Per Firenze non è una sera come tante. Attesa silenziosa, composta, ma sentitissima quella che precede la lettura della sentenza per il presunto boss del Brancaccio, Francesco Tagliavia, nell'ambito del processo sulla strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993 e per le altre stragi di mafia del periodo 1993-94. Tagliavia, che sconta gia' altre condanne all'ergastolo nel carcere di Viterbo, è accusato di aver organizzato materialmente la strage dei Georgofili che causò cinque vittime e quasi 50 feriti. Durante il dibattimento, nei mesi scorsi, i pm fiorentini hanno cercato di dimostrare, attraverso le testimonianze, l'esistenza di una trattativa tra mafia e Stato.
Un legame che ha ferito gli animi quasi quanto il boato di quella notte. Domande e richiesta di risposte. Parole ripetute negli anni da parte delle associazioni che hanno contribuito a tenere viva la memoria non solo nelle ricorrenze istituzionali e che ancora tengono sveglia la città a metà maggio per quel pensiero che nel chiuso di ogni casa o in piazza della Signoria accompagnano la deposizione dei fiori presso la lapide commemorativa. Vite spezzate che nessuno mai potrà restituire. Ma la dignità di uno Stato, la verità di una storia che non si può cancellare, quello sì.
La Giustizia questo può e deve farlo. Stamattina e in giornata le controrepliche della Procura e l'ingresso dei giudici in camera di consiglio. La sentenza e' attesa per il tardo pomeriggio, o la sera. Mentre l'accusa ha chiesto l'ergastolo, i legali di Tagliavia hanno chiesto per il loro assistito l'assoluzione con formula piena.