Si cresce nonostante la crisi. E gran parte del merito spetta ai lavoratori stranieri, in costante aumento da dieci anni a questa parte all’interno di una cooperativa sempre più colorata e multietnica. E’ la fotografia di Cooplat, tra le maggiori cooperative di servizi in Italia impegnata nei settori del Facility Management e dell’Ecologia, che ieri ha presentato a Livorno il Bilancio Sociale 2010. Dai dati, è emerso un quadro in controtendenza rispetto al periodo di difficoltà generale, con un aumento dell’occupazione diffusa con continuità in Toscana e nelle altre sette regioni d’Italia in cui Cooplat è presente. In totale, gli addetti sono cresciuti del 3% in un anno: erano 2.789 nel 2009, sono saliti a 2.872 nel 2010.
Nella nostra regione, i 1.733 addetti del 2009, sono diventati 1.771 nel 2010. Se questo di per sé basterebbe a delineare un quadro in controtendenza rispetto al periodo di difficoltà generale, il vero botto si registra in relazione all’occupazione straniera. I lavoratori immigrati, nel 2009, erano 340. Alla fine del 2010 sono saliti a 394. La crescita dell’occupazione straniera all’interno di Cooplat, è stata dunque pari al 15%. La forza lavoro immigrata è stata oggetto di un’apposita ricerca commissionata da Cooplat al Centro Europeo di Ricerche e Studi Sociali (Ceuriss) di Firenze.
Dallo studio, basato su 141 questionari, 80 interviste e 7 focus group condotti su base provinciale a Firenze, Pisa, Prato e Siena, si nota che la maggior parte degli occupati stranieri è rappresentata da donne (62,9%). Il 34% ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni, il 33% va dai 40 ai 49 anni, il 18,1% è ultracinquantenne, il 15% ha meno di 29 anni. Il tasso di scolarizzazione è medio-alto: il 22,6% ha continuato gli studi dopo i 18 anni, il 43% è diplomato. Ma il 3,6% dichiara di non aver mai frequentato la scuola.
I Paesi di origine sono prevalentemente l’Albania (15,3%), il Perù (15,3%), il Ghana e le Filippine (10,1%), l’8% dallo Sri Lanka. Dalla ricerca emerge che la maggior parte degli addetti stranieri ha un forte senso di attaccamento al proprio Paese di orgine e contemporaneamente ha sviluppato un forte senso di appartenenza al territorio locale. Emerge inoltre che per loro il lavoro ha una dimensione identitaria ed è avvertito come l’avvio di un percorso di inserimento sociale. “Tra le testimonianze raccolte, sono in molti a sostenere con forza che il lavoro, ancor prima della lingua, è il punto di partenza per raggiungere l’emancipazione.
Una questione, questa, che non riguarda solo gli immigrati. Pensiamo alle quattro donne morte a Barletta: il lavoro dignitoso e sicuro è garanzia di libertà” commenta il presidente di Cooplat, Fabrizio Frizzi. Tornando al quadro generale: sulla Costa Tirrenica, Cooplat conta 1.017 addetti e 25 milioni di fatturato nel 2010. Particolarmente rilevante il dato in provincia di Livorno: 376 soci, 158 dipendenti e quasi 15 milioni di fatturato l'anno. La cooperativa ha sedi operative a Firenze, Livorno, Grosseto, Siena e Pistoia.
Fuori regione, Cooplat opera a Cagliari, Siracusa, Marghera, Verona, Torino, Roma e Napoli. In Toscana si raccoglie il 60% della presenza di Cooplat, con 1.771 addetti e un fatturato 2010 di quasi 48 milioni di euro, su un fatturato complessivo pari a 85 milioni e 300 mila euro per il 2010.