Firenze - Nel 2010 la crisi per l'artigianato toscano, conti economici alla mano, ha raggiunto il punto di maggiore intensità. Il manifatturiero, in particolare il sistema moda, spinge la ripresa, con effetti positivi anche per trasporti e servizi alle imprese, ma non riesce a compensare il crollo dell’edilizia, il cui peso ha contribuito in modo decisivo a frenare la crescita dell’artigianato toscano anche nel secondo semestre del 2010. Questi i risultati dell’ indagine congiunturale semestrale TREND con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione, rappresentando in modo originale e affidabile l’andamento dell’artigianato toscano attraverso l’analisi degli indicatori più significativi dei dati contabili (fatturato, costi e investimenti) che tracciano il profilo ciclico di lenta e faticosa uscita dalla crisi. i dati Nonostante l’attuale fase di crisi congiunturale, che si sovrappone a un declino strutturale ormai in atto da un decennio, l’artigianato in Toscana nel 2010 con 118.165 imprese e quasi 355.000 addetti ha prodotto oltre 7miliardi di euro di fatturato, quasi 1miliardo di monte-salari e oltre 2miliardi di investimenti; le costruzioni e il manifatturiero si attestano rispettivamente su circa 2,8miliardi di euro di fatturato e insieme rappresentano quasi l’80% dei ricavi artigiani regionali, mentre i servizi hanno un ruolo più modesto (circa 1,5miliardi).
La conferma del peso economico dell’artigianato toscano non deve nascondere i numeri della crisi: il 2010 si è chiuso ancora con segno negativo (-10,5% il fatturato rispetto al 2009), ma nel secondo semestre 2010 la caduta è rallentata e indicazioni incoraggianti provengono dal sistema manifatturiero, dove anche la dinamica dei costi d’esercizio evidenzia recupero dei consumi e stabilizzazione delle retribuzioni (su cui può aver pesato anche l’ “effetto-CIG”). L’andamento dell’artigianato toscano nel 2010 non è omogeneo né costante tra settori e territori.
La contrazione del fatturato artigiano nel 2010 (-323,7milioni di euro) è in larga parte nel settore costruzioni (-277milioni di euro circa), mentre la ripresa del manifatturiero, collocabile tra luglio e dicembre (oltre 120milioni di ricavi), fa da traino anche ad alcuni settori dei servizi. costruzioni La contrazione del fatturato dell’edilizia è -19,8% rispetto al 2009, nel secondo semestre 2010 -21,9% /il comparto ha bruciato a livello regionale circa 410milioni di euro). Purtroppo a una situazione già di grave difficoltà per la contrazione della domanda sia pubblica che privata , si sono aggiunte anche le ripercussioni negative trasmesse dalla filiera delle costruzioni ed originate dalle imprese maggiori del settore.
Questo è ad esempio il caso della BTP (Baldassini Tognozzi Pontello) il cui indotto di fornitori e terzisti è particolarmente concentrato per numerosità di imprese nelle province di Firenze e Prato; una parte di queste imprese sono in posizione di assoluta dipendenza dalla committenza principale (con punte critiche del 70/80% come quota di fatturato detenuta dalla BTP) ed esposte, oltre al rischio di mancata-parziale-ritardata riscossione dei propri crediti, alla difficoltà (per alcune imprese di fatto insormontabile) di rivitalizzare e ribilanciare il proprio portafoglio clienti proprio in un momento così asfittico della domanda che si rivolge al settore.
