Giorgio Vasari, artista architetto e scrittore è stato il primo storico dell'arte italiano. Con” le "Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri", pubblicato nel 1550 Vasari iniziò il genere enciclopedico delle biografie artistiche, dando a queste quel senso del divenire che diverrà il modello per la manualistica a venire. Delle sue scelte e dell'andamento generale è adesso straordinario riscontro la mostra “Il primato dei toscani nelle Vite del Vasari, in corso alla Basilica inferiore di san Francesco di Arezzo sino al 9 gennaio 2012.
Circa sessanta autori toscani sono l'itinerario di una mostra didattica e prestigiosa. Il percorso inizia da quegli artisti che egli definiva i “precursori “ della maniera moderna (Cimabue, Arnolfo,Giovanni Pisano ,Taddeo Gaddi, Giotto)prosegue fino a Michelangelo. “E' come se il curatore della mostra fosse lo stesso Giorgio Vasari- ha dichiarato Paola Refice curatrice della mostra – Perché in realtà è stato lui a generare le cose che ci piacciono adesso, e soprattutto le cose che sono in primo piano nel mondo dell'arte, sono scelte e studiate con uno spirito ancora influenzato dai giudizi che ha dato il Vasari”. Fu Vasari a coniare termini come Rinascimento, e ad inventare il termine Gotico o "Maniera moderna".
Il Trattato del Vasari è il primo libro organico di storia dell'arte ed ha determinato l'adozione di termini e definizioni che sono diventati essenziali per la storia e per la critica d'arte. Adesso la mostra della Basilica di San Francesco evoca il percorso storiografico del libro, con una scelta di opere significative e perfettamente adeguate a quel “primato dei toscani”, che è peculiarità evidente delle “Vite” . D'altra parte una delle critiche mosse alla prima uscita del suo ponderoso lavoro ,nel 1550, fu quello di aver privilegiato gli artisti fiorentini e toscani .
Una critica di faziosità che l'artista tentò di ovviare nella seconda edizione dando spazio a Tiziano. D'altra parte Vasari sottolineava la centralità della arte fiorentina e coerentemente ne aveva scritto rilevandone una sorta di evoluzionismo che da Cimabue , Piero, Masaccio, Donatello ,Botticelli, conduceva sino a Michelangelo. Adesso la suggestione delle opere esposte ci permette di leggere l'approccio storiografico del grande artista aretino, in questa mostra che ,nel contesto delle iniziative dedicate al cinquecentenario della nascita, brilla per qualità e compiutezza.
Un suggerimento per chi visita la mostra, ben accompagnata da supporti multimediali e da un ottimo catalogo,curato da Paola Refice ed edito da Edifir, è quello di visitare anche la Cappella Bacci della Basilica di San Francesco, per ammirare gli affreschi della “leggenda della vera croce” di Piero della Francesca, e per essere ulteriormente convinti , come suggerisce Giorgio Vasari, del “primato” degli artisti toscani. E per cogliere il primato toscano anche nella cucina, suggeriamo una sosta in piazza San Francesco ,alla gastronomia “Il Cervo”, un ritrovo dal gusto e dal garbo antico. Alessandro Lazzeri