Il primo cittadino di Firenze, Matteo Renzi, ne ha parlato presentando il nuovo progetto per la Fortezza da Basso. L'idea del giardino pensile prende piede già in diverse parti del mondo, ma non come elemento architettonico, ma per dare una risposta immediata alla crisi mondiale ed al bisogno di autoprodursi il necessario per vivere. Firenze in passato è stata caratterizzata dalla presenza dei cestini di vimini che le anziane signore lasciavano calare dai balconi per ricevere da parte dei corrieri posta e generi alimentari senza dover scendere gli scalini del palazzo.
Una consuetudine che si è completamente persa nel tempo, ma che potrebbe tornare di moda seguendo il percorso contrario, portando a livello stradale prodotti casalinghi cresciuti sul terrazzo di casa. Sarà colpa dell’incipiente crisi alimentare mondiale che ha portato alle stelle anche i costi di frutta e verdura, sarà l’assenza nelle zone più urbanizzate di aree coltivabili, sarà un nuova moda, ma in Canada e negli Stati Uniti non è più solo un esperimento il cosiddetto “rooftop farming” ossia la tendenza di coltivare frutta e verdura fai da te in serra sui tetti degli edifici.
La cosa più sorprendente che stanno nascendo anche piccole e medie aziende agricole che iniziano a fare del business utilizzando edifici abbandonati che nelle grandi città sono a migliaia e per migliaia di metri quadri di superficie “coltivabile” tutto l’anno per i più variegati tipi di frutta e ortaggi. Utilizzando le più avanzate tecnologie della moderna agraria tipo le coltivazioni idroponiche (senza terra) o serre ad alta redditività, abbinandole al crescente interesse dei consumatori verso i prodotti biologici, stanno, peraltro, consentendo la creazione di nuovi modelli di business.
Al bando gli sprechi in questi moderni “campi urbani”. In gran parte dei casi sperimentati si è scelto, infatti, di bandire gli antiparassitari per tecniche naturali di protezione dai parassiti e peraltro, si utilizza acqua riciclata. Una cooperativa canadese “Lufa Farms” (www.lufa.com) sulla scorta del motto “Fresco, Locale, Responsabile” ha da poco iniziato a vendere a Montreal l’ortofrutta chilometro-zero coltivata sui tetti che a partire da un edificio tutto di cemento armato sono riusciti a realizzare una serra di un ettaro e coltivarvi tutto l’anno pomodori, cetrioli, peperoni e altri ortaggi. Un'altra possibilità di colture in città allo studio d’importanti centri di ricerca americani a partire dalla Columbia University è dettata dalla cosiddetta agricoltura verticale (vertical farming), vale a dire coltivare cibo sui grattacieli o anche nei magazzini con l’aiuto di luce artificiale, utilizzando piante e materiali bio. Insomma, un pout porry di idee per un sistema di sviluppo ecosostenibile che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene possa essere adottato anche in Italia magari coniugando l’utilizzo del fotovoltaico sui tetti che in molti luoghi del Belpaese viene già installato sulle serre agricole.