è difficile stabilire se il fatturato dell'edilizia artigiana nelle province tipiche dell'indotto BTP, Firenze e Prato, abbia risentito degli effetti della crisi finanziaria di questa importante committenza già sui conti del 2010; certo è che, per l'edilizia artigiana di queste due province, la flessione dei ricavi è già stata particolarmente pronunciata nel 2010 e superiore, in negativo, a quella pur pesante del resto della Toscana. Anche le prospettive, purtroppo, appaiono poco confortanti in un quadro che sempre più sta assumendo i contorni dell'emergenza e come tale deve essere considerato in termini di strategie di intervento e di azioni di mitigazione degli effetti della crisi. manifatturiero I segnali di maggior tenuta del manifatturiero, già riscontrabili nel primo semestre 2010, si sono concretizzati nei consuntivi annuali relativi al fatturato che flettono “solo” dell’1,2%, mentre nel secondo semestre dell’anno si evidenzia una crescita tendenziale pari a +9,2% (sul II semestre 2009); i livelli medi di marginalità operativa tornano a crescere a testimonianza di una maggiore fiducia soprattutto per la positiva dinamica della domanda estera.
È proprio il sistema-moda, pelletteria-calzaturiero e tessile-abbigliamento, a far registrare i recuperi più consistenti (+29,3% e +8,6% rispetto al II semestre 2009). Tutti i settori del manifatturiero eccetto l’oreficeria rimbalzano positivamente rispetto a un 2009 molto negativo. Commenta il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini:”La speranza è che questo rappresenti l’inizio di una ripresa che parte dal cuore del manifatturiero toscano fatto di quelle specializzazioni produttive “leggere” che valorizzano il “made in Tuscany” di qualità.
Sono soprattutto i segmenti del manifatturiero più “leggeri”, legati alla moda e al design, che possono avvantaggiarsi più o meno direttamente dei recuperi della domanda estera, vero “motore” del manifatturiero regionale: il comparto del legno-mobili, in parte l’alimentare, ma sopratutto il “sistema-moda” che cresce complessivamente di oltre 85milioni di euro nel secondo semestre 2010. D’altro canto il trend del sistema manifatturiero ha fatto da traino anche ai settori del comparto servizi più legati al sistema produttivo, cioè trasporti e servizi alle imprese.
Difficoltà ancora evidenti per i servizi più a contatto con il consumatore finale, poiché i consumi interni sono al momento stagnanti”. L’artigianato dei servizi infatti, nonostante la flessione sui consuntivi annuali, beneficia dei recuperi di trasporti e servizi alle imprese che contribuiscono a spingere il fatturato di comparto nella seconda parte dell’anno: +0,9% la variazione sul II semestre 2009. Il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri aggiunge:”In generale, la ripresa degli investimenti nel corso del 2010, con picchi importanti durante il primo semestre, denota il recupero di fiducia degli imprenditori, ma al momento non sembra sufficiente a decretare l’uscita dal labirinto della crisi per l’artigianato nel suo complesso; infatti i segnali di recupero del manifatturiero non sono sufficienti a ‘pareggiare’ il fatturato del già depresso 2009”. I differenti trend settoriali si riflettono, almeno in parte, sulle performance economiche locali: nelle province di Prato, Pistoia e Arezzo la vocazione manifatturiera consente di agganciare meglio l’inversione ciclica del secondo semestre 2010 (rispettivamente +4,8%, +8,3% e +5,8% la variazione tendenziale dei ricavi sul II semestre 2009), mentre Siena e soprattutto Grosseto e Pisa, dove è maggiore il peso delle costruzioni, presentano sempre gravi difficoltà (-7,7%, -25,1% e -3,8% le variazioni di fatturato sul II semestre 2009).
L’effetto recessivo dell’edilizia ha condizionato in modo pesante anche Firenze e, nonostante i recuperi tendenziali della moda, il fatturato provinciale ne risente pesantemente: -18,5% sul II semestre 2009. I segnali di lieve miglioramento in chiusura d’anno hanno invece permesso di “stabilizzare” i ricavi di Lucca (-1,4% sul II semestre 2009) e soprattutto hanno premiato Livorno (+9,4% sul II semestre 2009). il futuro dell’artigianato toscano Le prospettive per l’artigianato toscano continuano a essere molto critiche a causa delle perdite di fatturato che hanno continuato ad accumularsi anche nel corso del 2010, accompagnate da crescita dei costi per consumi e stabilità della spesa per retribuzioni.
