Firenze – E' stato catrato dagli agenti della squadra mobile di Firenze il terzo rapinatore che il 5 giugno 2009 con altri due complici svaligiò la Banca di via Pratese. Con parrucche e occhiali da sole calzati, i tre banditi misero a segnoo una studiata rapina a mano armata. Forando il tetto della sede dell’Istituto di Credito di via Pratese, si erano introdotti all’interno dei locali e dopo aver atteso la chiusura al pubblico, fecero irruzione sequestrando i dipendenti nei bagni e costringendone alcuni ad avviare l’apertura temporizzata delle casse e del Bancomat.
Il bottino fu di ben 120.000 euro in banconote oltre a diversi gioielli presi dalle cassette di sicurezza. Ma qualcosa andò subito storto per i rapinatori: tra le mazzette di soldi rubate ce ne era una col sistema satellitare attivo. Gli uomini della Sezione Antirapina guidati dal Dr. Alessandro Ausenda non persero tempo, gettandosi sulle tracce dei banditi fuggiti in autostrada in direzione Pistoia. Durante i controlli agli autoveicoli, una piccola utilitaria con una persona a bordo forzò i posti di blocco delle forze dell’ordine, dandosi alla fuga. Il veicolo fu poi ritrovato non poco lontano, abbandonato in una piazzola di sosta.
Dei malviventi nessuna traccia, ma all’interno dell’autovettura vennero rinvenute e sequestrate due pistole con matricola abrasa, il materiale utilizzato per i travisamenti e l’intera refurtiva. Proprio da quell’auto partirono i primi accertamenti verso la giusta direzione: era stata noleggiata nella capitale e pagata con una carta di credito intestata ad un pregiudicato romano resosi irreperibile dopo il colpo. Gli inquirenti non impiegarono molto tempo a scovarlo, catturandolo a distanza di qualche giorno dopo un rocambolesco inseguimento per le vie dell’hinterland romano.
Riconosciuto anche da alcuni testimoni, l’uomo (oggi 37enne), finì in manette il 15 luglio 2009 nei pressi di Civitavecchia dove si nascondeva. Ulteriori sviluppi portarono all’arresto del secondo componente del gruppo: un altro pregiudicato romano (di 58 anni), questa volta, inchiodato dal test del dna. Durante la perquisizione nella sua abitazione (nel maggio 2010) furono acquisiti dei mozziconi di sigaretta dai quali venne fatta la comparazione con le parrucche utilizzate nella rapina con esito positivo.
Del terzo rapinatore, quello che a pistole spianate era entrato insieme al complice in banca, c’erano veramente pochi elementi sui cui lavorare: i testimoni lo avevano solo indicato come un uomo alto e di mezza età. Un arduo compito per la Sezione Antirapina fiorentina che con caparbietà e impegno la scorsa settimana è riuscita ad assicurare alla giustizia anche l’ultimo pezzo del mosaico. Dopo mesi di indagini, scavando nei trascorsi degli atri due arrestati e incrociando tutti gli indizi raccolti, gli investigatori sono riusciti ad individuare un uomo che poteva corrispondere al profilo del soggetto ricercato.
Si trattava di un 65enne pregiudicato residente nella provincia di Roma. Alcuni riscontri oggettivi sugli spostamenti del soggetto e riconoscimenti di testimoni, hanno messo di fatto il sospetto nel mirino degli inquirenti. Ad inchiodarlo è stato anche in questo caso il suo dna comparato con il materiale utilizzato in quella rapina di due anni fa.