Firenze - Costi di produzione in aumento, crisi infinita, Governo assente, aumento della burocrazia. Inoltre c’è stata la variabile meteorologica che in varie parti della regione ha condizionato l’annata. Ecco che il primo report sull’annata agraria 2011 realizzato dalla Cia Toscana non è positivo. «Nonostante le difficoltà che ci sono - commenta presidente Giordano Pascucci – l’agricoltura è un pilastro fondamentale per l’economia toscana. Sono perfettamente d’accordo con quanto detto dal presidente della Regione Rossi nei giorni scorsi, ovvero che senza l’agricoltura, il Paese non cresce, e in particolare in Toscana, l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale.
Apprezziamo quanto sta facendo la Giunta regionale per la nostra agricoltura. Per questo sollecitiamo una accelerazione e un rafforzamento degli interventi regionali verso il settore per uscire dalla crisi, attraverso più credito ed azioni per dare maggiore competitività alle imprese. Sono necessari interventi per gli investimenti per ammodernare le imprese, per strutturare le filiere, per l’aggregazione, il ricambio generazionale e l’innovazione. Va poi rimarcata, purtroppo, l’assenza completa della politica agraria nazionale.
Anche nella manovra finanziaria – aggiunge Pascucci – non c’è traccia dell’agricoltura». Sul versante di costi di produzione – comunica la Cia Toscana – si rileva un aumento medio del 5-6%, in gran parte determinato dall’aumento dei costi energetici e di altri fattori produttivi (mangimistica in particolare). Rimane per intero, e talvolta si aggrava, il costo della “burocrazia”, i cui adempimenti occupano, secondo le nostre simulazioni, per circa 90 giorni all’anno. E questo nonostante le reiterate richieste del mondo economico.
Si stima una diminuzione del Prodotto lordo vendibile (PLV) - rispetto al 2010 del 7/8% per le principali colture regionali (vite, olivo, zootecnia e cereali) «Quanto ai prezzi dei prodotti agricoli – prosegue Pascucci – a fronte di indicatori positivi del primo quadrimestre, manifestati più o meno in quasi tutti i comparti produttivi, nel secondo quadrimestre si è registrato un nuovo calo, che in qualche caso ha riallineato i prezzi all’anno 2009. Tra i settori più colpiti dal calo dei prezzi ne segnaliamo un paio particolarmente significativi per la nostra economia: l’olio extravergine di oliva e i prodotti del comparto ovicaprino».
Nel primo caso – rileva la Cia – siamo arrivati ad un sostanziale allineamento del prezzo dell’extravergine toscano con gli altri oli. La concorrenza dai paesi mediterranei extra-Ue è consistente. Ma è altrettanto consistente la concorrenza dell’olio spagnolo, anche se negli ultimi anni le sue quotazioni hanno iniziato a salire un po’. Nel secondo caso, in assenza di misure adeguate si rischia di dover assistere alla scomparsa del comparto. L’aumento dei costi di produzione, combinata alla diminuzione dei consumi dei prodotti caseari regionali, hanno generato una consistente diminuzione del prezzo del latte ovino.
Medesima sorte tocca al latte bovino diretto alla caseificazione. Infine si registra una diminuzione del numero delle macellazioni del comparto, pari al – 10%, con punte del – 20% nel segmento degli agnelloni. Produzioni ortofrutticoli - «L’altro settore duramente provato dalla crisi – aggiunge Valentino Vannelli direttore di Cia Toscana – è il comparto degli ortaggi freschi e di alcune produzioni frutticole estive quali meloni angurie –. In Toscana, durante il periodo estivo, in molti casi meloni e angurie non sono stati raccolti in quanto i soli costi di raccolta superavano i prezzi spuntabili.
Il fenomeno si è presentato soprattutto nelle aree regionali dove queste produzioni sono sviluppate in pieno campo per essere avviate ai mercati generali ed alla Gdo. Un altro elemento da tenere presente è una concorrenza internazionale ormai giunta a livelli inconcepibili: durante l’estate si è avuta notizia di carichi di angurie greche giunte franco destinazione al prezzo di 8 centesimi al chilo». Frumento, zootecnia, olio e vino - Stazionari, nella sostanza, alcuni prezzi quali frumento e carni bovine, pur in presenza degli aumenti dei costi.
«Circa le prospettive delle ultime due grandi campagne di raccolta, vite e olivo, la situazione presenta luci ed ombre- aggiunge Vannelli - . Al momento si registra una contrazione media del 10% sulla raccolta delle uve, con un tenore zuccherino determinato più dalla disidratazione degli acini che non dalla loro maturazione. Stabili, ma con prezzi di partenza non soddisfacenti, i prezzi dei vini. L’annata si prospetta buona, ma non eccellente. Quanto alle olive, il 2011 era annunciato come un anno di “scarica” produttiva.
A questa prevista contrazione dei volumi si sommano i danni derivati da un periodo climatico caratterizzato da scarsissime precipitazioni: le olive sono secche. In molti casi sono verificati fenomeni di cascola a causa della siccità, che neppure le recenti piogge sembrano essere in grado di limitare. La produzione toscana di olio viene stimata tra il 30 ed il 40% della produzione della campagna 2011. «A monte di tutto questo – conclude Pascucci – individuiamo elementi di debolezza nel governo dell’agricoltura.
Aver cambiato tre ministri in tre anni è un record negativo che non vorremmo più sopportare e che, tanto per essere chiari, ha certamente influito sulla assoluta mancanza di attenzioni per il comparto primario. Attenzioni che rivendicavamo e che continuiamo rivendicare, finalizzate alla mitigazione degli aumenti di alcuni fattori produttivi, costi energetici in testa. E’ necessario mettere a punto un concreto ed efficace piano di semplificazione per tagliare gli adempienti alle imprese, inoltre occorre dar vita ad una politica agraria nazionale efficace, inserendo l’agricoltura tra le azioni da mettere tempestivamente in atto per la crescita e lo sviluppo dell’economia del nostro Paese».