Ciò ha ulteriormente depresso i livelli medi di marginalità operativa che, di conseguenza, hanno reso ancora più difficile difendere la capacità di autofinanziamento. La svolta ciclica di alcuni importanti settori del manifatturiero non è stata in grado di ricondurre in positivo l’economia artigiana nel suo complesso: i recuperi del 2010 appaiono al momento ancora insufficienti a colmare i vuoti causati dalla crisi. Le difficoltà strutturali e il difficile percorso di uscita dal labirinto della crisi continuano a influenzare le opinioni degli imprenditori artigiani sul futuro a breve: nonostante un miglioramento nel sentiment, le previsioni sulla dinamica del fatturato per il primo semestre 2011 risultano tutto sommato negative, con l’eccezione del sistema-moda.
Sulle prospettive di sviluppo dell’economia toscana nel suo complesso tende ad assumere un ruolo determinante la questione legata ai recuperi di produttività e quindi di competitività. In generale, se le previsioni di crescita resteranno legate alla domanda estera, le policy dovranno essere orientate a garantire un rafforzamento della propensione all’export del sistema, così da riattivare un percorso virtuoso di accumulazione (investimenti in capitale fisico e capitale umano) che consenta un’espansione della capacità produttiva.
L’analisi Trend conferma comunque la scelta di CNA Toscana di richiedere alla Regione di sostenere il manifatturiero che ha mostrato la capacità di determinare quel punto di svolta necessario a innescare la ripresa. Per le costruzioni, invece, l’azione deve essere soprattutto volta a salvaguardare la base imprenditoriale cercando di limitare il più possibile i danni dovuti al crollo delle grandi imprese. In questa situazione, oltre alle misure predisposte dalla Regione Toscana per le imprese di fornitura e subfornitura delle imprese edili insolventi a livello regionale, il sostegno della domanda è fondamentale e può avvenire anche facilitando l’accesso a quei segmenti di mercato, appalti pubblici in primis, tipicamente poco presidiati dalle imprese edili artigiane.
Per l’artigianato dei servizi è fondamentale sostenere la domanda locale ed al contempo favorire ed accelerare il processo di riqualificazione dell’offerta in modo da posizionarla il più possibile sui servizi a maggiore valore aggiunto ed a domanda crescente. CNA Toscana evidenzia le seguenti necessità: rilancio dell’edilizia, favorendo l’assegnazione sottosoglia alle aziende locali di commesse nell’ambito della manutenzione e messa in sicurezza degli edifici pubblici azione efficace per ridefinire il variegato campo del contoterzismo, in alcune filiere ormai regredito alla soglia della mera sopravvivenza, ma ancora utile alla grande impresa per il ruolo di ammortizzatore sociale cui assolve da sempre piano organico ed efficace per la tracciabilità dei prodotti e il contrasto alla contraffazione semplificazione degli adempimenti amministrativi, riducendo leggi e regolamenti regionali e comunali, in modo da alleggerire il fardello che grava sulle imprese realizzazione delle infrastrutture materiali programmate da anni insieme ad una strategia che faccia della logistica uno dei motori della competitività toscana riorganizzazione delle public utilities (acqua, rifiuti, energia, trasporti) in multiutility cultura come opportunità di sviluppo dell’identità toscana e dei suoi centri urbani, ricchi di storia, arte e bellezze ambientali, agendo incisivamente sul sistema di accoglienza e valorizzando le straordinarie potenzialità della industria turistica toscana politiche efficaci e sinergiche tra pubblico e privato per frenare l’espansione dell’economia informale ed allontanare il fantasma dello strozzinaggio strategia della formazione che riporti l’azienda al centro del processo di trasmissione dei saperi e delle esperienze.