali. Ma non basta, non può bastare. Abbiamo posto il problema della privatizzazione della gestione, mantenendo pubblico il servizio e la proprietà dei beni. Questa per noi è la via maestra e siamo pronti a percorrerla in un quadro di riorganizzazione globale del settore, offrendo una prospettiva solida per il futuro.
Dai vostri rappresentanti sindacali è venuta però la richiesta di uno stop, almeno temporaneo, per confrontarsi seriamente su tutto: anche sull’ipotesi di mantenere pubblica la proprietà. Noi siamo pronti a fare un passo indietro solo se questo può servire per prendere la rincorsa. Possiamo cambiare idea, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto. Negli ultimi 40 anni, i sacrifici per tenere in piedi Ataf li hanno fatti i cittadini che hanno pagato il conto due volte: comprando il biglietto (com'è giusto che faccia chi vuole salire sull'autobus) e con i soldi delle tasse che sono state usate per ripianare i buchi fatti nei bilanci dell'azienda dalle precedenti gestioni.
Oggi questo non è più possibile, dobbiamo cambiare strada. Voglio sottolineare che nessuno sta mettendo in pericolo un solo posto di lavoro o un centesimo dei vostri stipendi: non è poco, in un momento di crisi come questo, quando 50 vostri colleghi di aziende di Tpl pubbliche e private sono in cassa integrazione, solo guardando alla Toscana. Dobbiamo fare i conti, come fanno le aziende serie, e questo significa che con lo sforzo di tutti dobbiamo recuperare 6-7 milioni di euro: questi soldi sono necessari per far stare Ataf sul mercato con le proprie gambe.
E' finita l'era in cui si possono devastare i bilanci delle aziende pubbliche perché tanto poi Pantalone paga. Quindi o l'azienda sta in piedi da sola oppure salta tutto. Ataf ha un grande passato, ma noi vogliamo che abbia anche un grande futuro. A voi la scelta se questo futuro debba passare da una gestione pubblica con le caratteristiche di risparmio che abbiamo illustrato ai sindacati e su cui siamo pronti a discutere oppure se preferite affidarvi alla gestione privata. Abbiamo la responsabilità di salvare il trasporto pubblico a Firenze e non ci tireremo indietro.
Perché una città che scommette sul piano strutturale a volumi zero, sulle pedonalizzazioni, sul recupero del verde a partire dalle Cascine, sul risparmio energetico dalle case alle briglie sull’Arno, è una città che ha bisogno di un trasporto pubblico locale degno di questo nome. E noi glielo daremo, spero anche grazie al vostro aiuto".